Fede e Ragione

Michael Polanyi (1891-1976), chimico-fisico successivamente dedicatosi all’epistemologia e alla gnoseologia, si è occupato dei rapporti tra scienza e società e dello studio del ruolo dello scienziato come persona in ricerca e che fa ricerca. Il punto nodale della sua è un'epistemologia è l'idea che il conoscere non sia riducibile ad uno schema descritto dalle scienze formali, come ipotizzato dalla psicologia comportamentista e dall'impostazione neopositivista; la scienza non può, e non deve, essere impersonale e oggettivizzante, ma, invece, è un attività ed è una conoscenza personale, nella quale sono coinvolte necessariamente e naturalmente tutte le componenti della sfera razionale ed emotiva dell'uomo: la sensibilità, l'emotività, la socialità, il rischio, la razionalità, la scelta, la responsabilità, il rispetto per gli altri, le credenze, nonché alcune conoscenze "sussidiarie" e componenti intuitive e "tacite", proprie della mente e della formazione di ciascuno. Carlo Vinti, docente di Storia della filosofia contemporanea presso l'Università di Perugia, ha il merito di aver curato e dato corpo a una raccolta di saggi di Polanyi intorno al tema del rapporto tra Fede e Ragione. I saggi dell’epistemologo ungherese qui presentati percorrono quasi un ventennio: dal 1947 al 1975. Riflettendo su questi testi, ci si colloca nel dibattito volto a discutere e chiarire il rapporto tra la ragione e le altre modalità della conoscenza umana, tra la scienza e le altre forme dell’esperienza, prima fra tutte quella religiosa. I testi proposti rappresentano un distillato dei principali nodi teorici elaborati da Michael Polanyi nelle sue opere maggiori. Il nesso fede-ragione e quello religione-scienza offrono gli elementi per una epistemologia personalista: un modello secondo il quale il metodo della ricerca scientifica presuppone la conoscenza personale. Si delinea una concezione unitaria dell'esperienza e della conoscenza umana, lontana da quel dualismo metodologico e contenutistico che oppone esperienza scientifica ed esperienza religiosa, e fondata sull'approccio critico al pensiero moderno anticipato da sant'Agostino nel segno della fede, dono della grazia “per ristabilire l'equilibrio dei nostri poteri cognitivi”. Per Polanyi infatti, la divisione tradizionale tra fede e ragione riflette l'ipotesi che la ragione e la scienza procedono con regole esplicite di deduzione logica o generalizzazione induttiva. La ferma convinzione nell'unità della persona e del reale, nonché l'accento posto sull'impegno affettivo ed esistenziale del soggetto conoscente, è sostenuto da una prospettiva realista, di ricerca e di aspirazione alla verità. L'impegno nel conoscere e la fiducia che lo scienziato ripone nei metodi e negli strumenti di ricerca sono “atti di fede”, “atti d'amore” nei confronti della verità della realtà.

M. S.