In questo poemetto, venato di pessimismo a motivo della morte in giovane età di Elizabeth Drury, cara all’Autore, John Donne (1572-1631) espone in versi la sua visione naturalistica e cosmologica. Il brano di cui riproponiamo la lettura, che coincide con la seconda ed ultima parte del poema, rappresenta uno dei rari esempi di poesia che si snoda avendo come riferimento l’osservazione del cielo, il passaggio dal geocentrismo all’eliocentrismo in modo particolare. Donne è contemporaneo di Galileo, e la data di composizione del poemetto è solo di due anni posteriore alle prime osservazioni al telescopio dello scienziato pisano. La Anatomia del mondo è uno sguardo su un mondo caduco, segnato dal limite e dalla morte, nel quale il poeta legge scompiglio e disorientamento, proprio impiegando come spunto il collasso del sistema tolemaico e la svalutazione del sole, una fra le molte stelle, togliendo certezze e riferimenti anche all’uomo della strada.
[201] Così, dalla sua prima ora il mondo decadde, |
[201] So did the world from the first houre decay, The evening was beginning of the day, And now the Springs and Sommers which we see, Like sonnes of women after fifty bee. And new Philosophy cals all in doubt, The Element of fire is quite put out; The Sunne is lost, and th’earth, and no mans wit Can well direct him where to looke for it. And freely men confesse that this world’s spent, |
[210] è estinto, quando nei pianeti, e nel firmamento, ne cercano tanti nuovi; vedono che questo si è sgretolato tornando ai suoi atomi. È tutto in pezzi, scomparsa ogni coesione, ogni giusto sostegno e ogni relazione: principe, suddito, padre, figlio son cose dimenticate, poiché ogni uomo per conto suo pensa di dover essere una Fenice, e che allora non potrà esserci nessun altro che lui di quella specie che è lui. Questa è la condizione del mondo ora, e ora |
[210] When in the Planets, and the Firmament They seeke so many new; they see that this Is crumbled out againe to his Atoms. It's all in pieces, all cohaerence gone; All just supply, and all Relation: Prince, Subiect, Father, Sonne, are things forgot, For every man alone thinkes he hath got To be a Phoenix, and that then can be None of that kinde, of which he is, but hee. This is the worlds condition now, and now |
[220] lei che doveva piegare tutte le parti a riunirsi, lei che sola aveva tutta la forza magnetica per attirare e legare parti disgiunte in unità; lei che la saggia natura aveva inventato quando notò che ogni sorta di uomini nel viaggio sul mare di questo mondo si smarrivano e abbisognavano di una nuova bussola per la loro via; lei che era il migliore e il primo modello di tutte le belle copie; e la Dispensiera generale del Fato; lei, i cui ricchi occhi, e il seno, |
[220] She that should all parts to reunion bow, |
[230] indoravano le Indie Occidentali e profumavano le Orientali; lei, il cui respiro in questo mondo aveva donato spezie a quelle Isole, e le aveva invitate a mantenere quel profumo, e quella ricca India che ha l’oro sottoterra non è che una piccola moneta coniata su di lei; lei, a cui questo mondo deve rapportarsi come suo suburbio o microcosmo, lei, lei è morta; lei è morta: quando sai questo, tu sai quanto storpio e zoppo questo mondo sia. E apprendi questo dalla nostra Anatomia, |
[230] Guilt the West-Indies, and perfum’d the East; |
[240] che l’universale malattia di questo mondo |
[240] That this worlds generall sickenesse doth not lie In any humour, or one certaine part; But as thou sawest it rotten at the heart, Thou seest a Hectique fever hath got hold Of the whole substance, not to be contrould. And that thou hast but one way, not t’admit The worlds infection, to be none of it. For the worlds subtilst immateriall parts Feele this consuming wound, and ages darts. For the worlds beauty is decayd, or gone, |
[250] la bellezza, che è colore e proporzione. Noi pensiamo che i cieli godano della loro Sferica della loro circolare proporzione che tutto abbraccia. E tuttavia il loro corso variato e perplesso, osservato in epoche diverse, costringe gli uomini a scoprire tante parti eccentriche, tali diverse linee verticali e tali trasversali da sproporzionare quella pura forma. Ciò lacera il firmamento in quarantotto sezioni, e in quelle costellazioni sorgono |
[250] Beauty, that’s colour, and proportion. |
[260] nuove stelle e le vecchie ci svaniscono dagli occhi: |
[260] New starres, and old do vanish from our eyes: |
[270] di un pollice la sua via; ma dove oggi è sorto |
[270] One inche direct; but where he rose to day Steales by that point, and so is Serpentine: And seeming weary with his reeling thus, He meanes to sleepe, being now falne nearer us. So, of the Starres which boast that they do runne. In Circle still, none ends where he begunne. All their proportion’s lame, it sincks, it swels. For of Meridians, and Parallels, Man hath weav'd out a net, and this net throwne |
[280] sui cieli, e ora essi sono proprietà sua. Riluttando a salir sul colle, o in tal modo affannarsi a salire al cielo, il cielo facciam venire a noi. Noi sproniamo, imbrigliamo le stelle, e nella loro corsa variamente sono disposte a obbedire al nostro passo. Ma mantiene ancora la terra la sua rotonda proporzione? Non si leva una Tenerife, o un più alto monte elevato come roccia, da far pensare che la fluttuante luna potrebbe naufragarvi e affondare? I mari son così profondi che le balene, oggi arpionate, |
[280] Upon the Heavens, and now they are his owne. Loth to goe up the hill, or labour thus To goe to heaven, we make heaven come to vs. We spur, we raigne the stars, and in their race They’re diversly content t’obey our pace, But keepes the earth her round proportion still? Doth not a Tenarif, or higher Hill Rise so high like a Rocke, that one might thinke The floating Moone would shipwracke there, and sink? Seas are so deepe, that Whales being strooke to day, |
[290] forse domani, neanche a mezza strada dal fondo, la fine desiderata del loro viaggio, moriranno. E gli uomini, per sondare gli abissi, svolgono tanta fune da far giustamente pensare che all’altro capo potrebbe emergere uno degli Antipodi; se sotto a tutto c’è una volta infernale (che certamente è assai spaziosa, a meno che non ci inventiamo un altro tormento, che a milioni debban esser gettati in una angusta stanza rovente), allora solidità e rotondità non trovano posto. |
[290] Perchance tomorrow, scarse at middle way |
[300] Non son queste cose che porri o verruche sulla faccia della terra? Credilo pure; e però confessa che, con ciò, la proporzione del mondo è sfigurata, che quelle due gambe su cui esso poggia, la ricompensa e la punizione, sono messe storte, e, ahimè, non si può più mettere in dubbio che il meglio della bellezza, la proporzione, è morta, dacché perfino lo stesso dolore, che è l’unica cosa a noi rimasta, è senza proporzione. Lei, sui cui lineamenti andrebbe esaminata |
[300] Are these but warts, and pock-holes in the face Of th’earth? Think so: But yet confesse, in this The worlds proportion disfigured is, That those two legges whereon it doth relie, Reward and punishment are bent awrie. And, Oh, it can no more be questioned, That beauties best, proportion, is dead, Since even grief it selfe, which now alone Is left us, is without proportion. Shee by whose lines proportion should bee |
[310] la proporzione, misura di ogni simmetria, lei, che se l’avesse vista quell’Antico, che riteneva le anime fatte d’Armonia, avrebbe aggiunto che era lei l’Armonia, e avrebbe quindi inferito che le anime non erano che sue risultanze e da lei venivano nei nostri corpi, così come le forme dagli oggetti fluiscono ai nostri occhi; lei che, se quei grandi Dottori furono veritieri nel dire che l’Arca fu fatta a proporzione dell’uomo, sarebbe stata modello di quella, come quella |
[310] Examin’d measure of all Symmetree, Whom had the Ancient seen, who thought soules made Of Harmony, he would at next have said That Harmony was shee, and thence infer. That soules were but Resultances from her, And did from her into our bodies go, As to our eyes, the formes from objects flow: Shee, who if those great Doctors truely said That the Arke to mans proportion was made, Had beene a type for that, as that might be |
[320] potrebbe essere modello di lei in questo, che sia Elementi sia Passioni contrastanti vissero in pace in lei, che mise fine a ogni guerra civile. Lei, al cui confronto qualunque forma noi vediamo è discordanza e rozza incongruenza, lei, lei è morta, lei è morta; quando sai questo, tu sai quale brutto mostro questo mondo sia; e apprendi questo dalla nostra Anatomia, che nulla qui c’è che t’innamori; e che, non solo le colpe delle nostre parti interiori, |
[320] A type of her in this, that contrary Both Elements and Passions liv’d at peace In her, who caus’d all Civill ware to cease. Shee, after whom, what forme soe’re we see, Is discord, and rude incongruitee, Shee, shee is dead, she’s dead; when thou knowest this, Thou knowst how ugly a monster this world is: And learnest thus much by our Anatomee, That here is nothing to enamour thee: And that, not onely faults in inward parts, |
[330] le corruzioni dei nostri cervelli o dei nostri cuori che avvelenan le fonti da cui scaturiscono le nostre azioni, ci minacciano; ma che, se ogni cosa non vien fatta appropriatamente e in proporzione, per soddisfare i saggi e i buoni osservatori (poiché gli uomini in gran parte sono come in gran parte li ritengono gli altri), essa sarà ripugnante a causa di questa deformità. Poiché il buono, e il ben fatto, devono incontrarsi nelle nostre azioni: la malvagità non è molto peggiore della sconsideratezza. Ma l’altro secondo elemento |
[330] Corruptions in our braines, or in our harts. |
[340] della bellezza, il colore, e lo splendore, ora è quasi estinto. Anche se il mondo conservasse la sua giusta proporzione, e fosse ancora un anello, la gemma tuttavia è scomparsa. Come un compassionevole turchese che rivela col suo pallore che chi lo porta non sta bene, come l’oro che s’ammala quando è sfregato dal mercurio, tutte le parti del mondo hanno quell’aspetto. Quando la natura era più affaccendata, la prima settimana, a metter in fasce la terra appena nata, Dio sembrò gradire che essa a volte si svagasse e giocasse |
[340] Colour, and lustre now, is as neere spent. And had the world his just proportion, Were it a ring still, yet the stone is gone. As a compassionate Turcoyse which doth tell By looking pale, the wearer is not well, As gold fals sicke being stung with Mercury, All the worlds parts of such complexion bee. When nature was most busie, the first weeke, Swaddling the new borne earth God seemd to like, That she should sport herselfe sometimes, and play, |
[350] a mescolare e a variare ogni giorno i colori; e poi, come se non potesse farne abbastanza, egli stesso le concesse il variopinto arcobaleno. La vista è il senso più nobile di tutti, ma la vista ha solo il colore di cui nutrirsi, e il colore è decaduto: il manto dell’estate si fa scuro e sembra un vecchio indumento più volte tinto. Il rossore che una volta si spargeva sulle guance è sprofondato dentro, e rosse son solo le nostre anime. Forse il mondo si sarebbe potuto risanare |
[350] To mingle, and vary colours every day. And then, as though she could not make inow Himselfe his various Rainbow did allow, Sight is the noblest sense of any one, Yet sight hath onely colour to feed on, And colour is decayd: summers robe growes Duskie, and like an oft dyed garment showes. Our blushing redde, which us’d in cheekes to spred, Is inward sunke and onely our soules are redde. Perchance the world might haue recovered, |
[360] se lei che lamentiamo non fosse morta: ma lei, in cui tutto il bianco e il rosso e il blu (ingredienti della bellezza) crescevano spontanei come in un non turbato Paradiso; da cui verdeggiavano tutte le cose, e acquistavano splendore; la cui composizione era miracolosa, tutta colore e tutta trasparenza (poiché l’Aria e il Fuoco non eran che spessi corpi grezzi, e le pietre più vivaci, assonnate e pallide al suo confronto), lei, lei è morta; lei è morta: quando sai questo, |
[360] If she whom we lament had not been dead: But shee, in whom all white, and red, and blue (Beauties ingredients) voluntary grew, As in an unuext Paradise; from whom Did all things verdure, and their lustre come, Whose composition was miraculous, Being all colour, all Diaphanous, (For Ayre, and Fire but thicke grosse bodies were, And liveliest stones but drowsie, and pale to her,) Shee, shee, is dead; she’s dead: when thou knowest this, |
[370] tu sai quale esangue fantasma questo nostro mondo sia: e apprendi questo dalla nostra Anatomia, che dovrebbe atterrirti più che piacerti. E che, essendo allora ogni bel colore sprofondato, non è adesso che malvagia vanità pensare di colorare atti viziosi con buone pretese o di ingannare i sensi umani con colori d’accatto. Né in altro più si rivela la decadenza di questo mondo che nel fatto che l’influsso di lei il cielo vieta o che gli elementi non lo sentono: |
[370] Thou knowst how wan a Ghost this our world is: And learnst thus much by our Anatomee, That it should more affright, then pleasure thee. And that, since all faire colour then did sinke, ‘Tis now but wicked vanity to thinke, To colour vitious deeds with good pretence, Or with bought colors to illude mens sense Nor in ought more this worlds decay appeares, Then that her influence the heav’n forbeares, Or that the Elements doe not feele this, |
[380] il padre o la madre sono sterili. Le nuvole non concepiscono pioggia oppure non versano, al tempo della nascita, balsamici rovesci. L’aria non siede più sulla terra come madre per covare le sue stagioni e far nascere ogni cosa. Le primavere eran culle universali, ma sono tombe; e falsi concepimenti riempion tutti i grembi. L’aria mostra tali meteore che nessuno riesce a vedere Non solo cosa significhino, ma cosa siano. La terra tali nuove serpi che molto avrebbero angustiato |
[380] The father, or the mother barren is. |
[390] I Maghi Egizi a produrne di simili. Quale astrologo osa ora vantarsi di poter portare il cielo quaggiù, o evocare da una costellazione qualcosa che possa imprigionare l’influsso di quelle stelle in un’erba, o in un amuleto, o in un albero, e fare col solo tocco tutto ciò che le stelle possono fare? |
[390] Th’Egyptian Mages to have made more such. |
[396] L’arte è perduta, e anche la corrispondenza. | [396] The art is lost, and correspondence too. |
John Donne, Poesie, a cura di Alessandro Serpieri e Silvia Bigliazzi, Rizzoli, Milano 2007, pp. 689-705.