Apparentemente lo scienziato pisano – di cui in quest’Anno Internazionale dell’Astronomia ricorre il IV centenario delle prime osservazioni – e il motore di ricerca sul web, che in Italia ha quasi il monopolio, hanno in comune solo la G iniziale del nome. Un'analisi più accurata scopre invece interessanti paralleli e contrasti.
Per anni si è discusso se Galileo Galilei fosse il vero inventore del telescopio oppure avesse utilizzato la scoperta di un olandese. È ormai certo che il nostro connazionale venne a conoscenza dello strumento e lo migliorò. Se Thomas Harriot nel 1609 aveva disegnato la Luna vista con il suo cannocchiale da sei ingrandimenti, Galileo dallo stesso anno ne costruì uno da otto – chiamandolo perspicillo – composto da una lente convergente e una divergente, e poi uno da venti e lo rivolse verso Saturno di cui vide gli anelli interpretandoli come satelliti, verso il Sole scoprendone le macchie, verso Giove vedendo i quattro satelliti che chiamò Medicei e verso Venere, di cui studiò le fasi, dando loro un'importanza decisiva nella dimostrazione della validità del sistema copernicano: in realtà non ne erano una prova, perché anche il sistema geocentrico di Ticone le prevedeva. Fu una rivoluzione, accolta con entusiasmo da pensatori e scienziati, e anche da qualche astronomo pontificio, ma incompresa da chi temeva un rovesciamento delle posizioni culturali stabilite da secoli. Accadde che lo strumento si diffuse, ma non fu accettato tutto ciò che mostrava.
È noto che Google non ha inventato il motore di ricerca. Se Altavista aveva inaugurato nel 1995 l'era della ricerca immediata su Internet, Google perfezionò i risultati rendendoli molto pertinenti alla parola ricercata, ma si discute ancora se l’algoritmo alla base del sistema è originale oppure è basato sulle teorie dell’italiano Massimo Marchiori. Nel 1998 Google iniziò a dominare il mercato, aggiungendo anno dopo anno la pubblicità contestuale che fa guadagnare tutti, la posta elettronica veloce e facile da usare, la ricerca di immagini e di filmati, le mappe stradali con i percorsi migliori e il traduttore multilingue più accurato sul mercato. Ha utilizzato il motore di ricerca per scandagliare tutto il possibile, libri stampati inclusi e alla fine, dopo aver creato Google Earth per vedere dall'alto tutta la Terra, lo ha rivolto verso il cielo mettendo a disposizione di tutti una mole di fotografie astronomiche prima impensabile. È stata, ed è ancora, una rivoluzione, accolta con entusiasmo dagli utenti, ma criticata da chi sostiene che non è valido il criterio di supremazia di un sito sulla base della popolarità invece della qualità intrinseca, e da chi ritiene che la raccolta dell’elenco delle ricerche fatte degli utenti sia una violazione della loro privacy.
Galileo non pensava di diventare famoso, né di essere uno spartiacque nella storia della scienza, quando iniziò le sue osservazioni e le sviluppò dalla cattedra universitaria di Padova. Il suo interesse era culturale, alla ricerca della verità, al servizio della conoscenza umana.
Sergey Brin e Larry Page, fondatori di Google, non pensavano di arricchirsi quando iniziarono all’Università di Stanford i loro esperimenti, continuati in un garage. Il loro obiettivo era culturale: dare a tutti la possibilità di accedere facilmente e gratuitamente a tutte le informazioni pubblicate in rete.
Galileo era un buon cristiano, in buona fede nelle sue affermazioni, anche quando erano errate come quelle sulle maree o sulla natura delle comete, ma era un po’ testardo, con quella determinazione che ne garantì la fama perenne. Insistette nell'affermare quanto credeva fosse vero, anche se le sue prove non erano definitive. Tacque solamente quando il tribunale lo condannò: non voleva rischiare troppo e non voleva mettersi contro la Chiesa.
La sesta delle “dieci verità” di Google dice: “È possibile guadagnare senza fare del male a nessuno”. I due fondatori sono in buona fede, ma prendono a volte decisioni discutibili, non avendo un'etica di riferimento particolarmente robusta. Hanno entrambi origine ebrea, ma non sono praticanti e non fanno riferimento alla morale giudaico-cristiana. Hanno sbagliato alcune scelte, come quella di non permettere la pubblicità contro l'aborto ai movimenti pro-life di ispirazione religiosa, in nome della neutralità su temi “scottanti”, mentre hanno consentito la pubblicità pornografica. È stata la minaccia di una causa legale del Christian Institute a far cambiare loro politica su questa vicenda: hanno ceduto per non rischiare di perdere la causa e perché non vogliono mettersi contro gli utenti.
Galileo fu più perspicace dei teologi dell'epoca nel capire che le Scritture insegnano come si va in Cielo e non come funziona il cielo. Ma dovette faticare per convincerli: e non ci riuscì con tutti.
Google è più lungimirante degli editori quando decide di scandire milioni di libri custoditi nelle biblioteche mettendoli a disposizione di tutti, senza timore di far perdere guadagni per i diritti d'autore: supplisce con la pubblicità. Ma non è riuscito a convincerli tutti.
Galileo non tenne segreto il funzionamento del suo telescopio, anzi ne descrisse le caratteristiche e dette a tutti la possibilità di costruirne altri per ampliare le ricerche astronomiche e per usi terrestri.
Google mantiene segreto il meccanismo di classificazione dei siti, ma dà a tutti la possibilità di costruire servizi innovativi con i suoi dati: informazioni aggiuntive sulle mappe stradali, sistemi di localizzazione, motori di ricerca specializzati e tante altre funzioni, tutte gratuitamente.
Galileo convinse gli astronomi esperti perché dette loro uno strumento per semplificare il loro lavoro, ma non riuscì a convincere coloro che non capivano perché funzionava il telescopio e lo usavano in modo limitato, non avendo l'ardire di rivolgerlo al cielo.
Google ha convinto i professori esperti che usano i suoi strumenti con un approccio critico, sapendo vagliare i contenuti trovati. Ma ci sono molti altri docenti che ne fanno un uso passivo senza capire perché al primo posto c'è un sito piuttosto che un altro.
Galileo osservava gli eventi, rifletteva su di essi e cercava di riprodurli dopo averli descritti matematicamente.
Google osserva il comportamento degli utenti, lo descrive con un algoritmo e cerca di anticipare le loro richieste proponendo risultati coerenti con le loro abitudini.
Ci vollero molti anni perché di Galileo fosse riconosciuto tutto il merito, anche se le sue scoperte sono state perfezionate, superate o confutate.
Basteranno pochi anni perché di Google sia riconosciuto completamente il merito anche se sarà superato il suo sistema di ricerca da qualcosa di più “intelligente” come il web semantico: ma forse saranno loro stessi a farlo.
Morale del confronto tra protagonisti della storia: se hai come scopo fare del bene, anche se non sempre ci riesci per via della limitatezza umana conseguenza del peccato originale, sii determinato e avrai successo, prima o poi. Ma non dimenticare che se il fine è buono, devono esserlo anche i mezzi.