«L'attuale stadio di sviluppo della scienza sembra caratterizzarsi per un insieme di problematiche e tensioni così decisive da innescare un profondo processo di ridefinizione degli ambiti del sapere scientifico e dello stesso ruolo della scienza nella società» (p. 7), spiega Franco Garelli, docente Sociologia della Conoscenza presso l’Università di Torino e attuale preside della Facoltà di Scienze Politiche, presentando l’indagine sul rapporto tra scienza e trascendenza, condotta assieme ad Achille Ardigò, professore di Sociologia all'università di Bologna. Il volume Valori, scienza e trascendenza, sottotitolato "Una ricerca empirica sulla dimensione religiosa degli scienziati", edito dalla Fondazione Giovanni Agnelli nel 1989, si propone di riflettere sul rapporto tra ricerca, sapere scientifico, applicazioni tecnologiche e forme culturali con l'obiettivo, spiega Marcello Pacini, direttore della Fondazione, nella prefazione, di «comprendere quale sia la cultura degli scienziati, le loro rappresentazioni del mondo, le loro convenzioni ideologiche e politiche, la loro immagine di sé come singoli o gruppi, le loro credenze e le opzioni di valore» (p. XIV). Tale fine è anche perseguito attraverso la presentazione dei risultati di precisi quanto articolati questionari, ancora oggi utili ad approfondire e portare alla discussione temi raramente oggetto di momenti di riflessione. I questionari sono stati indirizzati a tre gruppi di scienziati, fisici, biogenetisti e scienziati di Intelligenza Artificiale, allo scopo di verificarne gli interrogativi etici, di esaminare le implicazioni sociali della loro disciplina e di cogliere le domande di senso proprie dell'uomo di scienza, per valutare se vi sia un'apertura alla trascendenza che accompagni la ridefinzione del sapere scientifico. La ricerca, originale e pionieristica nel suo genere, condotta sul contesto scientifico italiano è allo stesso tempo profonda e attuale ancora oggi, e fa emergere un panorama molto vasto e ricco di spunti di riflessione (oggetto poi di un successivo convegno a Torino (1988) tra sociologi, scienziati, filosofi e teologi) che dimostra come vi siano dei segnali di novità culturale e di rottura con il passato, sia come singoli sia come gruppi di scienziati. Dalla analisi condotta emerge che la maggior parte dei ricercatori italiani crede in Dio, sebbene vi siano sensibili incertezze al momento di associare questa fede con i principali segnalatori di contenuto che caratterizzano l’identità cristiana. Incerte, e in parte ambigue, anche le risultanze circa il rapporto fra etica e scienza, che vede la maggior parte degli intervistati preferire la libertà di quest’ultima (ma a quale immagine di scienza ci si riferisce?) a spese di ogni fondamento o controllo etico. Come precisa Achille Ardigò, curatore della II parte dell'opera, lo scientismo scientista che rifiuta la trascendenza è in difficoltà a continuare a sostenere che l'uomo è il fine e la misura della tecnica perché ora, a motivo dei progressi delle tecnoscienze, «dal concepimento alla nascita, dai processi d'invecchiamento alla morte, tutte le tappe della vita divengono effettivamente o potenzialmente manipolabili e dunque per principio contingenti. […] Perciò la reazione a ciò che gli umanisti, credenti o atei, considerano eccessi delle attuali tecnoscienze, non può non uscire dal piano cognitivo attraverso l'insorgenza di questioni morali le quali richiamano i temi della trascendenza» (p. 203). I temi, oggetto dell'indagine e dell'analisi interpretativa che tentano di darne gli autori, si articolano sull'identità professionale, sul rapporto tra questioni etiche e conoscitive e sulla questione della relazione tra scienza e fede. Questi nodi argomentativi, strettamente legati alla ricerca "di frontiera", come ad esempio la manipolazione sulla natura e sull'uomo, il problema dell'applicazione di codici etici normativi e le numerose domande sui limiti della scienza e i suoi fondamenti stessi, portano ad aprire una riflessione filosofica con interrogativi di richiamo trascendente in cui la "secolarizzazione" della società e della scienza assieme con la cultura moderna e post-moderna sembrano essere messe in discussione. Come spiega ancora Garelli, «i recenti sviluppi della scienza sembrano attribuire una singolare attualità all'ipotesi di una realtà indipendente dalla nostra percezione, a prospettive che trascendono il livello dell'esperienza empirica […]. al termine trascendenza si attribuisce un significato molto ampio, nell'intento d'individuare un qualsiasi riconoscimento di una realtà che superi il dato empirico, che si ponga al di là di una visione immanente del mondo; e ciò indipendente dall'ambito o dai modi in cui detto riconoscimento abbia a manifestarsi» (p. 7).