Il volume, risultato di uno studio commissionato dall’Unesco nel triennio 1974-1977 al filosofo belga, autore di formazione cattolica e docente di filosofia della scienza a Lovanio, rappresenta un importante punto di riferimento per l’approfondimento dei rapporti fra scienza, tecnologia e cultura. Alla luce delle trasformazioni storiche della scienza, da indagine veritativa di ambito teoretico a forma di sapere sostanzialmente orientato alla prassi, l’A. chiarisce in modo convincente il rapporto fra sapere scientifico e tecnologia, per occuparsi successivamente dell’influsso della scienza e della tecnologia sulle culture, tanto nelle loro dimensioni etiche quanto in quelle estetiche. Ladrière riconosce nel rapporto fra scienza contemporanea e cultura un duplice effetto: da un lato la scienza ha una conseguenza destrutturante e destabilizzante, perché trasforma le culture ponendo in crisi molte delle loro convinzioni ed eredità tradizionali; dall’altro, induce la costruzione di una nuova cultura, proponendosi come soggetto di potenzialità inedite e di innovazione. La prima parte del saggio si occupa dei rapporti fra scienza e tecnologia (rapporto che numerose opere interdisciplinari trattano spesso in modo convenzionale e filosoficamente poco approfondito, a differenza da quanto qui proposto dall’A.); la seconda parte analizza l’impatto della scienza e della tecnologia sulle culture, analizzandone meccanismi e contenuti; la terza parte, ispirata ad una filosofia dell’azione, offre una visione propositiva di sintesi nella quale, evitando toni profetici o semplicemente esortativi, si indicano alcune misure da prendere per salvaguardare lo sviluppo della scienza nei limiti della sua legittimità, assicurandone il radicamento e l’integrazione nella cultura umana, senza lasciarla deviare verso contenuti e finalità che né l’uomo, né la sua cultura, avrebbero interesse a vedere realizzati.