Storia della tecnologia, 7 voll.

L'opera è composta da sette volumi di due tomi ciascuno ed offre un percorso storico della tecnologia occidentale, intesa come “la descrizione della maniera di fare le cose ed estesa in parte a quali cose vengono fatte” (cfr. vol. 1, p. X). La specificità di questa storia della tecnologia intende mostrare come si è formata la complessa conoscenza tecnica delle civiltà occidentali e di quanto la vicenda tecnologica, che seppur sia un aspetto importante della storia sociale umana (cfr. p. XI) non coincide però con quella politica ed economica, rimarcando una propria autonomia e una sua peculiarità specifica, ricercando però un punto di unione fra la storia delle scienze applicate e quella dell'uomo. Nelle oltre 5600 pagine che la compongono, “Quest'opera mira soprattutto a fornire agli studiosi di tecnica e di scienze applicate un fondamento umano e storico per i loro studi” (vol. 1, p. IX), cogliendo il “valore umano di comprendere” la tecnologia occidentale, e che dunque non può essere ridotto ad una spiegazione semplicemente tecnicista ed ingegneristica, proponendosi di intercettare il fenomeno tecnico nelle sue dimensioni più profondamente antropologiche. Corredata da un valido apparato di illustrazioni e fotografie descrittive, una ricca bibliografia, ed indici corposi, viene offerta l'elencazione della nascita e sviluppo di alcune tecnologie selezionate e contestualizzate in sette epoche “tecniche”, coagulate editorialmente nei sette volumi: 1. Dai popoli primitivi alla caduta degli antichi imperi (fino al 500 a.C.) – 2. Le civiltà mediterranee e il medioevo (700 a.C. - 1500 d.C.) – 3. Il rinascimento e l'incontro di scienza e tecnica (ca 1500-1750) – 4. La rivoluzione industriale (ca 1750-1850) – 5. L'età dell'acciaio (ca1850-1900) – 6. Il ventesimo secolo: l'energia e le risorse (ca 1900-1950) – 7. Il ventesimo secolo: le comunicazioni e l'industria scientifica (ca 1900-1950). Nella trattazione sono state escluse tutte quelle tecnologie già oggetto di indagine storico-sistematica in altre opere (storia della medicina, dell'architettura, ecc.) e quelle dell'Asia, in quanto queste ultime informazioni erano di difficile reperibilità ai tempi della stesura di questo studio. Una tale selezione “geografica” limitata al mondo occidentale non sembra comunque compromettere la bontà e l'efficacia del lavoro, in quanto lo sviluppo storico-tecnologico asiatico è stato tendenzialmente isolato ed indipendente nei millenni della storia umana precedenti alla metà del XX secolo, periodo in cui è stata concepita questa Storia della tecnologia. Attraversando l'evoluzione storica della tecnica umana, prerogativa dell'homo sapiens sviluppatasi da una iniziale abilità tecnica comune a certi animali fra cui i primati, l'opera intercetta la fondazione della società stabile che ha permesso l sviluppo delle civiltà mediorientali prima e mediterranee ed europee poi (cfr vol. 1, X). La tecnoscienza ha portato una parziale “erosione dei valori spirituali” e gli autori si preoccupano di proporre una breve analisi sul rapporto fra religione e tecnologia. Seppur vi sia una certa resistenza da parte di “religioni organizzate” (i cui “dogmi [sono stati] messi in discussione sulla base di fatti”) ed il verificarsi di un fenomeno di fuga dalla tecnologia o per lo meno dalla complessità della civiltà moderna, non si può parlare di un vero e proprio conflitto fra religione e scienze applicate (cfr vol. 7, pp. 783-784). Entrambe “danno forma alla civiltà e si impegnano a migliorare la vita umana”: in particolar modo le religioni sono interessate alla “santità della vita umana” (cfr. vol. 7, p. 784). Le “crisi” interne che colpiscono religione e tecnologia non sono causate da un reciproco conflitto: nonostante la marcatura sempre più tecnologica che han visto nella loro storia le civiltà occidentali, non si può negare che la speranza scientista di una fratellanza universale umana annunciata dalle scienze applicate non ha visto una realizzazione concreta, anche se si è raggiunta una vita più comoda ed agiata (cfr vol. 7, p. 783); analogamente la crisi delle religioni organizzate nel XX secolo non è data dallo sviluppo delle scienze applicate bensì da problemi interni. Seppur aventi “basi differenti”, queste due dimensioni dell'umano non sono “fattori umani indipendenti” (cfr. vol. 7, pag. 784) ma collaborano nella realizzazione dell'uomo e dell'umanità: questa considerazione può rilanciare una riflessione edificante nel dialogo fra scienze applicate e religione in un contesto di solida analisi storica come quella offerta da questo esteso lavoro.