La mente e il computer. Introduzione alla scienza cognitiva

Quanta parte della vita mentale può essere spiegata da teorie computabili? Philip N. Johnson-Laird, psicologo sperimentale di Cambridge, descrive in questo libro il funzionamento della mente e la possibilità di spiegare la vita mentale nei termini di un processo computazionale. Dopo una breve introduzione storica sulla scienza cognitiva, l’A. espone nella prima parte i concetti centrali della computabilità. L’assunzione di partenza della scienza cognitiva è che la mente è un sistema simbolico: i processi mentali processano simboli «I fenomeni mentali dipendono dal cervello e possono essere spiegati in termini di simboli […]. Di conseguenza , i processi computazionali dovrebbero essere in grado di riprodurre i simboli mentali e la loro manipolazione» (pp. 40-41). Nelle sezioni successive l’A. affronta le principali funzioni della mente umana e i modelli proposti per la loro rappresentazione: la percezione del mondo; l’apprendimento; la memoria; il controllo delle azioni; pensare e creare nuove idee; controllare la comunicazione con gli altri; l’esperienza dei sentimenti, delle intenzioni e la consapevolezza di sé. Ricordando la relazione tra programmi e grammatiche, Johnson-Laird dimostra che un computer non può acquisire qualsiasi procedura, anche qualora si abbia a disposizione il sistema di apprendimento più potente possibile, semplicemente perché non esiste una procedura universale di apprendimento. La mente umana concepisce l’organizzazione del movimento come una gerarchia di controllo che include numerose forme di feedback. Le operazioni ai vari livelli sono eseguite in parallelo e ci sono occasioni in cui le informazioni provenienti da livelli differenti vengono integrate all’interno di un unico schema di rappresentazione. La coscienza appare come una sorta di sistema operativo iall'apice di una gerarchia di processori; essa riceve da tali processori dei messaggi che rappresentano il mondo ed invia a sua volta messaggi di natura intenzionale. Secondo l’architettura mentale proposta dall’A., la "mente conscia" dipende dal processamento seriale di simboli strutturati esplicitamente, mentre la "mente inconscia" dipende dal processamento in parallelo di rappresentazioni simboliche distribuite. Il libro si conclude con una visione suggestiva: «La computazione cognitiva, che solleva molti problemi filosofici, suggerisce un’alternativa alle filosofie della mente: i processi mentali sono le computazioni della mente. Questa filosofia sostituisce il concetto di un’anima immortale con una forma alternativa di immortalità. Esiste una possibilità remota, infatti , che le computazioni della mente umana possano essere realizzate in un mezzo diverso dal cervello cosicché un facsimile di una personalità umana potrebbe essere conservato in un programma di computer». Si riuscirebbe così a realizzare, secondo l’A., una «rappresentazione dinamica dell’intelletto e della personalità di un individuo». Anche se in alcuni punti del libro si lascia andare a considerazioni velatamente relativistiche e tradisce un certo riduzionismo, l’A non pare restare imprigionato negli angusti schemi del materialismo o dell’idealismo, e ammette che per affrontare in maniera completa un argomento così complesso come la conoscenza umana è necessario l’apporto di altre discipline scientifiche, quali la filosofia, l’economia e la sociologia. La teoria della computabilità fornisce rappresentazioni rigorose ma non esaurisce il mistero della mente.