«Perché questo problema della conoscenza è così importante? Perché solleva alcuni problemi che definirò “grandi problemi”[…]: il grande problema della razionalità […], la crescita della conoscenza scientifica e il suo ruolo nella nostra civiltà, la responsabilità dello scienziato e del nostro debito nei confronti della civiltà» (p.14). Così Karl Raimund Popper (1902-1994), uno dei più importanti filosofi della scienza del secolo scorso, inglese d’origine austriaca, autore di testi ormai classici come Logica della scoperta scientifica (1934), La società aperta e suoi nemici (1945) e Congetture e confutazioni (1962), spiega l’importanza del problema oggetto della sua indagine filosofica, che lo porterà ad esaminare nello stesso tempo il nodo dei rapporti tra mente e corpo (l’attualissimo mind-body problem), o meglio, come preciserà l’A., il rapporto esistente tra gli stati mentali (speranza, desideri, credenze) e quelli fisici, propri del cervello umano. Il saggio, composto dai testi di una ciclo di sei conferenze pubblicato postumo, nel 1994, sulla base dei Karl Popper Archives, ma frutto di un’intensa collaborazione tra il filosofo e il curatore americano, rispecchia le qualità popperiane di chiarezza e precisione. Senza rinunciare a illustrare la posizione e la nota teoria filosofica dell’autore sul tema, il volume può considerarsi di taglio divulgativo: completano infatti l’opera una selezione di domande fatte in occasione delle lezioni con relative risposte del conferenziere, ed una bibliografia completa sulle opere dell’A., corredata dalle edizioni pubblicate in lingua italiana. Dopo aver presentato nei primi capitoli i due temi (conoscenza e rapporto mente-corpo) e averne illustrato il legame diretto e immediato – costituito dal fatto che la conoscenza è di due tipi, oggettiva e soggettiva ed è risultato dell’attività della nostra mente in interazione costante con il corpo – Popper passa a delineare la sua concezione. Egli dichiara anzitutto di essere interessato perlopiù alla conoscenza oggettiva e che «non possiamo cominciare a capire la conoscenza soggettiva se non studiamo la crescita della conoscenza oggettiva e l’interazione tra i due tipi di conoscenza» (p. 13). In una chiara e ferma opposizione al monismo (fisicalismo-materialismo) dei “suoi amici” – così l’A. chiama Quine, Carnap e Feigl che negano gli stati mentali – il filosofo sostiene che vi è un’interazione (tra gli stati mentali e quelli fisici) attraverso quello che egli definisce “mondo 3”, ossia l’insieme dei prodotti dell’uomo come risultato degli effetti del “mondo 1” (realtà, corpi fisici e stati fisici e fisiologici) sul “mondo 2” (stati o processi mentali), ovvero come un’opera d’arte, un libro oppure gli edifici di Michelangelo o le opere teatrali di Shakespeare. Il mondo 2 è l’intermediario necessario ed indispensabile tra i due mondi con cui ha rapporti continui; esso produce gli oggetti del mondo 3 ed è soggetto all’azione dello stesso mondo 3, e allo stesso tempo interagisce con il mondo 1 in modo che esso possa agire sul mondo 3. Popper si definisce quindi, all’interno del dibattito ancora oggi in corso, un pluralista, e non un dualista come Cartesio. La soluzione del problema mente-corpo, ovviamente “provvisoria”, offerta dall’A., che già altrove ne aveva riflettuto, in collaborazione con J.C. Eccles in L'io e il suo cervello (tr. It. Roma 1982), nel successivoI due problemi fondamentali della teoria della conoscenza, (tr. It. Milano, 1987) e poi nei due postumi Verso una teoria evoluzionistica della conoscenza (tr. It. Roma, 1994 e Tre saggi sulla mente umana (tr. It. Roma, 1996), è una nuova teoria della mente e dell’io basata su una chiara definizione e un ruolo chiave attribuito al mondo 3, che rifiuta il solipsismo, l’epifenomenismo e il parallellismo, proponendo l’interazione basata su teorie legate alla coscienza, al linguaggio umano e all’emergenza evoluzionistica, ed è tuttora degna di studio e discussione anche e soprattutto all’interno del dibattito contemporaneo e delle sue più recenti scoperte e teorie anche in campi di ricerca affini.