All’interno del vivo dibattito scientifico-filosofico sul rapporto mente-cervello, una posizione notevole è ricoperta sicuramente dalla teoria interazionista di Karl Popper e John Eccles, presentata e argomentata diffusamente in quest’opera in tre volumi. Nei primi due volumi dell’opera, rispettivamente “Materia, coscienza e cultura”, e “Strutture e funzioni cerebrali”, gli AA. sviluppano dunque un’esposizione sistematica e organica del proprio pensiero; in particolare, se nel primo Popper tratteggia i fondamenti filosofici ed epistemologici di questa concezione, criticando aspramente il materialismo fiscalista, nel secondo Eccles si concentra su di una aggiornata – per l’epoca – trattazione anatomo-fisiologica delle attività cerebrali che hanno a che fare con la coscienza, vale a dire per esempio percezione, moto volontario, linguaggio e memoria. Il punto più significativo di quest’ultimo volume è, comunque, il settimo capitolo, nel quale l’A. delinea quali dovrebbero essere i meccanismi dell’interazione tra mente e cervello: quella che vuol essere la cifra nuova dell’interazionismo, infatti, è non solo l’affermazione dell’esistenza del cervello e della mente come entità autonome e irriducibili l’una all’altra (dualismo), ma soprattutto la completa rivendicazione di una reciproca causalità tra di loro. In altre parole, Popper ed Eccles ammettono certamente che il mondo degli enti materiali (a cui appartiene anche il cervello, e che essi definiscono “Mondo 1”) sia in grado di avere ripercussioni sulla realtà mentale (il “Mondo 2”), ma anche che, di riflesso, la mente possa agire direttamente sul Mondo 1 come causa. È questo ciò che essi chiamano “apertura del Mondo 1” e che differenzia sostanzialmente l’interazionismo dalle altre posizioni sul problema mente-corpo, tutte caratterizzate, secondo gli AA. Stessi, dalla convinzione che “i processi fisici si possono – e si debbono – spiegare e capire interamente in termini di teorie fisiche” (p. 69). La novità di questa posizione, ardita per quanto ulteriormente meritevole di interesse, pone però il problema di spiegare come si verifichi materialmente questa interazione, così come quella inversa; ecco che dunque, nel settimo capitolo del secondo volume, Eccles individua nell’architettura colonnare della corteccia cerebrale di alcune aree ben precise dell’emisfero sinistro la struttura modulare adatta a prestarsi per l’interazione con la “mente auto-cosciente”, abitante fondamentale del Mondo 2, e soprattutto principio unificante della nostra esperienza cosciente come individui. A questo livello, però, si arresta la spiegazione qui fornita, non delucidando ulteriori dettagli meccanicistici. Questi verranno poi forniti nei successivi testi di John Eccles (si veda, per esempio, “Come l’io controlla il suo cervello”, Rizzoli, 1994), in cui prenderà corpo l’ipotesi degli “psiconi”, basata su riflessioni di natura quantistica. Il terzo volume dell’opera, “Dialoghi aperti tra Popper ed Eccles”, racchiude infine la trascrizione di alcuni scambi di idee realmente avvenuti tra i due AA. Nell’autunno 1974 a Villa Serbelloni sul Lago di Como, che mettono in evidenza, dal punto di vista umano, tanto le differenze di pensiero tra i due, quanto la comune elevata statura intellettuale.