I sempre più frequenti dibattiti di Bioetica sembrano spesso lasciare al margine le questioni di senso, mimetizzandosi nell'epoca post-moderna in cui l'utilitarismo ha preso il sopravvento. È invece di grande importanza l’indagine antropologica sull’uomo e sui suoi interrogativi, premessa necessaria a qualsiasi riflessione di bioetica. Il volume si propone di affrontare, attraverso una lettura antropologico-filosofica, le grandi domande relative alla cura della salute, che insieme alla più acuta sensibilità verso la qualità della vita, appare una nota distintiva della nostra epoca. Le domande sull'attenzione al corpo e sulla sua percezione, tema nel quale già in altri volumi l'autrice si è prodigata, introducono la problematica del controllo cui l'uomo sottopone il proprio corpo, tanto nella ricerca della perfezione estetica, tanto in quella della contraccezione e della maternità artificiale. L'autrice non manca di calare le sue analisi all'interno del contesto sociologico post-moderno, dalle innegabili ambiguità: mentre, infatti, la ricerca biomedica spinge verso traguardi sempre più esigenti, dilaga una diffusa preoccupazione verso tutto ciò che considerato una minaccia al proprio benessere, come il dolore, la malattia, l’invecchiamento. Si verifica, allora, un paradosso: l’imperativo della salute ad ogni costo, anziché provocare una maggiore sicurezza, si sta trasformando in motivo di una nuova insicurezza, che rischia di identificare la felicità con la salute, la dignità della vita con la qualità della vita. D’altra parte, gli interrogativi sui significati di esperienze cruciali come il dolore, la malattia, la morte, rischiano di rimanere irrisolti, se le risposte si affidano soltanto alla scienza biomedica o alla tecnica. Chiedersi chi è veramente l’uomo appare indispensabile per cogliere il bisogno di senso che egli manifesta universalmente nell’affrontare il vivere e il morire, la sofferenza e la cura. Proprio per il bisogno che si ha di rispondere a questa domanda, l'uomo è stato più volte definito "self-interpreting animal", un animale che si autointerroga, per dare di sé una spiegazione e un'interpretazione. L'autrice offre, in questo suo contributo, un quadro molto più ampio delle questioni classiche di etica e biologia in cui corporeità e dolore, salute e malattia, vecchiaia e morte, cura e compassione si intrecciano a tante domande di senso, che, come rami di una quercia, tentano di risalire alla domanda che sta alla radice dell'uomo, non con la pretesa di fornire soluzioni, ma di offrire un’occasione per comprendersi e per comprendere. Con la scorrevolezza e la piacevolezza di un romanzo, l'autrice si rivolge non solo ad antropologi, bioeticisti, e filosofi, ma a chiunque cerchi un orientamento tra le sfide quotidiane dell'uomo, riguardanti sia i fenomeni più recenti sia temi più classici.