«Qual’era il comportamento dei primi uomini?» è la domanda che il paleontologo e geologo Jean Chavaillon si pone; domanda, questa, che nasce dal desiderio di indagare sull’origine della nostra identità di uomini, della nostra cultura, della nostra società e dei bisogni e tendenze comportamentali che stanno alla loro base. L’A. intende ricostruire la vita degli uomini del Paleolitico, facendo ricorso ai dati della paleontologia, alla ricostruzione sperimentale delle tecniche dell’epoca, allo studio delle società “primitive” ancora esistenti e all’etologia dei primati, consapevole dei limiti associati a ciascuno di questi approcci. Così facendo egli redige delle “cronache” che mostrano le abitudini e il comportamento degli uomini di quel particolare periodo storico: ne illustra l’alimentazione (vegetariana od onnivora), il modo di procacciarsi il cibo, le relazioni sociali, l’uso dello spazio che abitavano ed i loro spostamenti migratori, il tipo di rapporto che i gruppi appartenenti alle varie forme umane avevano tra loro (evidenziando la probabile assenza di “guerre”). Infine affronta la comparsa del simbolismo, inteso come senso estetico e meta-fisico, avvenuta «man mano che l’uomo perdeva i suoi riflessi istintivi per sviluppare reazioni ponderate»: «l’arte, l’estetica, la credenza del soprannaturale costituiscono lo specifico dell’uomo paleolitico [che] indubbiamente aveva coscienza delle forze sconosciute e delle forze creatrici in seno alla natura». Affascinato da questo mondo, Chavaillon afferma con consapevole spregiudicatezza che esso ricorda il mito platonico del Politico, definendo questa l’“età dell’oro”, un’età in cui «la felicità, la libertà e la pace sono nel novero dei doni ereditati da una natura generosa». L’opera, di piacevole lettura, è arricchita da diverse illustrazioni e da un breve dizionario.