Il cammino dell’evoluzione umana

L’opera di Fiorenzo Facchini, professore ordinario di Antropologia all’università di Bologna e docente di Paleontologia umana nella Scuola di specializzazione di Archeologia della stessa università, costituisce una trattazione completa, seppure facilmente accessibile per lettori non esperti, del percorso evolutivo che ha portato all’uomo, a partire dalla separazione della linea degli Ominidi dalle altre scimmie antropomorfe. Il processo fu complesso e il raggiungimento dei caratteri fisio-morfologici tipici dell’uomo moderno (tra cui soprattutto la maggiore capacità del neurocranio) fu segnato da importanti adattamenti evolutivi; tra questi, particolare attenzione si deve dare al bipedismo, che permise di liberare le mani da una funzione prettamente locomotoria e di utilizzarle per scopi per cui maggiori capacità intellettive rappresentavano un vantaggio evolutivo. Oltre ad esporre dettagliatamente la storia delle diverse forme di Australopitecus e di Homo, l’autore analizza il ruolo avuto dalla cultura nell’evoluzione umana, cercando di cogliere la profonda correlazione tra questi due elementi. Su questo argomento, approfondito in modo specifico nel suo recente lavoro Origine dell’Uomo ed evoluzione culturale (2002), presentato in questa medesima Bibliografia tematica, si percepisce maggiormente la necessità di integrare le diverse discipline del sapere umano, in quanto «la scienza non è in grado di dare una spiegazione esaustiva della realtà». Con questa idea vengono forniti nell’ultimo capitolo degli spunti che servano a «gettare dei ponti di comunicazione su tematiche che possono essere connesse con l’approccio scientifico, pur sviluppandosi propriamente su altri piani». Ad esempio, si fa riferimento alle storiche incomprensioni tra scienza e religione, e a come queste fossero dovute soprattutto all’uso delle loro affermazioni su un livello che esulava dall’ambito di competenze di ciascuna; viene però mostrato che il dialogo tra le due è ormai bene avviato. Come affermato da Giovanni Paolo II in una delle sue catechesi, riprendendo le parole dell’Humani generis di Pio XII, «dal punto di vista della dottrina della fede, non si vedono difficoltà nello spiegare l’origine dell’uomo, in quanto corpo, mediante l’ipotesi dell’evoluzione… L’anima umana, però, da cui dipende in definitiva l’umanità dell’uomo, essendo spirituale, non può essere emersa dalla materia» (Udienza generale, L'uomo, immagine di Dio, è un essere spirituale e corporeo, 16.4.1986). Nel più recente Messaggio alla Pontificia Accademia delle Scienze in occasione del 60° anniversario della rifondazione (1996), alla prospettiva dell’evoluzione Giovanni Paolo II riconosce lo statuto di una consolidata teoria scientifica e non quello di una mera ipotesi di lavoro. L’accessibilità all’opera ai non specialisti è favorita da un glossario dei termini tecnici più importanti e di più difficile comprensione.