Il lavoro di Alberta Rebaglia, docente di storia della filosofia contemporanea presso il Politecnico di Torino, rappresenta uno dei pochi esempi di saggi che esplorano con profondità e rigore la portata filosofica del Principio antropico valutandone criticamente l’operatività in sede di argomentazione filosofica. Il testo prende in esame i ragionamenti antropici formulati nell’ambito del modello cosmologico del Big bang, basato sulla teoria della relatività generale, e analizza attentamente anche le prospettive aperte dai modelli inflativi e dagli scenari coinvolgenti le teorie quantistico-relativistiche dei campi, tendenti a una più profonda unificazione di relatività e meccanica quantistica, valutando come esse influiscano sull’incisività argomentativa delle riflessioni antropiche. Tuttavia, sostiene l’A., «quand’anche le cosmologie post-relativistiche trovassero giustificazioni per una tesi particolarmente radicale come quella della possibile dissoluzione di tutti i principali interrogativi antropici, resterebbe immutato l’interesse filosofico verso una struttura argomentativa in cui necessità e contingenza si intersecano, rendendo la riflessione esterna tanto all’ambito specifico dei discorsi scientifici quanto a quello delle tesi metafisiche» (p.16). La peculiare difformità delle tesi antropiche rispetto alle abituali spiegazioni scientifiche sta nel fatto che le prime appartengono a un “metalivello” di pensiero in cui è possibile formulare argomenti razionali che non costituiscono in sé strumenti operativi di conoscenza scientifica e che consentono, piuttosto, di organizzare le nozioni scientifiche in base a un “criterio di interdisciplinarità” e a specifici principi orientativi della riflessione (si pensi alla rilevanza della categoria di anthropos, e alla scoperta di una sua più stretta connessione con la categoria di physis). La “funzione ordinatrice” esercitata dalle riflessioni antropiche, e più in generale da tutte le riflessioni metascientifiche, corrisponde a quanto l’antica filosofia greca aveva individuato come un principio di telos parziale: essa non apporta alcun concreto incremento conoscitivo (obiettivo conseguibile esclusivamente mediante l’indagine scientifica) e tuttavia accresce attivamente il patrimonio delle informazioni acquisibili. Il carattere di “spiegazione” appartenente a tutte le riflessioni “metascientifiche” ne pone in rilievo la funzione dialogica ed ermeneutica, poiché loro obiettivo è “interpretare” le conoscenze scientifiche a un “metalivello” puntualmente distinto dal livello cui appartiene l’insieme delle indagini articolate in base alle leggi scientifiche. Per organizzare i dati scientifici in un concetto organico di natura, secondo l’A. occorre fare riferimento a uno “schema di significato” caratteristico del livello metascientifico di spiegazione, e non desumibile dall’ambito singolo di ciascuna delle teorie formulabili al primo livello di spiegazione del mondo fisico. Per quanto concerne le risonanze in ambito teologico, delle quali questo volume, a motivo delle sue finalità, non si occupa direttamente, il lettore interessato potrà trovare un breve status quaestionis nell’omonima voce Principio antropico, on line nella sezione Dizionario Interdisciplinare di questo Portale.