Si tratta di un ponderoso studio (più di 700 pp.) che inquadra il problema del “meccanicismo”, come interpretazione filosofica della natura e attitudine metodologica nella scienza, in una prospettiva inevitabilmente interdisciplinare che non trascura i rapporti con la teologia e con le convinzioni personali degli scienziati in materia di religione e di fede. La trattazione procede a partire da una prima parte che attraversa i diversi periodi della storia del pensiero greco a partire dalle diverse correnti (pitagorismo, eleatismo, atomismo, platonismo, aristotelismo, stoicismo e neoplatonismo) analizzandone in dettaglio le teorie sulla materia e il moto. Particolare attenzione è dedicata al ruolo della matematica, della sua applicazione alla fisica e all’astronomia. Le parti successive esaminano la scienza medioevale evidenziando i contributi di origine cristiana e islamica e il confronto tra le scuole di Oxford e Parigi (parte II), l’apporto dell’umanesimo e del rinascimento alle concezioni della materia (parte III), fino alla formazione della scienza moderna e al suo sviluppo nell’epoca newtoniana, nella quale il meccanicismo vero e proprio si spinge fino alla spiegazione meccanica delle qualità dei corpi (parte IV). Un interessante Epilogo conclude l’opera mostrando come lo stesso termine “meccanicismo” si sia gradualmente modificato con la fisica, passando dall’abbracciare una spiegazione basata sul “contatto meccanico” tra corpi materiali ad una sempre più basata su leggi scritte in forma matematica.