Il volume rappresenta uno studio fondamentale di A. Koyré, tra i più conosciuti insieme agli Studi newtoniani, opera con la quale forma quasi un unico corpus. Il libro raccoglie tre saggi nati indipendentemente l’uno dall’altro e un’Appendice. I tre testi trattano, pur se da punti di vista differenti, lo stesso tema: la nascita della scienza moderna e il profondo cambiamento di mentalità che ha portato pensatori come Galileo ad un riformulamento di paradigma nel modo stesso di concepire la scienza.
L’unità dell’opera viene inoltre ben illustrata dall'ampia e chiarificatrice introduzione al primo saggio, in cui l’autore espone il suo metodo storiografico e la sua lettura del passaggio dalla concezione aristotelica e medioevale del moto a quella galileiana. A proposito del metodo storiografico, Koyré ha capovolto i luoghi comuni di una storiografia di stampo positivista (spesso ancora influente nella didattica e nella divulgazione) che aveva mitizzato l’osservazione in opposizione alla metafisica, rilevando come, invece, in Galileo è la teoria, in particolare la visione geometrica, a inquadrare l’esperienza. Il punto nodale viene visto nei passaggi che conducono al principio d’inerzia galileiano: «Noi pensiamo che l’atteggiamento intellettuale della scienza moderna possa essere caratterizzato da due momenti, del resto strettamente congiunti: geometrizzazione dello spazio e dissoluzione del Cosmo; sostituzione dello spazio concreto della fisica pre-galileiana con lo spazio astratto delle geometria euclidea. Questa sostituzione è ciò che permette l’invenzione della legge d’inerzia» (p. 9), un tema largamente sviluppato in Dal mondo chiuso all’universo infinito.
Nel secondo saggio Koyré si concentra invece sulla formulazione della legge della caduta dei corpi, una delle leggi fondamentali per la fisica moderna, e tema che ha affascinato gli studiosi di ogni tempo. È interessante notare come Koyré sia più interessato a mostrare i ragionamenti alla base del pensiero Galileiano, la logica che ha guidato la formulazione della legge, piuttosto che alla legge in sé, che in effetti sarà in seguito dimostrata errata. Per lo studioso l'insuccesso e l'errore sono persino più preziosi dei successi, se il nostro scopo è quello di studiare la storia del pensiero scientifico. Egli infatti sostiene che Galileo non fosse veramente interssato alla ragione per cui i corpi cadono, quanto all'essenza stessa del moto della caduta. Infatti il tipo di movimento che i corpi hanno durante una caduta è di per sé particolare, e si ripete sempre identico.
Inoltre Koyré mette a confronto l’approccio cartesiano e quello galileiano, e nel fare questo mostra anche come quest'ultimo sia in sostanziale continuità con il metodo di Archimede e di Platone, ma in opposizione ad Aristotele e ai medioevali.
Il terzo saggio invece si concentra sull'analisi della formulazione, da parte di Galileo, della legge d'inerzia, mostrando come essa implichi una concezione totalmente nuova della realtà fisica. I temi trattati in questo saggio si ricollegano, poi, a quelli di un altro libro di Koyré, La rivoluzione astronomica.
Ciò che l'autore sembra voler mostrare con maggiore enfasi in questo testo è come le grandi svolte della scienza, le sue rivoluzioni, la formulazione delle sue leggi fondamentali, siano il frutto di un lavoro enorme, di un «lungo e e faticoso lavoro dello spirito» (p. 165), anche, e forse soprattutto, quelle formulazioni che a noi oggi sembrano banali ed evidenti.
Lo studio della storia del pensiero scientifico diventa dunque lo studio dello sforzo dello spirito umano per comprendere, con i suoi mezzi razionali, il mondo in cui vive, in cui gli insuccessi hanno lo stesso valore dei successi, in una costante spinta verso la conoscenza.