Storia della logica

I coniugi William Calvert e Martha Kneale pubblicano originariamnete nel 1962 un voluminoso studio dal titolo The Development of Logic (Oxford, Clarendon Press), che nel giro di 10 anni giunse alla quinta edizione. L’edizione italiana uscirà nel 1972, curata da Amedeo G. Conte, che nella premessa si premura di specificare le integrazioni apportate e soprattutto di giustificare i criteri adoperati in sede terminologica, oltre a sottolineare la caratteristica di unicità della Storia della logica dei Kneale nel panorama nazionale e internazionale. L’opera, di 880 pagine anticipate da oltre 40 tra premessa e prefazioni, si articola in 12 ampi capitoli assimilabili a vere e proprie sezioni, suddivisi in diversi paragrafi. Sebbene l’organizzazione dei contenuti non lo preveda, è possibile tripartire il lungo excursus storico secondo quattro scansioni canoniche: le due sezioni molto ampie dedicate alla logica greca (capp. 1-3, circa 180 pagine) e alla logica contemporanea (capp. 6-12, oltre 400 pagine) sono raccordate da due sezioni espresse in due soli capitoli di estensione abbastanza consistente (capp. 4 e 5, per un totale di circa duecento pagine) dedicate alla logica romana e medievale e alla logica moderna. Queste scelta organizzativa procura delle conseguenze significative sul trattamento dei contenuti. Per quanto riguarda la prima sezione (dovuta essenzialmente alla mano di Martha, che come il marito aveva presieduto per un certo tempo la Aristotelian Society di Londra) si inizia distinguendo la logica dalle altre discipline come particolarmente interessata ai ragionamenti “validi” e al concetto stesso di “validità”: la chiarificazione di questo distinguo si deve a Aristotele, che raccoglie l’eredità di quanti lo hanno preceduto e di quanto si è prodotto in seno al ragionamento dialettico fino a Platone. Segue un informato e coerente compendio di logica aristotelica (categorica e modale) e quindi il discorso è completato presentando la logica dei Megarici e degli Stoici. La sezione dedicata alla logica romana e medievale sottolinea con chiarezza il ruolo della disciplina nel corso dei primi XV secoli dopo Cristo, a scapito di una certa rapidità: se la mappatura storica può dirsi completa, i problemi che trovano maggiore spazio sono selezionati (in particolare la proprietas terminorum e leconsequentiae, mentre la teoria della suppositio viene trattata all’interno degli altri paragrafi insieme ad altre questioni). La sezione dedicata alla logica moderna prosegue con un approccio analogo, contestualizzando giustamente l’evidente caduta di interesse nei confronti della logica nel periodo rinascimentale (durante il quale si era maggiormente interessati al recupero della classicità nella sue forme letterarie e stilistiche) e nel periodo moderno (nel quale si era maggiormente interessati alla nascente fisica moderna, alla quale sembrava urgere la matematica ben più della logica). L’ultima sezione, la più ampia, è dedicata alla logica contemporanea, da Boole in avanti. Viene sottolineata la dipendenza degli studi logici dallo sviluppo della matematica, ripercorrendo l’algebrizzazione della logica tra Frege e Cantor. Al primo è dedicato un capitolo intero, dal quale se ne diramano tre riguardanti gli sviluppi formali (inclusi quelli delle logiche alternative), la filosofia della logica (con particolare riguardo al rapporto con il linguaggio) e la filosofia della matematica (da Russell a Hilbert) dopo Frege. Il volume si conclude con un capitolo sui sistemi deduttivi, dove non poteva non trovare un posto privilegiato Gödel.