In un'epoca in cui religione e scienza sembrano essere due realtà tra loro antagoniste il cui dialogo è impossibile, L'A. offre una nuova visione della storia della scienza: la scienza moderna è in buona parte un prodotto dell'influenza giudeo-cristiana nel pensiero occidentale.
Il volume si presenta come uno studio sistematico ed articolato che intende mostrare le relazioni fra il nascente pensiero scientifico e il protestantesimo nel ‘600 e nel ‘700: «one has to recognize as a simple fact that ‘classical modern science’ arose only in the western part of Europe in the sixteenth and seventeenth centuries» (p. 161).
L’A. dedica uno spazio particolare allo studio del background filosofico soggiacente le diverse visioni sia scientifiche che teologiche. La religione ha infatti profondamente contribuito a creare un particolare clima spirituale di pensiero. È indubbio come nel 700 la religione fosse la realtà più potente e influente della vita culturale: «what people thought about God (or the gods) influenced their conception of nature, and this in turn influenced their method of investigating nature, that is their science» (p. XIII).
L'opera si sofferma su come la prospettiva greca e la prospettiva biblica abbiano creato un particolare atteggiamento nei confronti della natura: «science is more a consequence than a cause of a certain religious view» (p. 161).
Vengono esaminati i principali motivi segnalati dal protestantesimo, dal Calvinismo in modo particolare, per cui la scienza incipiente andava coltivata: dare gloria a Dio e contribuire al progresso dell’umanità, esercitare la capacità investigativa della ragione umana e, infine, essere impiegata nelle sue applicazioni tecniche. Il volume presenta un gran numero di testi biblici che accompagnano la discussione e ne manifestano il collegamento con il background religioso del tempo, nonché con quello contemporaneo.