Il saggio di Julien Ries prende in esame la storia delle religioni indagando sull’origine del Sacro. Va ricordato che nei secoli XVIII e XIX la scoperta dei popoli primitivi attuata dall’espansione coloniale, apre la strada allo studio dei miti, dei riti, del pensiero selvaggio, e delle differenti pratiche religiose. Riesaminando l’itinerario di questi studi, l’A. analizza il differente approccio di due scuole che prendono in esame il fenomeno religioso: la scuola sociologica francese e la scuola fenomenologica. La prima, creata dagli studi iniziali dei missionari e proseguita poi dagli etnologi, comincia a produrre un’interessante documentazione e preziosi dossier su civiltà lontane. In questo approccio, di indole positivista, la matrice del sacro viene analizzata innanzitutto in relazione allo studio della vita sociale: il fatto umano è un fatto sociale, l’umanità si evolve dallo stato selvaggio alla civiltà in senso evoluzionistico. In quest’ottica le prime teorie del sacro vengono dedotte dal simbolismo del Mana e del Totem considerati il centro di tutti i fenomeni religiosi. Il Mana è inteso simbolo della forza impersonale e anonima presente nel clan e in ogni suo membro. La scuola fenomenologica studia invece il fenomeno religioso come fenomeno “vissuto” dall’uomo religioso, mettendo in secondo piano il contesto storico-culturale. Non si parte dalla società, ma dall’uomo religioso stesso. L’esperienza del sacro è intesa come l’esperienza vissuta del trascendente e dell’ineffabile, come la relazione con una Realtà Ultima intesa come Sacro. Attraverso gli studi di Dumezil da una parte e di Eliade dall’altra, Ries sintetizza una ricerca sulle “ierofanie”, per arrivare a mettere in luce le articolazioni fondamentali del fenomeno religioso che individuano e caratterizzano il comportamento, la struttura di pensiero, la logica simbolica e l’universo mentale dell’homo religiosus, che scopre il sacro come Realtà Assoluta. Nella prima parte dell’opera, l’A. studia il fenomeno religioso come «un insieme di dottrine aventi come complemento una miriade di riti e di pratiche. Una religione enuncia una concezione del mondo, della divinità e dell’uomo: concezione che esprime in un corpo dottrinale e morale e si ripercuote sul piano del vissuto». Si studia dunque il linguaggio, il vocabolario religioso, il pensiero, il comportamento, la liturgia, la semantica storica, per affermare infine la nozione e il significato del sacro nelle diverse religioni. Nella seconda parte vengono analizzate le religioni indo-europee (sulle tracce di Dumezil); gli Ittiti (secondo millennio avanti Cristo); la Grecia e l’origine dell’elemento cretese e ariano; i Romani e l’origine di parole come sacer, sanctus, religio; il Vicino Oriente Antico culla della civiltà Sumera; l’Ebraismo, che segna il passaggio dal politeismo al monoteismo; l’Islam; e infine lo studio di Gesù di Nazaret messo in luce come figura centrale e originale del sacro cristiano.