L’autrice, psicologo clinico statunitense, riporta nel testo il frutto di uno studio psicologico, condotto su 40 scienziati, tutti impiegati nel campo delle scienze naturali in università o altre istituzioni accademiche, portato avanti allo scopo di delinearne il profilo psicologico. Nonostante sia stato scritto molti anni fa, il testo resta ancora fra i pochi, forse l’unico nel suo genere, e dunque continua anche oggi a rivestire un certo interesse. Lo studio nasce da quello che l’autrice considera come un curioso paradosso: quello per cui l’uomo di scienza, che si dedica a chiarire come le cose funzionino veramente, a discernere i fatti dalla finzione, e in definitiva ala ricerca della verità, possa essere esso stesso avvolto da un alone di mistero a motivo dell’immagine che ne forgia l’opinione pubblica. Poiché generalmente molti stereotipi vengono attribuiti alla personalità dei ricercatori, è impossibile, senza uno studio empirico, raccontare quali caratteristiche umane li definiscano accuratamente e quali no. Lo studio è stato condotto sulla base di svariati test, oltre che su di una serie numerosa di interviste circa la storia personale e il percorso di crescita degli scienziati. L’autrice trae numerose conclusioni circa la loro personalità, l’immagine elaborata di se stessi e il loro stile di pensiero e di vita. Ogni capitolo del testo si occupa di approfondire ciascuno di questi aspetti facendo talvolta riferimento a specifici soggetti in esame, impiegando numerosi riferimenti biografici e tabelle statistiche.