Antologia di brani di 72 scienziati dell’Ottocento e Novecento su Dio, la religione e la dimensione sapienziale della scienza, introdotti da una sintetica e documentata biografia. Il volume di Hubert Muschalek (pp. 421), pubblicato originariamente nel 1952 a Berlino con il titolo Gottbekenntnisse moderner Naturforscher e successivamente riproposto in quattro nuove edizioni a distanza di pochi anni, è un esempio di apologetica diretta al mondo della scienza la cui finalità dichiarata è mostrare come il materialismo e l’ateismo non siano più, prendendo come riferimento ideale il positivismo ottocentesco, una necessaria componente della mentalità degli scienziati. I testi sono ben scelti, sebbene si abbia a volte l’impressione di un’eccessiva frammentazione a motivo della loro brevità o dell’inevitabile astrazione dal contesto completo in cui furono scritti. Varie delle riflessioni proposte possono risentire dello stato della ricerca scientifica e del dibattito filosofico propri dell’epoca a cui si riferiscono (basti per tutte il risvolto teista associato al vitalismo di Hans Driesch), ed alcuni dei testi riportati possono perfino tradire una sorta di ingenuo concordismo. Tuttavia, nel suo insieme, il volume rappresenta una raccolta unica nel suo genere, di indubbio valore storico e documentale. Il lettore interessato potrà partire dai personaggi proposti da Muschalek per andare al di là di quanto la stessa antologia, per motivi ad essa intrinseci, possa dire, esplorando la notevole produzione interdisciplinare della maggior parte degli scienziati ai quali si dà voce, anche grazie alla precisa bibliografia riportata in fondo al volume. Si tratta di astronomi, chimici, fisici, biologi, paleontologi, antropologi, etnologi e numerosi medici, specialmente (ma certo non esclusivamente) di area tedesca, delle cui testimonianze l’A. si preoccupa di sottolineare in primo luogo il valore apologetico, sebbene a volte quest’ultimo possa essere soltanto implicito. L’impressione che si coglie dalla lettura di Dio e gli scienziati è, comunque, quella di un colloquio immediato con uomini che hanno familiarità con i segreti della natura e le leggi della vita e, insieme, posseggono l’umiltà di affermare la loro apertura al Trascendente, o di confessare senza remore la loro fede, come nel caso di Guglielmo Marconi: «Dichiaro con orgoglio di essere credente. Credo alla potenza della preghiera. Vi credo non solo come credente, ma anche come scienziato».