Vi si raccolgono 18 scritti, presentati da un commento di Enrico Bellone, corrispondenti ad un ampio periodo di tempo (1906-1947) ed introdotti da unaAutobiografia scientifica (saggio postumo). È lo stesso scienziato a spiegare la logica che accomuna i vari scritti: essi «riguardano il compito della fisica come indagine del mondo esteriore reale», aggiungendo tuttavia che «il punto debole di questo modo di formulare il problema sta in ciò, che il mondo esteriore reale è una entità che non si presta in nessun modo ad essere mostrata direttamente; circostanza questa che ha sempre suscitato delle obiezioni di principio, e da cui anche oggi molti fisici e filosofi di grido concludono non aver senso parlare di un mondo esterno reale in contrasto col mondo quale si offre all’immediata percezione dei nostri sensi». Il padre della teoria dei quanti è consapevole delle profonde questioni filosofiche suscitate dalla nuova prospettiva recata dai suoi studi sulla quantizzazione della radiazione, ma le affronta all’interno di un quadro epistemologico che resta fedele ad un realismo di fondo, in sintonia con le riflessioni di un suo illustre contemporaneo, Albert Einstein. Questi saggi di Planck rappresentano un lucido esempio di come la scienza si apra con naturalezza a questioni di carattere filosofico che non possono essere eluse e la cui importanza va ben al di là del semplice problema di quale debba essere la corretta interpretazione del dato scientifico. Segnaliamo in modo particolare i seguenti scritti, i cui titoli mostrano già da soli la valenza interdisciplinare delle riflessioni dell’A.: “L’unità dell’immagine fisica del mondo” (pp. 33-65), “Legge di causalità e libero arbitrio” (pp. 115-156), “Dal relativo all’assoluto” (pp. 157-174), “La causalità della natura” (pp. 265-292), “Determinismo o indeterminismo?” (pp. 334-353). Il volume raccoglie anche un saggio intitolato Scienza e Fede (pp. 260-254), disponibile nella pagina di Documentazione generale di questo sito.