Nato ad Arezzo nel 1879 e morto a Roma nel 1961, Francesco Severi è stato uno dei più grandi matematici italiani del XX secolo. Percorse una carriera rapidissima e assai prestigiosa che lo vide ordinario di geometria proiettiva e descrittiva a soli ventisei anni, Rettore dell’Università di Roma, fondatore e presidente a vita dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica, Accademico d’Italia e dei Lincei, ricercatore di fama internazionale e autore di opere sia di elevata specializzazione che di impostazione didattica. Tuttavia, la vita del Severi non si esaurì in questa pur eccezionale attività: probabilmente la pagina più ricca e profonda dell’esistenza del grande scienziato aretino è rappresentata dalla sua conversione, o meglio dal ritorno, al cattolicesimo, evento che costituisce il motivo dominante del bel libro Dalla scienza alla fede, scritto, come egli stesso ricorda nella Prefazione, su invito di Padre Anselmo Gabbani, Priore dei Camaldolesi, presso i quali egli aveva maturato il riavvicinamento alla fede abbandonata nel periodo della fanciullezza. Scrive il Severi: «Una paziente elevazione e macerazione del pensiero scientifico m’aveva condotto a poco a poco alle soglie del Mistero, oltre le quali non si può andare che nella luce della Rivelazione, mercé la grazia che Iddio di Misericordia concede ai sofferenti e agli imploranti. La gravezza delle sofferenze fisiche m’ha dato l’ultima spinta verso una maggiore illuminazione del Cielo». Questo intreccio di sapere e di Mistero, di profonde esperienze intellettuali e di altrettanto profonde sofferenze, di pura razionalità e di preghiera ardente appare assai suggestivo e accomuna il Severi ad altri celebri scienziati (basti pensare al caso davvero emblematico di Blaise Pascal). E forse non privo di un significativo valore simbolico può risultare anche il fatto che Francesco Severi sia nato il giorno di Pasqua e morto l’8 dicembre, Festa dell’Immacolata Concezione. Attraverso i 23 saggi raccolti nel volume, generalmente testi di conferenze divulgative, si offre al lettore una visione di insieme di quali fossero le domande filosofiche della scienza più dibattute nella prima metà del XX secolo. Il linguaggio utilizzato dall’A. e il contesto scientifico entro cui egli si muoveva, sebbene restino indietro rispetto ai successivi sviluppi delle scienze, rappresentano nondimeno una testimonianza storica di indubbio valore sulla dimensione umanistica e filosofica della scienza, interpretata da uno dei suoi protagonisti.