Frutto del lavoro di un gruppo di ricerca interdisciplinare concepito e coordinato dall’Istituto Filosofico di Studi Tomistici di Modena, il volume Analogia e autoreferenza si presenta come primo, impegnativo passo verso il chiarimento della natura di due paradigmi logico-teoretici, di due modi di pensare che racchiudono in se stessi il senso del filosofare classico-medievale (l’analogia), da una parte, e del filosofare moderno (l’autoreferenza), dall’altra. Il tema del libro rispecchia l’urgenza, sentita nelle discipline scientifiche forse più che in quelle filosofiche e umanistiche, di chiarire i presupposti concettuali dei paradigmi di ricerca che orientano il pensiero contemporaneo, confrontandosi con le spesso fraintese o non del tutto sfruttate potenzialità dei principi paradigmatici del pensiero premoderno. Franca D’Agostini prova ad argomentare la possibilità di paradossi non autoreferenziali e di autoriferimenti non paradossali. Alberto Cevolini propone uno studio sul rapporto esistente fra l’analogia e il principio di autoreferenzialità nella psicologia aristotelico-tomista, proponendo per tale approccio il nome di realismo riflessivo. La parte centrale del volume è caratterizzata dalla strettissima correlazione che lega i contributi di Alberto Strumia, Claudio A. Testi e Gianfranco Basti, tutti esplicitamente impostati su una analisi densa e scrupolosa del paradigma analogico e delle sue eventuali implicazioni autoreferenziali a partire dallo studio classico di Joseph M. Bochenski, Sull’analogia, qui messo a disposizione del lettore per la prima volta in traduzione italiana (ad opera di Alberto Strumia). Gianfranco Basti muove proprio dalla formalizzazione bochenskiana, mettendone in luce pregi e limiti, per oltrepassare i quali l’Autore si appoggia agli sviluppi più recenti della logica e dell’ontologia formale. Alberto Strumia, sfruttando gli strumenti della matematica insiemistica, chiarisce in modo brillante la struttura del discorso analogico, restando allo stesso tempo aderente all’insegnamento tomistico, come dimostrano i costanti riferimenti ai passi più significativi dell’opera dell’Aquinate. Claudio A. Testi affianca il saggio di Strumia con l’obiettivo di arrivare a una formalizzazione del discorso analogico quanto più fedele possibile alla lettera di Tommaso, utilizzando la logica di Lesniewski, la più vicina secondo l’Autore alla possibilità di una formalizzazione coerente con l’ontologia aristotelico-tomista. Il saggio di Sergio Parenti chiude il volume proponendo una riflessione sull’opportunità di usare l’analogia come strumento di soluzione dei paradossi linguistici, muovendo da esemplificazioni di carattere filosofico e teologico – in particolare, dal classico tema dell’analogia dei nomi di Dio.