L’A., canadese trapiantato in Inghilterra, è uno dei pochi epistemologi attivi nel Regno Unito che non seguono la corrente analitica (ispirata all’insegnamento del secondo Wittgenstein), né quella popperiana o post-popperiana. Si tratta di un’opera degna di considerazione, dalla lettura non eccessivamente impegnativa. Dopo l’esaltazione positivistica della scienza, afferma l’A., durante il XX° secolo si è assistito ad un crescente irrazionalismo, che ha negato prima il realismo della conoscenza, e quindi anche la sua razionalità, mettendo in crisi i concetti di “metodo” e di “progresso scientifico”. Criticando Popper e i suoi epigoni Kuhn, Lakatos e Feyerabend (che comunque stima), Newton-Smith propone il suo “razionalismo temperato”. Pur accettando per buona la tesi che ogni teoria si dimostrerà falsa entro un tempo sufficientemente lungo dalla sua formulazione, l’A. afferma che il succedersi delle teorie è comunque un progresso verso una migliore conoscenza della verità. Egli propone pertanto un superamento dell’incommensurabilità delle teorie scientifiche avanzata in modo assai influente da Thomas Kuhn, tramite una teoria del significato causale-realistica e non olistica. Infine, in dialogo critico verso Popper, viene riaffermata la validità di un’induzione “rivisitata”, e contro Feyerabend quella di un metodo che salvi la razionalità dell’impresa scientifica, senza arrivare però a ridurlo ad un elenco di regole: il ruolo del giudizio personale dello scienziato resta ineliminabile. L’A. conclude il volume affermando che «realism is the truth and temperate rationalism the way».