Christian theology and natural science: some questions on their relations

Si tratta di un’opera di valore storico in quanto, assai prima che il dibattito dei rapporti fra scienze e religione venisse alla ribalta nella seconda metà del XX secolo, E.L. mascall, teologo anglicano con una precedente formazione nelle scienze naturali, era già negli anni 1950 in grado di indicare con una certa chiarezza quali tematiche della ricerca scientifica avevano o avrebbero avuto implicazioni per la teologia. Il volume, frutto delle Bampton Lectures tenute all’Università di Oxford si suddivide in otto capitoli, i cui titoli sono sufficientemente rappresentativi dei temi affrontati: I. Contacts of Science and Theology; II. The nature of scientific theories; III. Cosmology and contingency; IV. Creation in Theology and Science; V. Modern physics and indeterminacy; VI. The body and the soul; VII. Man’s origin and ancestry; VIII. The purpose of creation. Pur con i limiti delle cognizioni scientifiche della metà del secolo XX e da una prospettiva teologica non sempre condivisibile, l’A. si sforza di cercare soluzioni a problemi che certamente reclamano un certo approfondimento teologico: dai rapporti fra la storia della salvezza e la storia evolutiva dell’uomo all’unicità dell’Incarnazione, dalla comprensione del peccato originale alla possibilità di intelligenze extraterrestri, dal rapporto fra corpo e anima al modo in cui teologia e scienza comprendono la creazione, dalla possibilità che l’uomo avrebbe di autodeterminare la propria evoluzione futura al problema della manipolazione genetica. Il lettore vi troverà in nuce tutti i maggiori temi del dibattito interdisciplinare contemporaneo. Si apprezza lo spazio dedicato al mistero dell’Incarnazione e dei suoi rapporti con l’universo fisico, che fa da sfondo a buona parte della trattazione: l’Incarnazione manifesta il dovere dell’uomo di non alterare la natura umana, perché questa natura Dio ha voluto assumere su di Sé, ed implica anche una certa fiducia nel futuro, perché le eventuali aberrazioni di un malcompreso progresso scientifico non frustreranno il dono stabile di Dio. Al tempo stesso, la finalità dell’opera, afferma tuttavia l’A., «non è stata tanto quella di rispondere a questioni specifiche, quanto mostrare che vi è un ampio terreno di scambio intellettuale in cui teologi e scienziati possono ingaggiare una conversazione intelligente, serena e fruttuosa. È questo ciò che sembra essere, a lunga scadenza, il fine principale cui puntare, piuttosto che all’improvvisazione di frettolose risposte a domande imbarazzanti. Ed è per questo che sono gli scienziati ed i teologi, non la scienza e la teologia, a doversi incontrare».