«Aristotele sostenne che ognuno desidera conoscere la natura ma chiaramente non tutti sono in accordo su come conoscerla». Questa tesi è oggi più che mai attuale, dal momento che la conoscenza umana è in costante incremento così come le sue forme, i metodi, i mezzi e gli scopi che l'uomo si pone di raggiungere attraverso di essa. Ma «quando differenti fonti di conoscenza sono in conflitto l'una con l'altra, quali strategie possono essere utilizzate per risolvere i conflitti? […] Certe discipline sono in posizione privilegiata per decidere sulle pretese della conoscenza o sono tutte sullo stesso piano?» (p. 1). Partendo da tali considerazioni generali, Kenneth John Howell, direttore del John Henry Newman Institute of Catholic Thought e professore di Religious Studies all'Università dell'Illinois (Champaign - Alabama) presenta il suo saggio God’s Two Books. Copernican Cosmology and Biblical Interpretation in Early Modern Science, indagine sul rapporto tra il libro della Sacra Scrittura e quello della Natura. Il testo esamina il delicato rapporto tra scienza e religione, sviluppatosi in particolare nel Rinascimento, e fattosi poi più delicato con la nascita della scienza moderna, nel complesso periodo storico compreso tra l'alba del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo, in particolare dopo che la pubblicazione del De Revolutionibus Orbium Coelestium (1543) di Copernico aveva fatto emergere un acceso dibattito sull’interpretazione da attribuire ai testi sacri da una parte e, dall’altra, alle nuove scoperte astronomiche. L’A. pone la sua attenzione sulle reazioni, le posizioni e le concezioni cosmologiche elaborate da studiosi protestanti – teologi e astronomi – del Nord Europa, offrendo così al lettore un punto di vista originale del dibattito dell'epoca, approfondito solo negli ultimi decenni, di solito centrato e perlopiù limitato al "caso Galileo" e al ruolo della Chiesa Cattolica dell'epoca. La tesi principale dello storico è che non vi fu all'epoca una netta divisione tra copernicani e anti-copernicani o tra sostenitori del senso letterale o del senso figurato della Bibbia ma che, anzi, teologi, astronomi, filosofi naturali luterani e calvinisti, fecero un uso della Bibbia molto eterogeneo e attento (subtle) e che, sebbene non fossero in sintonia su come le singole discipline dovessero rapportarsi tra loro, la maggior parte condivideva l'obiettivo comune di trovare la spiegazione vera del sistema dell'universo (the true system of the universe). L'approccio di studiosi quali Keplero, Tycho Brahe e dei meno noti Rothmann, Peucer e Filippo Melantone, ecc.. e dello stesso Copernico, si può forse definire interdisciplinare ante-litteram, dal momento che l'obiettivo era quello di ricercare soluzioni cosmologiche basate sull'interazione tra ricerca empirica e interpretazione teologica, che come tale, non era univoca, ma era a sua volta oggetto di un'ermeneutica biblica, in vista di un accordo con le nuove cosmologie, accordo ottenuto anche attraverso tentativi di combinare i sistemi geocentrici e eliocentrici alla fine o valutando questioni di estetica emerse nel delinearsi della nuova astronomia. L'A. definisce tale posizione come "realismo convergente" (convergent realism) in cui «l'astronomia matematica e la fisica non avrebbero mai avuto significati astrologici come allo stesso modo la Bibbia non avrebbe mai prodotto una filosofia della fisica. Le verità in una disciplina potrebbero non richiedere un principio corrispondente in un'altra, sebbene tutte le discipline debbano essere in accordo nelle loro conclusioni su una questione particolare» (p. 216). Ambedue le prospettive, empirica e teologica, devono essere perciò costituenti e costitutive di una visione olistica dell'universo; la parola della Bibbia ha una sua rilevanza ma non ha, e non può avere, contenuto scientifico; allo stesso tempo l’universo esprime una presenza e racchiude un significato divini e le verità teologiche sono intessute (interwoven) nella natura in una trama sottile ma rivelatrice. Le conclusioni dell'interessante saggio, ricco di particolari e aneddoti storici nonché di accenni ad altre problematiche filosofiche, possono rivelarsi utili suggerimenti anche nel dibattito attuale, che fatica a trovare una concordanza in quanto «sebbene le discussioni [attuali] siano sorte a causa di cambiamenti di teorie scientifiche, molti problemi fondamentali hanno una data antica con una lunga e venerabile storia. Qualunque sia il futuro della teologia e della scienza, una conoscenza delle loro rispettive storie è essenziale per la riflessione e la teorizzazione (p. vii)».