Teologia della materia. Civiltà tecnica e spiritualità cristiana

Marie-Dominique Chenu (1895-1990), presbitero domenicano, è stato uno dei teologi più importanti del XX secolo e, grazie al suo contributo nel campo della teologia cattolica come rinnovatore del tomismo, fu uno dei protagonisti del Concilio Vaticano II.

Il saggio di Chenu, Teologia della materia, si presenta al lettore come un valido approfondimento di antropologia teologica. Il testo riguarda l’uomo nella sua duplice dimensione: spirituale e materiale. L’intento dell’autore è quello di segnalare la profonda unità tra queste due più importanti dimensioni dell’umano, rigettando i dualismi tra corpo e anima, o le facili esuberanze spiritualiste e materialiste: «[…] L’uomo, come essere corporale, è solidale col cosmo. È solidale a tal punto che la sua perfezione non consiste nel superare una “esistenza nel mondo”. […] La verità umana, la verità divina sull’uomo consiste nel fatto che lo spirito penetra profondamente il campo del corpo, del proprio corpo, ma anche di tutto quel corpo del mondo che è in esso realizzato. […] L’anima separata dal corpo non è persona. La personalità dell’uomo non si costituisce nell’emergere esclusivo dello spirito. […] L’uomo è persona in quanto assolutamente completo». (pp. 54-55)

Chenu intende proporre una vera e propria teologia dell’Incarnazione capace di confrontarsi con la modernità e con le istanze più profonde dell’uomo contemporaneo. Anticipatore della teologia del corpo, propria di Karol Woityla, Chenu si fa portavoce di quel materialismo cristiano di cui ha anche parlato Josemaria Escrivà.

Il lettore può cogliere il filo conduttore del percorso testuale che Chenu intende proporre, ovvero: nell’economia della salvezza l’uomo è salvato nella sua unità e tutto ciò che compie sulla terra fa parte dell’opera demiurgica di cui egli è protagonista, in quanto collaboratore di Dio che si incarna nella storia e opera in essa. Nonostante la caducità della materia a causa del peccato originale, in essa l’uomo può tangibilmente riscontrare l’opera del Creatore che precede e accompagna l’opera della creatura.

Tutto ciò che è autenticamente umano è cristiano. Senza questa certezza che si radica nel mistero del Verbo fatto carne, non solo tutto il contributo di Chenu sarebbe vano, ma anche l’evento cristiano perderebbe di significato, proprio sulla scorta dell’insegnamento dell’A.: «[…] Dio, col rivelarsi all’uomo, rivela l’uomo a se stesso. Logica dell’Incarnazione: Dio si rivela umanizzandosi. In quest’epoca della storia in cui la civiltà scientifica e tecnica trasforma in maniera così profonda la condizione umana, il cristiano, ben lungi dal venirne offuscato, vi scopre un atteggiamento più attuale, una disponibilità più cosciente per entrare nel «mistero» dell’umanizzazione di Dio, per ricapitolare in Cristo la costruzione del mondo e lo svolgersi della storia». (pp. 135-136)

G. A.