La dittatura del calcolo

Paolo Zellini, professore di analisi matematica, è anche autore di numerosi saggi in cui si intersecano temi di storia, matematica, e filosofia. In questo breve volumetto Zellini affronta la questione del nostro rapporto con gli algoritmi e con gli strumenti di calcolo che sembrano ormai gestire ogni dettaglio della nostra vita.

La definizione di algoritmo è in sé molto semplice: si tratta infatti di una serie di istruzioni per un calcolatore, sulla cui base questo elabora un processo di calcolo. Seguendo questa definizione in verità si potrebbe dire che gli algoritmi siano sempre esistiti, anche in assenza di un calcolatore elettronico, ma fu solo dagli anni ‘50 del Novecento che sono stati studiati e definiti con precisione. Infatti, in quell’epoca emerse la necessità di un maggior formalismo matematico, e inoltre furono sviluppati processi di calcolo su grande scala che resero gli algoritmi un elemento essenziale per processare alcune operazioni.

Il testo risulta piuttosto frammentario, poiché ogni breve capitolo racconta una storia a sé, ma ognuno di essi contribuisce all’argomentazione di fondo che Zellini intende portare avanti. Usando un linguaggio matematico, e non sempre di facile navigazione, approfondisce tuttavia temi di grande rilevanza filosofica e teologica, quali la natura dell’uomo e il suo rapporto con la conoscenza, con la realtà e con l’infinito.

Infatti, al giorno d’oggi non vi è dubbio che gli algoritmi governino una parte notevole della nostra vita quotidiana, poiché vi deleghiamo la gestione di procedure e operazioni complesse che non saremmo in grado di eseguire altrimenti. In questa opera Zellini prende ad esempio alcuni episodi o concetti matematici per esaminare la questione del rapporto fra il calcolo matematico e la realtà umana. Infatti, gli algoritmi, anche i più raffinati, per quanto possano arrivare persino a simulare il pensiero umano, non possono che lasciar fuori le domande fondamentali sulla natura umana e sulla coscienza. L’unico modo con cui sembra possibile confrontarci con una macchina è seguendo il criterio categorico dell’efficienza, senza potersi basare sui concetti di coscienza o libertà, e rischiando perciò di rendere il pensiero stesso come una qualità del tutto ancillare.

In particolare, Zellini ci tiene a sottolineare la possibile pericolosità - quasi apocalittica - del calcolo, o per meglio dire, il rischio che corriamo nell’affidarci al calcolo in modo a volte fideistico. Infatti, ormai da tempo il dominio degli algoritmi si è distaccato dai fondamenti filosofici ed etici che a lungo ne hanno pervaso lo studio.

 

Autore scheda bibliografica tematica
Giulia Capasso
2020