Il libro di Christophe Boureux è un libro di teologia, più precisamente, di teologia della Creazione. È però un libro di teologia della Creazione attento alla questione ecologica, nella sua attualità e nel suo essere questione centrale per il ruolo dell’essere umano nel mondo – nella Creazione, appunto. In questo modo, esso diventa una lettura colta e stimolante per il lettore che desidera ricollegare la Rivelazione ebraico-cristiana con i temi e le preoccupazioni antropologiche attuali. L’A., infatti, tra gli obiettivi alti dell’opera pone esplicitamente quello di far scaturire dalle Rivelazione (tecnicamente intesa come composta da Sacra Scrittura e Tradizione) tutte le sue potenzialità per il discorso ecologico.
La concezione che fa da cardine all’intero itinerario è quella di “creazione in Cristo” – primogenito di ogni creatura – sola a poter superare alcune cesure maturate negli ultimi secoli. A tal fine, l’A. offre un’enfasi trinitaria al suo discorso, tramite la quale sottolinea la dimensione di alleanza tra Dio, l’essere umano e tutte le altre creature.
La dimensione di relazionalità del tutto – così centrale anche nel Magistero di papa Francesco con la Laudato si’ – viene sancita attraverso il passaggio, al contempo dotto e sensibile, da “ecumene” (oikos meno: la casa in cui si dimora) a “paesaggio”. Il paesaggio è concepito come l’insieme delle creature, viste nella loro singolare esistenza in quanto entità e colte nel loro ambiente ecologico, simbolico, storico, tecnico e fisico. Sulla scorta di questa recuperata ed estesa relazionalità, dunque, l’essere umano “non è un essere gettato in un mondo fisico che gli è estraneo, poiché egli è il prodotto di un mondo in divenire. Gli enormi progressi della biologia non smettono di ricordarcelo” (p. 15). Di qui, lo sguardo sull’essere umano né come despota né come amministratore del mondo, ma come ospite attento e riconoscente nel quale possa riverberare la figura del Dio che, nel Risorto, appare a Maria Maddalena nelle vesti di giardiniere (come il titolo stesso del libro sottolinea).
Il testo è organizzato, oltre che in una introduzione e un epilogo, in cinque capitoli. Il primo si concentra sul “tempo della Creazione”, inteso come dono di Dio e come una storia connotata dalle decisioni e dalla creatività delle creature. Il secondo capitolo tratta dello “spazio della Creazione”, sottolineando sia che ogni creatura “simboleggia” il suo ambiente in certo grado, sia come l’essere umano possa conferire a questo spazio il carattere di essere un “luogo di riconoscimento”. Con il terzo capitolo si coglie come “l’alleanza che è la forma concreta della creazione, si scrive, si traccia e si realizza non grazie alle entità stesse, ma mediante la loro congiunzione”. Il quarto capitolo si sofferma sulla differenza tra le varie creature, e tra “uomo e animale”. Il quinto capitolo giunge alla considerazione degli oggetti tecnici, “che non cessano di essere inventati”, senza i quali l’essere umano non può vivere.
L’attenzione, già menzionata, alle creature-entità giunge, nell’epilogo, a chiarire i rapporti tra la nozione di “natura” e quella di paesaggio come l’insieme delle creature nel loro ambiente: “Prendendo come punto di partenza le entità del mondo [concrete e singolari] e non la Natura [astratta e universale] è più facile mettere in evidenza i legami interni che, non smettendo di svilupparsi e accrescersi, costituiscono la Creazione” (p. 235, corsivo aggiunto).