La cultura contemporanea in molte parti del mondo è caratterizzata, tra gli altri aspetti, da una rivoluzione scientifica e tecnologica di cui l'evangelizzazione e la catechesi devono tener conto (cfr. Gaudium et Spes, 54). Parte della risposta della Chiesa alle opportunità e alle sfide poste da questa situazione culturale dovrebbe essere rivolta agli uomini e alle donne responsabili della ricerca scientifica e dell'applicazione delle sue scoperte. Se il Vangelo deve davvero penetrare «in tutti gli strati dell'umanità» e operare una trasformazione dei «criteri di giudizio, i valori determinanti, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell'umanità» (Evangelii Nuntiandi, 18, 19), il mondo della scienza e della tecnologia non può essere ignorato.
Particolarmente urgenti sono oggi le questioni poste dai progressi delle cosiddette scienze della vita. Queste sembrano rendere possibile l'identificazione, la scomposizione, la riorganizzazione e la ricomposizione dei componenti di base degli organismi viventi, compresa la modifica deliberata dell'organismo umano. L'umanità è giunta alle soglie della possibilità di dirigere il proprio futuro biologico in modo consapevole e deliberato. Non è solo una questione di tecnologia biologica; si tratta anche di una sorta di industrializzazione biologica, ovvero l'integrazione di campi come la fisica dello stato solido, la genetica e la neurofisiologia. Per esempio, gli scienziati stanno tentando di unire i circuiti elettronici al funzionamento del cervello umano. Questi e altri sviluppi e possibilità sollevano serie questioni sull'integrità personale che sono di enorme importanza per l'umanità e quindi per la Chiesa, che condivide «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi» (Gaudium et Spes, 1).
Inoltre, la comunità scientifica è molto lontana dall'essere unanime nelle sue posizioni riguardo al senso di queste scoperte. C'è attualmente una reale - e, diremmo, provvidenziale - opportunità per la Chiesa di offrire a questi scienziati la guida della sapienza che le è stata affidata riguardo la dignità e la vocazione della persona umana e di collaborare con loro nel valutare l'impatto che queste scoperte hanno sulla vita umana. La Chiesa cattolica ha ora l'opportunità provvidenziale di dimostrare agli scienziati la sua disponibilità a collaborare per il bene dell'umanità. In questo senso ricordiamo il messaggio conclusivo rivolto dal Concilio Vaticano II agli uomini e alle donne di cultura e di scienza: «Noi dunque non potevamo non incontrarci con voi. Il vostro cammino è il nostro. I vostri sentieri non sono mai estranei ai nostri. Noi siamo gli amici della vostra vocazione di ricercatori, gli alleati delle vostre fatiche, gli ammiratori delle vostre conquiste e, se occorre, i consolatori dei vostri scoraggiamenti e dei vostri insuccessi. [...] senza turbare i vostri passi, senza accecare i vostri sguardi, noi vogliamo offrirvi la luce della nostra lampada misteriosa: la fede [...] Forse mai, grazie a Dio, è apparsa così bene come oggi la possibilità d’un accordo profondo fra la vera scienza e la vera fede, l’una e l’altra a servizio dell’unica verità. Non impedite questo prezioso incontro!» (Chiusura del Concilio Vaticano II, Messaggio del Santo Padre agli uomini di pensiero e scienza)
Certamente questo sforzo implica una catechesi molto precisa e specializzata che non può essere ignorata. Alcune delle componenti fondamentali di questa catechesi sono le seguenti:
1. Il riconoscimento della giusta indipendenza della scienza. La fede della Chiesa non è minacciata dalle scoperte scientifiche. "Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e con perseveranza di scandagliare i segreti della realtà, anche senza prenderne coscienza, viene come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le cose, fa che siano quello che sono." (Gaudium et Spes, 36).
2. Il campo più importante del dialogo tra la Chiesa e la comunità scientifica non riguarda le scoperte della scienza in quanto tali, ma gli scopi a cui queste scoperte sono destinate. È proprio in quest'area che troviamo le preoccupazioni e le questioni più importanti sollevate dalle recenti scoperte nelle scienze della vita. La certezza fondamentale che la Chiesa cattolica offre alla comunità scientifica è questa: tutti i problemi riguardanti la vita umana devono essere considerati “al di là delle prospettive parziali - siano di ordine biologico o psicologico, demografico o sociologico - nella luce di una visione integrale dell’uomo e della sua vocazione, non solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna" (Humanae Vitae, 7).
La nuova tecnologia biologica, per esempio, richiede l'intervento diretto, immediato e sistematico nel corpo umano. Ciò significa che le procedure biomediche per essere utilizzate con successo, al fine di creare nuove condizioni di salute fisica, intellettuale e psicologica, devono produrre risultati prevedibili e ripetibili. Tali considerazioni, tuttavia, sono proprie solo di un sistema controllato o chiuso. Perciò non possono fornire i criteri ultimi per la costruzione di una società che sia veramente umana. Rappresentano una minaccia alla spontaneità umana. Possono solo portare ad una società essenzialmente statica. La creatività è così minacciata. Lo spirito umano, che è sempre aperto a una dimensione trascendente che non può essere controllata, è immobilizzato. Se i valori dell'integrità umana e il rispetto della libertà umana non motivano la ricerca scientifica e la sperimentazione tecnologica, si arriverà a un mondo in cui nulla è indipendente, nulla è mosso dalla propria vitalità, una società in cui anche i nostri figli non sono la nostra progenie, ma la nostra creazione. I sostenitori della pianificazione eugenetica su larga scala sono spesso motivati da nobili sentimenti umanitari. Ma non possono essere i valori della scienza a determinare da soli come dovrebbe essere la vita umana.
La Chiesa cattolica crede che la salvezza non può essere ottenuta senza la grazia di Dio che è un dono. L'auto-realizzazione umana, quindi, non sarà realizzata interamente dalla pianificazione umana. La risoluzione finale del dramma della vita umana risiede in un intervento divino che trascende le limitazioni dello spazio e del tempo: il regno di Gesù Cristo. Da qui l'insegnamento del Concilio Vaticano II: per «autonomia delle realtà temporali» non si può intendere «che le cose create non dipendono da Dio e che l'uomo può adoperarle senza riferirle al Creatore» (Gaudium et Spes, 36).
3. Certo, non è facile parlare di Dio creatore e della regalità di Gesù Cristo a quegli scienziati che sono agnostici o atei. Tuttavia, la Chiesa cattolica non ha mai disperato della capacità della mente umana e del cuore umano di rispondere agli impulsi segreti della provvidenza divina, anche se la loro origine non è esplicitamente riconosciuta. Inoltre, molti scienziati oggi riconoscono i precisi limiti della loro metodologia. Si sono resi conto che il dogmatismo e l'ideologia non sono stati assenti dalla storia della stessa ricerca scientifica. L'uso del segreto dell'atomo in armi capaci di distruzione massiccia è stata per loro un'esperienza umiliante. A questo proposito, l'evangelizzazione e la catechesi degli scienziati che sono uomini e donne di fede sono estremamente importanti. Essi dovrebbero essere incoraggiati dalla Chiesa. Costituiscono uno di quei piccoli gruppi che saranno responsabili di gran parte della missione della chiesa nei prossimi anni. Gli scienziati che riconoscono il regno di Dio dovrebbero essere incoraggiati a formare comunità dove possano crescere nella loro comprensione, esperienza della loro fede cattolica, e dove mostrino le loro intuizioni su come i misteri della redenzione possano essere presentati ai loro fratelli e sorelle che cercano risposte ai dilemmi posti dalla loro ricerca scientifica.
4. Le istituzioni cattoliche di istruzione superiore dovrebbero essere incoraggiate a promuovere programmi di questo tipo, soprattutto perché sono attrezzate per offrire l'opportunità di un dialogo interdisciplinare in cui la teologia e la filosofia possono dare un contributo prezioso (cfr. Gravissimum Educationis, 10).
5. Infine, tutti i fedeli dovrebbero essere resi consapevoli delle implicazioni per la fede di ciò che sta avvenendo in queste indagini scientifiche. Dovrebbero essere aiutati a familiarizzare con l'insegnamento della Chiesa riguardo al ruolo appropriato della ricerca scientifica; ai limiti delle scoperte scientifiche; agli aspetti positivi e negativi del progresso tecnologico; alla santità della vita; al rispetto dovuto alla persona umana indipendentemente dalle caratteristiche fisiche, intellettuali o psicologiche; alla supremazia della grazia e alla necessità di rispondere all'uso ingiustificato delle scoperte scientifiche con una resistenza che talvolta può dover essere eroica.
E.M. Amrhein, R. Brungs, The Vineyard. Scientists in the Church (St. Louis: ITEST Faith/Science Press, 1992), Appendix 3, pp. 121-124.
Traduzione a cura del Centro DISF