Nell'agosto del 1938, la British Association for the Advancement of Science fondò una nuova Divisione per le relazioni sociali ed internazionali della Scienza, che sin dall'inizio fu ampiamente motivata dal desiderio di dare al progresso scientifico un preciso orientamento sociale. Questo movimento acquistò un considerevole slancio per tutti gli anni che seguirono. Il brano che vi proponiamo è il discorso inaugurare che Polanyi tenne durante l'incontro della British Association del dicembre 1945. Scrive l'autore in una nota che, nel proporre una riflessione sul messaggio sociale della scienza pura, si rese conto che oratori e pubblico si dimostrarono risolutamente in favore della posizione tradizionale della scienza pura liberamente perseguita per se stessa.
La scienza applicata ha un intento chiaro: essere al servizio del nostro benessere e della nostra sicurezza. Ma qual e quello della scienza pura? Quale giustificazione esiste per gli studi scientifici che non hanno un utilizzo pratico evidente? Fino a tempi piuttosto recenti, si credeva che tali studi servissero un fine proprio, la scoperta della conoscenza per amore della verità. Accettiamo ancora quell'idea? Crediamo ancora giusto che lo scienziato spenda fondi pubblici per attività di ricerca come, ad esempio, dimostrare il teorerna di Fermat- o contare il numero degli elettroni nell'universo: studi che, benché forse non manchino di qualche remota possibilità di utilizzo pratico, e improbabile che producano un'utilità materiale al pari di altre attività umane ragionevoli? No, generalmente oggi non accettiamo, come succedeva fino agli anni '30, l'idea che è giusto che la scienza persegua la conoscenza per se stessa, senza alcuna considerazione per il benessere della società. Ed il cambiamento non si deve al mutarsi delle circostanze, ma rappresenta una svolta fondamentale nell'opinione pubblica, provocata da un ben individuabile movimento filosofico recente.
Il movimento filosofico, che in questo modo ha messo in dubbio la posizione tradizionale della scienza, ha sferrato il suo attacco da due diversi lati. Una linea di attacco e diretta contra la pretesa della scienza di darsi da sola l'autorità di parlare. Questa è la linea della moderna analisi materialistica, la quale nega che l'intelletto possa operare sui propri fondamenti in maniera indipendente e ritiene che lo scopo del pensiero sia, in fondo, sempre pratico. La scienza, in questa visione, e semplicemente un'ideologia, i contenuti della quale sono determinati dai bisogni sociali. Lo sviluppo della scienza è allora spiegato dal sorgere, l'uno dopo l'altro, di nuovi interessi pratici. Ad esempio, si descrive la scoperta di Newton della gravitazione come sorta in relazione ad interessi di navigazione, e la scoperta di Maxwell del campo elettromagnetico come stimolata dalla necessità di comunicazioni transoceaniche. Una filosofia come questa nega chela scienza pura abbia uno scopo in se stessa e, addirittura, cancella la distinzione tra scienza pura e scienza applicata. La scienza pura, allora, è tenuta in considerazione principalmente perché non è del tutto pura - per il fatto che alla fine può venir piegata fino a diventare utile.
L'altra linea d'attacco si basa su fondamenti morali. Essa afferma con insistenza che gli scienziati dovrebbero volgere il proprio sguardo verso la miseria di cui è pieno il mondo e pensare ai rimedi che vi potrebbero recare. Chiede se, guardandosi intorno, essi possano, nei loro cuori, reputare giusto di utilizzare i loro talenti solo per la mera delucidazione di qualche oscuro problema - il conteggio degli elettroni nell'universo o la soluzione del teorema di Fermat. È possibile che possano riuscire a provarlo da soli... ? Gli scienziati sono moralmente rimproverati se praticano la scienza per il mero amore di conoscenza.
Così, oggi possiamo vedere che la posizione della scienza pura è sotto il tiro incrociato di due attacchi che si fondano su basi piuttosto diverse, i quali costituiscono una combinazione in qualche modo paradossale - ma che è veramente tipica della mentalità moderna. Un nuovo scetticismo distruttivo è qui unito ad una nuova e appassionata coscienza sociale; un'assoluta incredulità nello spirito dell'uomo va in coppia con eccessive pretese morali. Vediamo all'opera il modo d'agire che già ha assestato colpi rovinosi al mondo moderno: lo scalpello dello scetticismo colpito dal martello della passione sociale.
Tutto questa richiama alla mente le implicazioni più ampie del nostro problema, rivelate dallo spettacolo della scena europea. La distruzione della nostra civiltà su larghe porzioni del continente non era dovuta a qualche esplosione accidentale di bestialità fascista. A partire dalla rivoluzione russa, gli eventi che hanno devastato il continente rappresentano, al contrario, un unico e coerente processo: un vasto sconvolgimento radicale. I suoi primi impulsi furono grandi ondate di sentimenti patriottici ed umanitari, e furono questi sentimenti che attuarono la distruzione dell’Europa. La barbarie è sempre là, nascosta in agguato in mezzo a noi; ma può scatenarsi su vasta scala solo dopo che le passioni morali di ribellione hanno spezzato i controlli della civiltà. In giro ci sono sempre potenziali Hitler e Mussolini, ma possono acquisire potere solo a patto di riuscire a corrompere le forze morali verso i propri fini.
Dobbiamo, dunque, chiederci: perché le forze morali possono essere corrotte in questo modo? Perché le grandi passioni sociali del nostro tempo sono state convogliate entro canali di violenza e distruzione? La risposta può essere soltanto che non c'erano altri canali disponibili. Uno scetticismo radicale aveva distrutto la credenza popolare nella realtà della giustizia e della ragione. Esso aveva bollato tali idee come mere sovrastrutture; come ideologie sorpassate di un'età borghese; come paraventi dietro ai quali si nascondevano interessi egoistici; e in definitiva, come sorgenti di confusione e debolezza per chiunque vi avesse riposto la propria fiducia.
Non era rimasta una credenza nella giustizia e nella ragione abbastanza forte da dare forma concreta alle passioni sociali. Una generazione crebbe piena di fuoco morale e, tuttavia, disprezzando ragione e giustizia. E in cosa credeva invece?- nelle forze che erano rimaste - nel Potere, nell'Interesse Economico nel D siderio Inconscio. Essa, dunque, le accettò come la realtà ultima cui potersi affidare; vi trovò una moderna e inattaccabile espressione delle proprie aspirazioni morali. La compassione fu tradotta in spietata ostilità e il desiderio di fratellanza in implacabile lotta di classe. Il patriottismo si trasformò in bestialità fascista; i più malvagi, i più patriottici furono coloro che divennero fascisti.
Attlee ha recentemente descritto il bisogno più urgente dell'Europa attuale: "Abbiamo bisogno - ha detto - di un concetto di giustizia inteso non come volontà di una parte, ma come qualcosa di assoluto" e di una guida “che elevi la gente da un mero bisogno di benefici materiali a una più alta missione del genere umano”. Bevin si è espresso in maniera simile quando, di fronte alle masse europee affamate, parlò di una "fame spirituale che è molto più devastante di quella fisica".
Ma, disgraziatamente, la dottrina che c'era stata così efficacemente martellata in testa dal movimento filosofico predominante durante la passata generazione insegnava precisamente questo: che la giustizia non è altro che la volontà di una parte; e che non può esservi niente di più elevato della brama di benefici materiali - cosicché, parlare di missioni più alte e soltanto un'assurdità o un inganno. Il bisogno più urgente di oggi è di contrastare questa filosofia in ogni punto. E a noi scienziati tocca di attaccarla in nome della scienza. II più vitale servizio che oggi dobbiamo al mondo è di restaurare i nostri ideali scientifici, che sono caduti in discredito sotto l'influenza del movimento filosofico moderno. Dobbiamo riaffermare che l'essenza della scienza è l'amore per la conoscenza e che l'utilità della conoscenza non ci riguarda in maniera primaria. Dovremmo pretendere ancora una volta, per la scienza, quel rispetto pubblico e quel sostegno che le sono dovuti in quanto persegue la conoscenza, ed essa soltanto. Questa perché noi scienziati siamo impegnati verso valori più preziosi del benessere materiale e in un servizio più urgente di quello di tale benessere.
Quanto nettamente lo spirito del sapere puro si opponga alle pretese del totalitarismo, è stato sufficientemente dimostrato da molti eventi crudeli nel corsa della storia contemporanea. Le università che sostenevano la purezza dei loro principi sotto il totalitarismo, hanno costantemente dovuto far fronte a dure pressioni e spesso hanno sopportato pesanti sanzioni.
II mondo intero riconosce oggi il suo debito alle università di Polonia e Norvegia, di Olanda, Belgio e Francia, nelle quali ci si oppose a tale pressione e si tenne testa alle sanzioni. Questi luoghi sono oggi i testimoni delle convinzioni basilari della nostra civiltà europea e offrono la speranza di una genuina ripresa europea. E noi sentiamo, al contrario, che dove le università, dietro pressioni o minacce, hanno finito per compromettere i loro principi, le stesse radici della nostra civiltà sono state corrotte. In questi luoghi le nostre speranze per il futuro ardono a fiamma bassa.
II mondo, oggi, ha bisogno della scienza soprattutto come esempio di vita buona. Dispersi su tutto il pianeta, gli scienziati costituiscono ancora, pur essendo sommersi dai disastri, il nerbo di una grande e buona società. Anche oggi gli scienziati di Mosca e Cambridge, di Bangalore e San Francisco, rispettano gli stessi principi scientifici; e, negli abissi della Germania spaccata e del Giappone, uno scienziato è ancora uno di noi, uno che sostiene lo stesso codice di lavoro scientifico. Benché oggi siamo isolati gli uni dagli altri, ancora portiamo il marchio di un'eredità intellettuale comune e rivendichiamo di essere i successori dei medesimi grandi pionieri.
Questa è lamia concezione del rapporto della scienza con la comunità nei nostri giorni. Nel grande sforzo per la nostra civilizzazione, la scienza occupa un posto in prima linea. Nel movimento che sta minando la posizione della scienza pura, veda un distaccamento delle forze che assalgono la nostra intera civiltà. Ho detto che queste forze incarnano alcuni dei più intraprendenti e generosi sentimenti dei nostri giorni - ma ciò, ai miei occhi, le rende soltanto più pericolose. Dovremo combattere, in questa battaglia, contro alcuni dei migliori moventi del progresso umano. Ma non possiamo permettere che essi ci sviino. La facile saggezza dello scettico moderno, che distrugge la guida spirituale dell’uomo e lascia libero un così tanto spontaneo entusiasmo, ci è già costata cara. Per quanto discredito gettino su di noi coloro che trovano fuori moda la nostra fede nella scienza pura, dobbiamo comunque persistere nel rivendicare gli ideali della scienza.
M. Polanyi, La logica della libertà, Rubettino, Soveria Mannelli (CZ) 2002, pp. 91-97