Al termine dell'Assemblea Plenaria del Segretariato per i non credenti, tenutasi a Roma dal 31 marzo al 3 aprile 1981, sotto la presidenza di mons. Paul Poupard, venne rilasciata la dichiarazione che qui sotto riportiamo.
Preparata attraverso una consultazione internazionale realizzata con l'aiuto dei Vescovi locali, i lavori dell'Assemblea furono guidati successivamente dai Relatori, mons. Mark Hurley, Vescovo di Santa Rosa (U.S.A.), mons. John Gran, Vescovo di Oslo (Norvegia), mons. Alfonso López Trujillo, Arcivescovo di Medellín (Colombia), mons. Benvenuto Matteucci, Arcivescovo di Pisa (Italia), assistiti da quattro Consiglieri, rispettivamente, P. Robert Brungs, S.J. (St. Louis, U.S.A.), P. Franc Rode, C.M. (Lubiana, Jugoslavia), P. Georges Cottier, O.P. (Ginevra, Svizzera) e P. Hervé Carrier, S.J. (Canada) della Pontificia Università Gregoriana.
Presero parte all'Assemblea 22 Membri del Segreteriato, Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, e 12 esperti provenienti dal Nord e dall'America Latina, dall'Africa e dall'Europa, dal Medio Oriente e dall'Asia.
1. La scienza moderna non porta alla non credenza
Di fronte alle scienze naturali, i credenti hanno un atteggiamento positivo. La scienza in sé non minaccia la fede. Una chiara prova di ciò si ricava da recenti studi condotti negli Stati Uniti, una nazione che si è particolarmente distinta per lo sviluppo scientifico.
- Nei sondaggi sui motivi della non credenza, le "ragioni scientifiche" sono in fondo alla lista.
- Tra i professori di scienze nelle università statunitensi, più dell'80% afferma di credere in Dio. I professori di scienze naturali sono più credenti di quelli di scienze umane (sociologia, psicologia, ecc.).
- Le ragioni della non credenza vanno ricercate nel tipo di educazione ricevuta, negli stili di vita, nei valori culturali dominanti, ecc.
2. La scienza ha un'influenza indiretta sulla cultura attraverso la tecnologia e la divulgazione
La tecnologia ha cambiato il modo di vivere delle persone: consumismo, mass media, mobilità individuale e familiare, nuovi stili di lavoro e svago.
Questa mentalità trasforma la funzione sociale delle istituzioni tradizionali, specialmente la famiglia, gli istituti educativi, le chiese.
3. Nuovi problemi etici sorgono nella società scientifico-tecnologica
La scienza moderna ha sviluppato tecniche che danno origine a importanti problemi etici, vale a dire
a) le tecnologie della guerra moderna, capaci di sterminare l'intero genere umano, di sconvolgere, anche in tempo di pace, l'intesa tra le nazioni;
b) le tecniche di sperimentazione biologica che minacciano l'essere umano nel suo corpo e nella sua dignità, desacralizzando il senso della vita;
c) le tecniche che hanno sovvertito la morale sessuale: aborti in grande scala, sterilizzazione, contraccezione ecc;
d) il problema dei nuovi mezzi di comunicazione sociale che offrono vantaggi incomparabili all'uomo, ma possono anche contribuire alla sua degradazione;
e) la tecnologia dell'informazione ha portato ad una nuova società "technotronic" con vantaggi finora inauditi, ma anche con problemi riguardanti la libertà e la dignità della persona umana.
4. Scienza e tecnologia nei paesi comunisti
La pratica scientifica nei paesi comunisti incontra problemi simili, aggravati dal fatto che la cultura ufficiale è atea. Il concetto di persona come individuo nella società non si basa su presupposti spirituali ma su un materialismo che pervade tutta la cultura, gli istituti di ricerca, le università, ecc. Questo non significa che gli scienziati come individui non si pongano domande sui valori ultimi della vita e sul destino umano. Ma la pratica ufficiale della scienza e l'uso della tecnologia sono condizionati da una cultura che è areligiosa o addirittura antireligiosa.
5. "La scienza deve allearsi con la coscienza", Giovanni Paolo II
I discorsi di Giovanni Paolo II all'UNESCO (6 febbraio 1980) e a Hiroshima (25 febbraio 1981) hanno insistito sulla necessità assoluta di non dissociare scienza e coscienza: «Credo che la nostra generazione si trovi di fronte ad una grande sfida morale che consiste nel dover armonizzare i valori della scienza con i valori della coscienza umana. Quando ho parlato all'UNESCO il 2 giugno 1980, ho lanciato un appello che vi ripropongo oggi: “All'uomo che ha preso coscienza della situazione e della posta in gioco, che si ispira anche al senso elementare delle responsabilità che incombono a ciascuno, una convinzione s'impone, che è allo stesso tempo un'imperativo morale: bisogna mobilitare le coscienze! Bisogna aumentare gli sforzi delle coscienze umane nella misura della tensione tra il bene e il male alla quale sono sottoposti gli uomini alla fine del XX secolo. Bisogna convincersi della priorità dell'etica sulla tecnica, del primato della persona sulle cose, della superiorità dello spirito sulla materia (cfr. Giovanni Paolo II Redemptor Hominis, 16). La causa dell'uomo sarà servita se la scienza si allea alla coscienza. L'uomo di scienza aiuterà veramente l'umanità se conserverà il «senso della trascendenza dell'uomo sul mondo e di Dio sull'uomo” (Giovanni Paolo II, Discorso alla Pontifica Accademia delle Scienze, 10 novembre 1979). La causa dell'umanità sarà servita se la scienza si allea alla coscienza» (L'Osservatore Romano, 25 febbraio 1981).
6. Temi per ulteriori ricerche
a) I rapporti tra fede e scienza hanno una differente importanza nelle diverse parti del mondo; nell'America del Nord, in Europa, nelle nuove nazioni. Sarebbe utile un ulteriore confronto.
b) Sarà necessario approfondire come la "mentalità scientifica" e, in particolare, una certa tendenza scientista, abbiano favorito un crescente agnosticismo, con spiegazioni riduttive sulla composizione della materia, l'origine della vita, ecc. che partono dall'attribuire tutto al caso, vale a dire senza il Creatore.
c) La vera "razionalità" non può fermarsi alla spiegazione fenomenologica della realtà ma deve includere altre forme di ragionamento umano aperte al linguaggio simbolico, al senso della vita, della morte, del destino spirituale dell'uomo,
d) Il luogo naturale del dialogo tra scienza e fede è l'università. Nella Chiesa ci sono più di 600 istituti di istruzione superiore dove una più stretta collaborazione tra pastori e accademici potrebbe aiutare il dialogo tra i valori del Vangelo e quelli della Scienza.
e) Oggi la scienza è organizzata come un'"istituzione": associazioni di scienziati, ministeri della scienza, programmi e centri nazionali di ricerca. È opportuno che la Chiesa promuova analogamente un migliore coordinamento degli sforzi di ricerca sui grandi temi. La Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC) ha recentemente istituito un "Centro di Coordinamento della Ricerca" che vuole essere un mezzo per aiutare la Chiesa a condurre la propria ricerca, secondo i suoi obiettivi specifici.
f) Per i cristiani, le scienze naturali non sono una minaccia, piuttosto, sono una manifestazione, ad un livello più profondo, di Dio Creatore. D'altra parte, la cultura scientifica di oggi richiede che i cristiani sviluppino una fede matura, un'apertura al linguaggio e alle domande della scienza, soprattutto un senso di discernimento riguardo alle applicazioni tecniche della scienza. Così la scienza, in armonia con la coscienza, sarà al servizio dell'essere umano, della sua dignità, del suo sviluppo integrale.
Come ha osservato il Santo Padre a conclusione dei lavori dell'Assemblea: «L'incontro tra scienza e fede pone problemi che il credente può risolvere in modo ragionevole. Ma il mistero della fede può essere vissuto solo in modo esistenziale. E l'incontro multiforme con l'ateismo, il non credere e l'indifferenza richiede il coinvolgimento di credenti che hanno sviluppato forti convinzioni e che vivono effettivamente la loro esperienza cristiana, in altre parole, cristiani con una formazione solida, non disgiunta dalla preghiera e dalla testimonianza del Vangelo. La fede è un dono di Dio, una grazia, e - va ripetuto - presuppone l'amore».
Final Declaration delivered by the Plenary Assembly of the Secretariat, Rome March 31 - April 3, in Atheism and Dialogue 16 (1981), pp. 230-231.
Traduzione a cura del Centro DISF