Indice : Saggio introduttivo alla nuova edizione “Introduzione al cristianesimo, ieri oggi e domani” – Introduzione: Io credo... Amen. – I. È ancora possibile credere nel mondo attuale? – II. La configurazione ecclesiale della fede. – Parte Prima: Dio. I. Questioni preliminari concernente il tema “Dio”. – II. La fede in Dio prospettataci dalla Bibbia. – III. Il Dio della fede e il Dio dei filosofi. – IV. A che punto siamo con la credenza in Dio. – V. La fede nel Dio uno e trino. – Parte Seconda: Gesù Cristo. I. Io credo in Gesù Cristo, suo unigenito Figlio, nostro Signore. II. Lo sviluppo della professione di fede in Cristo negli articoli cristologici della fede. Parte Terza: Lo Spirito e la Chiesa. I. L'intrinseca unità degli ultimi articoli del Credo. II. Due problemi di fondo sollevati dall'articolo concernente lo Spirito e la Chiesa.
«Se oggi dovessi riscrivere l'Introduzione al cristianesimo, non potrei non includervi tutte le esperienze degli ultimi trent'anni e, di conseguenza, non potrei non affrontare con maggiore vigore rispetto al passato anche gli interrogativi interreligiosi. Credo, tuttavia, di non aver sbagliato l'orientamento di fondo ponendo al centro della discussione la questione di Dio e la questione di Cristo [...]. L'orientamento di fondo era a mio avviso corretto. Di qui il mio coraggio oggi di porre ancora una volta il libro nelle mani del lettore» (p. XV). Queste parole di Joseph Ratzinger, tratte dalla Prefazione all'edizione publcata nel 2003, fanno già comprendere che ci troviamo di fronte ad un best-seller, più volte rieditato: 13 edizioni in lingua italiana dalla data della sua prima uscita (1968) fino alla data dell'inizio del Pontificato di Benedeto XVI (2005).
Il volume si presenta come un'esposizione teologicamente commentata del Simbolo della fede e nasce dalle lezioni tenute dall'autore nel 1967 all'Università di Tübingen, indirizzate agli studenti di tutte le Facoltà di quell'Ateneo. La personalità dell'A., la lucidità della sua speculazione e la capacità di catturare l'uditorio, riconosciutagli anche da interlocutori di diversa estrazione culturale o confessionale, farebbero pensare a ragione che se Ratzinger non fosse stato nominato vescovo e poi convocato a Roma come principale collaboratore del Pontificato di Giovanni Paolo II, nella sua attività universitaria avrebbe potuto facilmente svolgere un ruolo analogo a quello di un Karl Adam o di un Romano Guardini, le cui lezioni ebbero ampia risonanza fra gli studenti delle più diverse discipline, e ben al di là delle rispettive Facoltà di Teologia.
Quali sono i motivi del successo di quest'opera, che ci spingono a segnalarla in un Portale dedicato ai rapporti fra teologia e pensiero scientifico? Proviamo a riepilogarli.
In primo luogo l’A. espone i temi della fede cristiana avendo come sfondo il contesto del mondo contemporaneo. Egli accetta le provocazioni e le obiezioni provenienti dalla cultura universitaria (e non), impiegandole come falsariga delle sue argomentazioni. Basti per tutte il titolo della prima sezione del libro: "È ancora possibile credere nel mondo attuale? - Il dubbio e la fede". Si tratta di un’esposizione della fede in un contesto universitario, cioè tenendo presente le esigenze della razionalità scientifica e quella delle discipline che vengono impartire in un Ateneo. In secondo luogo, Ratzinger sviluppa con intelligenza una certa autocritica del discorso teologico, mediante una pars destruens non retorica. Egli parte, come dato di fatto, dalla totale irrilevanza culturale della teologia, per giungere poi a sdoganarla da questa condizione e mostrare le sue potenzialità inespresse, quelle che neanche i cristiani non sono riusciti a porre del tutto in luce. Infine, l’A. manifesta in quest’opera la capacità di far dialogare la Rivelazione ebraico-cristiana e i contenuti della fede con le grandi domande dell’uomo, mostrandone l’originalità e scegliendo lo sfondo del pensiero greco, tanto la sua componente mitica, quanto quella filosofica.
Queste caratteristiche fanno sì che l'opera di Ratzinger sia particolarmente adatta ad un pubblico intellettuale, abituato al ragionamento rigoroso, e dunque anche all'uomo di scienza.
L'edizione che qui presentiamo si apre con un nuovo saggio introduttivo, che Ratzinger firma nell'aprile del 2000. La trattazione è divisa nelle tre parti che costituiscono, sequenzialmente, il Credo della fede. La prima parte è dedicata alla riflessione su Dio, alla sua Unità e Trinità; la seconda è dedicata al mistero di Gesù Cristo e la terza, più breve, ha per oggetto lo Spirito Santo e la Chiesa. Una lunga Introduzione, distesa sulla falsariga della prima ed ultima parola del Simbolo della fede, “credo” e “amen”, riflette sul significato della fede, di cui si sottolinea la dimensione conoscitiva ma anche il travaglio esistenziale che essa comporta, la sua caratteristica di itinerario che attinge alla Verità e, al tempo stesso, resta sempre incompiuto, anche nello spirito credente.
Ci sia consentito di insistere sull'importanza di questa Introduzione, che offre un conciso trattato sulla fede redatto sullo sfondo del passaggio dall'epoca medievale alla modernità, attento a coglierne collegamenti e reciproche implicazioni con il sorgere del pensiero scientifico. «Insomma, cos'è questa fede? Ora possiamo rispondere così: è la forma, non riducibile a scienza e incommensurabile ai suoi parametri, assunta dall'uomo nel complesso della realtà; è l'interpretazione senza la quale l'intero uomo rimarrebbe campato in aria; è l'atteggiamento che precede il calcolo e l'azione dell'uomo, senza il quale egli in definitiva non potrebbe né calcolare né agire, perché tutto ciò egli è in grado di farlo unicamente nell'ambito d'un senso capace di sostentarlo. L'uomo in effetti non vive del solo pane del fattibile, ma vive invece dauomo , e, proprio nella configurazione più tipica della sua umanità, vive di parola, di amore, di senso della realtà» (p. 40).
La Prima Parte è quella in maggiore dialogo con il pensiero filosofico. Ripercorrendo l'origine della fede di Israele e la sua comprensione sullo sfondo del pensiero extrabiblico, l'A. non teme di presentare il credo ebraico-cristiano come una opzione per il Logos nel confronti del Mito. Al di là della discussione contemporanea circa il rapporto fra queste due nozioni, che l'analisi storico-ermeneutica contemporanea ha rivelato ricco di inaspettate sfumature, l'intento di Ratzinger è comunque chiaro: il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, è anche il Dio dei filosofi e degli scienziati, è un Dio che si muove verso le esigenze della ragione e si allontana dal politeismo. Non è però un Dio disincarnato, ma nella sua originale rivelazione si presenta con i caratteri di un Essere personale, capace di assumere un preciso significato esistenziale per l'uomo, senza ricadere per questo nell'inganno dei miti, avvezzi a farsi carico delle domande nostre vitali, ma incapaci di soddisfare le esigenze razionali del pensiro critico. «Il cristianesimo — commenta l'A. in proposito alla novità del monoteismo ebraico-cristiano sullo sfondo del politeismo greco — non adora nessuno degli dèi che pregate voi, ma venera invece quell'Unico e solo che voi non pregate: quell'Altissimo di cui parlano anche i vostri filosofi. Così facendo, la chiesa primitiva buttava decisamente nella spazzatura l'intero cosmo delle antiche religioni, considerandole un ammasso di imbrogli e di belle ma inconsistenti favole, e spiegando la sua propria fede così: quando noi parliamo di Dio, non intendiamo e non veneriamo nulla di tutto questo; adoriamo invece unicamente l'Essere stesso, quello che i filosofi hanno intravisto come il fondamento di ogni essere, come il Dio imperante su tutte le potenze: solo questo è il nostro Dio» (pp. 99-100)
L'opzione per il Logos, non è opzione per la matematica o per la geometria, per una razionalità disincantata, perché questo Logos è Spirito e libertà, uno Spirito che mantiene le distanze non solo — come ovvio — dal materialismo, ma anche dall'idealismo, perché il cristianesimo professa il valore del particolare sul totale, del concreto sull'universale, e se accede all'universale lo fa attraverso il concretum di un Dio capace di rivolgersi alla sua creatura, fino a diventare uomo. La rivelazione del mistero del Dio uno e trino viene presentata con le sue caratteristiche di novità e di eccedenza rispetto alle categorie della ragione, senza però rinunciare a gettare ponti verso di essa. Il lettore non si sorprenderà, allora, di trovare riferimenti a Bohr e al dualismo onda-corpuscolo per mostrare come l'intelligenza cerchi modelli per comporre in modo non contraddittorio concetti diversi, o ad Heisenberg e al rapporto fra oggetto e soggetto nella misura quantistica, per mostrare che l'oggetto della fede non è mai colto in modo impersonale e distaccato, ma richiede necessariamente il coinvolgimento del soggetto e del suo mondo vitale.
Esaminando gli articoli del Credo relativi all'essere e alla missione di Gesù Cristo, la Seconda Parte del volume affronta la pretesa del cristianesimo di auto-proporsi come la religione dell'Uomo-Dio. L'A. entra nel merito del rapporto fra il Gesù della storia e il Cristo della fede, ripercorrendo le tappe che condussero all'introduzione di questa distinzione, con Bultmann, e fornendo le risposte per un suo superamento, peraltro già avviato nella teologia delle ultime decadi. In modo analogo, si risponde alle obiezioni di ellenizzazione del messaggio evangelico, in dialogo critico con von Harnack. La fede non è mai vista dall'A. in opposizione dialettica alla storia, ma è essa stessa un veicolo di trasmissione di contenuti attraverso la storia. La riflessione teologica sul mistero di Cristo ha dato origine a due importanti prospettive, la “teologia dell'incarnazione” e la “teologia della croce”, che hanno ricevuto maggiore attenzione, rispettivamente, la prima in ambito cattolico e la seconda in quello protestante. Ratzinger ne mette in luce la reciproca irriducibilità, non come termini contraddittori, ma come poli che danno origine ad una fruttuosa tensione, per i quali non occorre cercare alcuna sintesi, bensì lasciare che siano entrambi a definire, nel loro rapporto reciproco, l'armonico cristiano. In questa parte del volume, il lettore troverà un interessante excursus sulle “strutture delle cristianesimo”, principi individuanti l'identità cristiana e quasi l'“essenza” del cristianesimo. Fra questi si annovera la significativa “legge di sovrabbondanza”, «la vera base e la genuina forma della storia della salvezza, la quale in ultima analisi non è altro che il fatto, davvero tale da mozzare il fiato, per cui Iddio, con un atto d'indicibile auto-prodigalità, non solo ha profuso un intero universo, ma addirittura se stesso, pur di condurre alla salvezza quel granello di polvere che è l'uomo [...]. L'intelletto del gretto calcolatore troverà per forza eternamente assurdo che per l'uomo si debba sprecare Dio stesso» (pp. 210-211). In queste medesime pagine, Ratzinger presenta anche alcuni spunti del pensiero di Teilhard de Chardin (cfr. pp. 187-193), mostrandone, con sapiente equilibrio, le potenzialità per una rilettura cosmica del rapporto fra antropologia e cristologia.
La professione della fede in Cristo negli articoli cristologici del Simbolo viene sviluppata senza trascurare il confronto con i miti del pensiero greco e della religiosità umana in generale, allo scopo di cogliere l'originalità del messaggio cristiano e per fornire al lettore risposte importanti su come fondare la sua specificità e credibilità. Si apprezza in modo particolare l'esposizione del senso del sacrificio redentore della croce, con la quale l'A. intende superare il tradizionale schema anselmiano del sacrificio vicario che placa la giustizia divina, mostrandone invece le caratteristiche di rivelazione dell'amore di Dio, di immedesimazione nella condizione umana, nonché le esigenze intrinseche al senso stesso della giustizia, che in continuità con la riflessione di Platone, non può che finire crocifissa se vuole essere coerente fino in fondo con sé stessa.
La Terza ed ultima Parte del libro presenta la fede nello Spirito Santo e, in continuità con essa, quella nella Chiesa, di cui Ratzinger, commenta brevemente le note teologiche della santità, unità e cattolicità, facendolo con lo stile navigato di chi ben conosce i rapporti fra cattolici e protestanti e le domande che scaturiscono all'interno della stessa cattolicità. «Una cosa è chiara: la chiesa non va pensata partendo dalla sua organizzazione, ma è invece l'organizzazione che va concepita partendo dalla chiesa. Tuttavia resta al contempo assodato che, per la chiesa visibile, l'altrettanto visibile unità rappresenta qualcosa di ben più alto della mera “organizzazione”» (p. 286). L'ultimo articolo del Credo, quello relativo alla resurrezione della carne, viene infine affrontato anch'esso alla luce delle domande della ragione circa l'immortalità essenziale dell'uomo e la natura del corpo rinato dalla resurrezione.
L' Introduzione al cristianesimo rappresenta un esempio ben riuscito di un'esposizione della fede rispettosa delle esigenze della ragione. Un volume che ogni intellettuale leggerà con profitto, e che non esitiamo a consigliare di avere “sul proprio scaffale”.