Dire e predire: Riflessioni sulla prevedibilità dei fenomeni, dal volume di Giammaitoni e Vulpiani, "Perché è difficile prevedere il futuro"

Luca Giammaitoni
Angelo Vulpiani


È difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro.

Niels Bohr

 

Predire è possibile ma...

Nei confronti delle predizioni del futuro l’umanità è sostanzialmente divisa in tre grandi classi di persone: quelli che ci credono, quelli che non ci credono e quelli che “non si può mai dire”.
Vorremmo qui provare a introdurre una quarta categoria: quelli che credono siano possibili ma, in genere, molto difficili da realizzare.
In quanto soci fondatori di questo club ci spetta l’onere di definire alcune regole di appartenenza. Innanzitutto va fatta chiarezza sul significato del termine “prevedere”. […].
A costo di far rabbrividire esperti linguisti e semiotici, diremo che dal nostro punto di vista i termini “prevedere” e “predire” sono sinonimi e ad essi attribuiremo il seguente significato: conoscere in precedenza ciò che accadrà.
Il problema principale che dobbiamo affrontare è quello di decidere se, una volta fatta una predizione, questa si sia verificata o meno, ovvero dobbiamo trovare un sistema di regole che ci permetta di stabilire in modo oggettivo e sereno se chi dice di poter prevedere il futuro è un millantatore oppure una persona degna di fiducia.
Come potete facilmente immaginare il compito non è semplice, per cui rimbocchiamoci le maniche e cominciamo a ragionare.

Potrebbe essere più preciso, per favore?

Il primo aspetto che dobbiamo affrontare è l’ambiguità del linguaggio. Come qualcuno ricorderà questo è un vecchio e risaputo problema con cui si dilettarono già generazioni di Greci e Romani. È famoso, tra gli altri, il responso dell’oracolo di Delfi, la Pizia del celebre santuario di Apollo. Alla richiesta di Creso, re della Lidia, «Debbo muovere guerra ai Persiani?», la Pizia rispose: «Se muoverai guerra, distruggerai un grande impero». Nell’incertezza dell’interpretazione, Creso optò per la guerra. Fu un disastro, ma non poté nemmeno rifarsi con la Pizia poiché il responso era comunque esatto, fatto salvo che in questo caso il grande impero ad essere distrutto era il suo.
Ecco, questo è un esempio di come non deve essere fatta una predizione. Quindi la prima regola che ci diamo può essere riassunta così: una predizione accettabile deve essere priva di ambiguità.
Certo, a questo punto, il problema di decidere se una predizione sia ambigua o meno diventa il nuovo terreno di scontro. Si tratta tuttavia di un terreno in cui le scienze quantitative hanno maturato una notevole esperienza negli ultimi seicento anni. Infatti, proprio per ovviare alle intrinseche ambiguità, tipiche della lingua naturale, le discipline scientifiche hanno sviluppato una descrizione particolarmente attenta al rigore, privilegiando, ove possibile, aspetti quantitativi e utilizzando a tal scopo espressioni matematiche.

 

Domani pomeriggio farà freddo?

Per fare un esempio diremo che un’espressione del tipo «Domani pomeriggio farà freddo» non costituisce per la nostra regola una predizione accettabile. Infatti, tale formulazione lascia spazio a molte ambiguità.
Innanzitutto “domani pomeriggio” a che ora? Alle 15.00, alle 17.00, alle 18.16? L’arco temporale è ovviamente troppo vasto per poter soddisfare la regola. Poi c’è il problema di determinare cosa si intenda con precisione per “farà freddo”. Farà freddo per chi? Per le nostre due consorti freddolose o per il nostro amico Matteo che sente sempre caldo? “Fare freddo” è un’espressione che dipende in modo troppo marcato dalle sensazioni personali, molto poco oggettive. Infine, c’è la pericolosa ambiguità del non detto: “Domani pomeriggio farà freddo” dove? In quale località del pianeta? Capirete che messa così si può sempre trovare almeno un luogo (dell’emisfero nord, della nazione, della regione e finanche della città) in cui c’è almeno una persona che giudicherà “freddo” il clima a una qualche ora del pomeriggio di domani. Conclusione: questa predizione non è accettabile.
La stessa predizione espressa come «Domani pomeriggio alle 15.30 circa, la temperatura a Perugia sarà di 27 °C» diventa più credibile. Il lettore pignolo (o quello che per un errore di gioventù ha scelto la facoltà di filosofia all’università) obietterà che anche questa espressione non è del tutto priva di ambiguità, e ha ragione. Infatti potremmo chiederci che significa “15.30 circa”? Le 15.40 sono ancora buone come orario? E le 15.13? E poi “la temperatura a Perugia” dove? La zona di Ponte San Giovanni, appartenente senza dubbio all’area urbana di Perugia, è tradizionalmente 5°C più calda della zona di Monteluce che si colloca alla sommità dell’acropoli perugina.
Proviamo allora a riscrivere la nostra predizione con un linguaggio un po’ più preciso, come «Domani pomeriggio alle h 15 e 30’ ± 5’ (cioè con un’incertezza in più o in meno di 5 minuti) la temperatura media nel territorio urbano di Perugia sarà di 27,0 ± 0,5 °C». Va molto meglio, pur con qualche perfettibile dettaglio: ad esempio, non abbiamo precisato che si intende la temperatura dell’aria (ma questo è davvero da pignoli), né come questa temperatura debba essere misurata (al sole, all’ombra, con quale grado di ombreggiamento), né, infine, cosa significhi esattamente “territorio urbano di Perugia”. Come si vede c’è sempre spazio per migliorare, ma non c’è dubbio che considereremmo quest’ultima formulazione molto meno ambigua della prima.
Per questo la seconda regola che ci diamo suona così: una predizione accettabile deve essere quanto più precisa possibile.

 

Nel segno amico del Leone

Per un confronto proviamo a dare un’occhiata alle previsioni che quotidianamente ci vengono spacciate grazie a quell’illusione collettiva che viene popolarmente chiamata “oroscopo”.
L’oroscopo – parola che, come ci ricorda Wikipedia, deriva dal termine latino hōroscopus, a sua volta proveniente dal greco ωρøσκøπøς (horoskòpos), composto di ωρα (òra), “durata di tempo”, e σκοπέω (skopèo), “osservare” – è l’interpretazione astrologica della posizione degli astri al momento in cui si verifica un qualsiasi evento. Tale interpretazione è esplicitamente finalizzata alla predizione di eventi futuri condizionati dal momento in cui si è verificata la nascita della persona a cui questi eventi saranno riferiti.
Proviamo ad analizzare brevemente e senza pretesa di completezza alcuni oroscopi. Pescando a caso dal web (ma è come sparare sulla Croce Rossa), il sito oroscopo.it per il segno dei Gemelli riporta ad esempio: «In questa giornata potreste credere a quello che gli altri vi diranno oppure tentare di testare con mano quale sia la verità e la concreta situazione che vi sta di fronte». Come sarebbe a dire “potreste credere”? Ci devo credere o no? Che predizione sarebbe questa? Non vale la pena nemmeno provare ad applicare la nostra regola: siamo nella più totale ambiguità.
Proviamo con un altro segno. Ecco cosa dice del Toro: «In questa giornata potrebbe essere premiato il vostro coraggio, quindi non tiratevi indietro nelle situazioni che richiederanno un attimino di rischio in più da parte vostra sia per quel che riguarda i sentimenti, sia per quel che riguarda il lavoro. Parlare un po’ di più con chi vi sta attorno potrebbe aiutarvi, ma fino a un certo punto e solo per breve tempo!». Aiuto! Qui è peggio che andar di notte. Come devo comportarmi? Devo parlare o no con chi mi sta attorno? L’uso dei verbi al condizionale è di per sé indice di ambiguità e tanto varrebbe chiuderla qui con gli oroscopi, ma non vogliamo essere precipitosi e ci spostiamo su di un altro sito.
Da oroscopi.com, sempre dall’oroscopo giornaliero per i Gemelli si ottiene: «Astuti e ambiziosi, sospinti dagli aspetti favorevoli dei pianeti nel segno amico del Leone, state programmando una serie di operazioni finanziarie e professionali importanti». Ma si può essere più ambigui di così? Che significa “state programmando”? E poi quali sono le “operazioni finanziarie importanti”? Acquistare una casa sicuramente lo è, mentre acquistare una bicicletta forse non proprio.
Potremmo continuare così per pagine e pagine, ma crediamo che i pochi esempi qui riportati siano sufficienti a convincervi che, delle due, l’una: o chi fa gli oroscopi non è davvero in grado di prevedere il futuro (e si mantiene volutamente ambiguo e impreciso, come l’oracolo di Delfi o la Sibilla Cumana), oppure lo sa fare ma non vuole dircelo perché non abbiamo pagato a caro prezzo il suo servizio. Noi propendiamo per la prima ipotesi, voi fate come credete meglio.

Ho azzeccato la previsione?

Un altro aspetto che riveste una certa importanza nella nostra ricerca delle regole cardine per determinare se la predizione è accettabile è quello legato alla verificabilità. Vediamo un esempio.

 

Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni

Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni è il titolo di un fortunato film di Woody Allen ed è anche – motivo per cui è stato scelto come titolo – una formula paradigmatica di come non andrebbe espressa una predizione accettabile. Non solo la formulazione è ambigua (quali sogni? E se fossero incubi?) e imprecisa (quando? Domani? Tra sedici anni e tre giorni?), ma soffre anche di un altro grave handicap: non è verificabile.
Infatti chi può dire se la predizione si è avverata oppure no? Chiaramente la cosa è troppo soggettiva per poter essere sottoposta a un minimo di verifica non dico quantitativa ma anche solo vagamente qualitativa. Insomma, la nostra terza regola è: una predizione accettabile deve essere verificabile in senso scientifico.
A questo punto sentiamo già l’obiezione: cosa significa in “senso scientifico”? Potremmo discuterne a lungo, in effetti, e forse sarebbe più che utile. Tuttavia, per alleviare il carico dei lettori, qui ci possiamo accontentare della definizione che viene data di solito del cosiddetto “metodo scientifico”, ovvero un insieme di pratiche che hanno preso l’avvio da Galileo Galilei in poi e che oggi vengono considerate lo standard di lavoro in tutti i laboratori di ricerca del pianeta. Diremo che un’affermazione è stata verificata in senso scientifico se per essa è possibile emettere un verdetto di veridicità o falsità sulla base di deduzioni logiche effettuate a partire da misurazioni quantitative. Come il lettore più smaliziato potrà notare non abbiamo osato mettere il corsivo su questa definizione. Crediamo comunque che, sebbene manchevole di rigore e precisione, questa descrizione della verificabilità scientifica possa servire a trasmettere il senso di quello che intendiamo. Per chiarire vediamo alcuni esempi.

Esempio 1: «Domani pomeriggio alle h 15 e 30’ ± 5’ la temperatura media dell’aria misurata in un luogo non direttamente esposto al sole, nel comune di Perugia, sarà di 27,0 ± 0,5 °C».

Esempio 2: «Domani pomeriggio alle h 15 e 30’ ± 5’ ti sentirai soddisfatto».

È piuttosto facile comprendere che il primo esempio soddisfa la nostra terza regola, invece il secondo non lo fa. Infatti, mentre esistono da qualche tempo i termometri, che sono strumenti atti a misurare la temperatura, non esiste alcun metodo (a noi noto, almeno) con cui si possa verificare in modo quantitativo e ripetibile il “grado di soddisfazione” di una persona. La verifica di questa predizione dovrebbe necessariamente basarsi sulla dichiarazione del soggetto della predizione e quindi su di un elemento non misurabile quantitativamente. Diverso sarebbe se si riformulasse la predizione in modo più marcatamente quantitativo, come nel seguente esempio.

Esempio 3: «Domani pomeriggio alle h 15 e 30’ ± 5’ la frequenza dei tuoi battiti cardiaci sarà di 100 ± 10 battiti al minuto».

Questa terza formulazione sembrerebbe accettabile, infatti soddisfa tutte e tre le regole che ci siamo fin qui dati. Tuttavia, così formulata, si presta a essere inclusa in quella che chiameremo la famiglia delle “predizioni che si autoavverano”. Ne discutiamo nel prossimo paragrafo.

 

Come Macbeth

Sono le profezie emanate da tre streghe a muovere tutta la storia di Macbeth, la più breve e forse più intensa tragedia di William Shakespeare: tre streghe predicono che Macbeth, inizialmente semplice Barone di Glamis, diventerà re di Scozia al posto dell’attuale re Duncan. Macbeth dapprima si mostra scettico ma poi, dopo averci riflettuto e averne parlato con la sua intraprendente moglie, comincia a crederci e insieme a lei inizia a darsi da fare perché la profezia si avveri.
Fatto fuori, non senza qualche inganno e fraintendimento, il re in carica, Macbeth riesce infine a salire al trono. I guai però non finiscono con l’incoronazione e dopo vicissitudini varie si arriva allo scontro finale tra il buono (Macduff) e il cattivo (appunto Macbeth) in puro stile western. Macbeth crede di non avere ragioni per temere il suo avversario poiché, in un’altra profezia, le streghe gli hanno confidato che non può essere ferito o ucciso da «nessuno nato da donna». Tuttavia il distratto Macbeth non fa caso alla chiara ambiguità della profezia (la nostra prima regola) e ci rimette letteralmente la testa. Infatti Macduff ammette di «essere stato strappato prima del tempo dal ventre di sua madre» e che quindi non è tecnicamente «nato» da donna. Tanto basta per far vincere Macduff e far attuare la (seconda) profezia.
Siamo di fronte quindi a un doppio avverarsi di profezie. La prima si è chiaramente realizzata poiché il protagonista e la moglie si sono dati un gran daffare per farla concretizzare.
È questo un caso particolarmente eclatante di quelle che il sociologo americano Robert King Merton (pseudonimo di Meyer Robert Schkolnick) ha chiamato “profezie che si autoadempiono”, quando nel 1949 ha pubblicato il suo lavoro Teoria e struttura sociale. Secondo le parole di Merton una profezia che si autoavvera è «una supposizione o profezia che, per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità».
La storia ha offerto e continua a offrire molti esempi di profezie che si autoavverano, basti pensare ai molti casi di insider trading in cui vengono diffuse voci ad arte, informazioni riservate o false notizie al fine di manipolare il mercato azionario e trarre vantaggio dall’acquisto o dalla vendita anticipata (una forma di profezia) delle azioni.
Crediamo che gli esempi fin qui discussi siano sufficienti a far comprendere che c’è bisogno di una quarta regola per tutelarci dalle previsioni che si autoavverano. La potremmo scrivere così: in una predizione accettabile chi è a conoscenza della predizione non deve poter in alcun modo influenzare il verificarsi della stessa.
Basandoci su questa regola, siamo ora in grado di affrontare uno dei paradossi del tempo […]: non è possibile prevedere il futuro poiché se fosse possibile, sapendo che avrò un figlio, potrei rendermi sterile (o nella versione più drastica uccidermi) per diventare incapace di procreare e quindi cambiare il mio futuro e falsificare la previsione stessa. Come si vede la nostra quarta regola vieta questa condizione, nel senso che impone che chiunque sia a conoscenza della predizione non deve poter in alcun modo influenzare il verificarsi della stessa. Per il momento il futuro è salvo e noi torniamo a occuparci di previsioni, perché le sorprese non sono ancora finite.

 

Predizioni che sono truffe mascherate

Abbiamo elencato fin qui quattro regole per poter dichiarare accettabile una predizione. Sembrerebbe che possano bastare, eppure ce n’è una quinta di cui non possiamo fare a meno ogni volta che ci accingiamo a verificare il risultato della predizione. La enunciamo così: per la verifica della predizione il predittore e il verificatore devono poter disporre delle stesse informazioni.
Per chiarire l’importanza di questa regola lasciate che vi raccontiamo una piccola storia.
Un’azienda di consulenza finanziaria pubblicizza i suoi servizi tramite la testimonianza di tre dei suoi investitori, persone normali con una reputazione da difendere e per questo credibili, i quali sostengono che l’azienda è stata capace di prevedere la crescita o decrescita di un titolo azionario di loro interesse, azzeccandone l’esito per ben sette settimane di fila!
Poiché i tre investitori sono persone credibili, la pubblicità invoglia molti altri ad affidare i propri risparmi all’azienda, la quale, in cambio di un lauto compenso, si impegna a fornire dei report settimanali sull’andamento di un titolo di loro scelta. Purtroppo però, i nuovi risparmiatori constatano ben presto che i report dell’azienda, con il passare del tempo, non si rivelano così soddisfacenti, in termini di previsioni indovinate, come nel caso dei tre investitori originali. Addirittura le previsioni ricevute si rivelano giuste solo il 50% delle volte circa. Vorrebbero protestare perché hanno l’impressione di essere stati truffati ma non hanno elementi a cui appigliarsi ed effettivamente tutte le indagini svolte mostrano che nessuno dei tre investitori iniziali ha mentito.
Com’è possibile che l’azienda abbia azzeccato sette previsioni di fila e ora non faccia meglio di un modesto 50%?
Per quanto possa sembrare strano esiste una spiegazione razionale che mostra in realtà come l’azienda abbia messo in atto una condotta truffaldina finalizzata a ingannare i possibili investitori.
Ecco cosa ha fatto. All’inizio della prima settimana di attività l’azienda spedisce la propria previsione a 384 persone. A metà di queste, 192, scrive che al termine della settimana quel dato titolo sarà cresciuto, mentre all’altra metà scrive che il titolo si sarà deprezzato. Passata la prima settimana l’azienda scarta i 192 destinatari che hanno ottenuto la previsione sbagliata e spedisce una nuova previsione solo ai 192 che hanno ricevuto la prima previsione corretta. Divide questi 192 in due gruppi: a 96 di questi invia una previsione di crescita, mentre a 96 una previsione di calo. Al termine della seconda settimana avrà 96 persone che hanno ricevuto due previsioni corrette di fila. Alla terza settimana ripete lo stesso procedimento, dividendo i 96 in due gruppi di 48 e inviando a un gruppo la previsione di crescita e all’altro la previsione di calo. Alla fine della terza settimana l’azienda avrà selezionato 48 persone che hanno ricevuto tre previsioni corrette di seguito. È facile vedere che in questo modo, dimezzando ancora a 24 per la quarta settimana e a 12 e 6 per la quinta e sesta settimana, dopo sette settimane ci saranno 3 persone che hanno ricevuto sette previsioni corrette di fila.
Come si vede, le tre persone attestano il vero, tuttavia il comportamento dell’azienda è stato truffaldino. Ingannevolmente hanno infatti utilizzato la testimonianza di questi tre clienti iniziali al fine di attrarre molti altri clienti, senza esporre il meccanismo da loro utilizzato per fornire le informazioni, quindi senza mostrare che in realtà il numero di 3 clienti soddisfatti faceva parte di un ben più ampio (384 persone!) gruppo di iniziali destinatari delle previsioni.
In conclusione, sulla scorta di questo semplice esempio, appare ancora più chiaro come sia davvero importante applicare la nostra quinta regola. 

Regole di buon senso

Siamo a questo punto in grado di riassumere le cinque regole che, ispirati da un minimo di buon senso, abbiamo provato a derivare dall’esperienza per poter considerare accettabile una predizione.

Regola 1: Una predizione accettabile deve essere priva di ambiguità.

Regola 2: Una predizione accettabile deve essere quanto più precisa possibile.

Regola 3: Una predizione accettabile deve essere verificabile in senso scientifico.

Regola 4: In una predizione accettabile chi è a conoscenza della predizione non deve poter in alcun modo influenzare il verificarsi della stessa.

Regola 5: Per la verifica della predizione il predittore e il verificatore devono poter disporre delle stesse informazioni.


Giammaitoni L., Vulpiani A., Perché è difficile prevedere il futuro. Il sogno più sfuggente dell’uomo sotto la lente della fisica, Dedalo, Bari 2019, pp. 25-35 (Cap. 2, parti)