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La filosofia dell’illuminismo

Ernst Cassirer

La Nuova Italia,
Firenze 1973
pp. 488
Anno di edizione originale: 1932
ISBN: 8822130693

La filosofia dell’illuminismo (1932) è uno dei testi più importanti di Ernst Cassirer, fra i maggiori filosofi e storici della filosofia del primo Novecento, autore di opere di capitale rilevanza sul tema del mito (cfr. Linguaggio e mito. Contributo al problema dei nomi degli dei [1925], tr. it. Il saggiatore, Milano 1961; Il mito dello stato [1946], tr. it. Longanesi, Milano 1950), del simbolo (ad es. Filosofia delle forme simboliche [1923-1929], tr. it. La Nuova Italia, Firenze 1961-1966), nonché di alcune celeberrime ricostruzioni di storiografia filosofica (ad es. Storia della filosofia moderna, 4 voll., Einaudi, Torino 1952-1958). D’altronde, a dispetto del titolo, questo studio non consiste soltanto in un’introduzione o in una storia dell’Illuminismo, ma è pure un saggio filosofico che tenta, con le parole dell’autore, di carpire l’«energia» e la «passione del pensiero» (p. 8) che permettono di parlare della filosofia illuministica come di un movimento unitario, al di là delle pur rilevanti differenze, contraddizioni, incostanze che registrano al suo interno. Infatti, convinzione dell’autore è che la «natura» e la «chiarezza» dell’Illuminismo non s’incontrino «là dove esso si concreta in singole dottrine e in singoli assiomi» (ad es. nell’opera di Voltaire o di Kant), bensì alle periferie dei testi “canonici”, là «dove sta ancora divenendo, dove dubita e cerca, dove demolisce e costruisce» (p. 13). Il testo di Cassirer si distingue, inoltre, per l’originale forma espositiva attraverso cui è scandito: questo non è impostato cronologicamente, geograficamente o tematicamente, ma si dipana a partire da nuclei problematici. Tale impostazione si riflette nella divisione dei sette capitoli di cui consta. Il primo è dedicato a un’esposizione generale della «mentalità» illuministica, che secondo l’autore è basata perlopiù sulla compenetrazione fra la logica «cartesiana», dominata dal principio della chiarezza, e la «logica dell’individualità» inaugurata da Leibniz (cfr. pp. 58-61). Il secondo procede con una disamina delle modalità attraverso cui gli illuministi hanno inquadrato la natura e le vie per conoscerla, sottolineando la radicalità e la novità attraverso cui essi hanno rielaborato nozioni come quelle, ad esempio, di materia, scienza, vita. La terza sezione compie una densa mappatura dei principali problemi affrontati dall’Illuminismo in campo psicologico e gnoseologico, rimarcando come essi siano spesso calibrati a partire da una concezione innovativa delle categorie classiche di soggetto e oggetto. Il quarto capitolo, che è uno dei più lunghi e impegnativi, si prefigge di esplorare lo spirito attraverso cui gli illuministi si rapportarono alle sfere della spiritualità, della fede e della religione, con l’esplicito intento di ribaltare alcuni vecchi luoghi comuni. Secondo Cassirer, infatti, «è inadeguato e discutibile considerare […] l’illuminismo come un’epoca di tendenze irreligiose e avverse alla fede» dal momento che, al contrario, «i più validi impulsi del pensiero illuministico e la sua potenza spirituale non sono fondati sul distacco dalla fede, ma sul nuovo ideale di fede che esso stabilisce» (p. 193). E un simile proposito di “correzione” nei confronti di alcune idee preconcette ispira pure il capitolo successivo, incentrato sui rapporti fra la filosofia del XVIII Secolo e la storia e teso a dimostrare l’infondatezza di chi lo ha descritto come un periodo profondamente «antistorico» (p. 277), sostenendo, invece, la presenza di una «visione storica» simile a una «forza che agisce in tutte le direzioni» (p. 279). Il sesto capitolo, intitolato Diritto, stato e società, affronta le numerose questioni affrontate in tema di filosofia politica dal razionalismo illuministico, sottolineando come, pur nel suo spirito apparentemente “iconoclasta”, esso non abbia mai smesso di confrontarsi con i concetti e gli strumenti teorici della tradizione politica occidentale. Infine, il settimo e ultimo capitolo tratta di argomenti e problemi relativi all’ambito dell’estetica, muovendo dalla constatazione che, per il pensiero del Settecento, vige una ferrea unione «tra la filosofia e la critica estetico-letteraria» (p. 379). È significativo che il libro si concluda propriosull’estetica, disciplina nata nel corso del XVIII secolo: in tal modo, infatti, Cassirer allude e segnala la continuità fra il secolo dei Lumi e la “nostra” contemporaneità.