L’origine e l’evoluzione della vita: scienze, filosofia e teologia

Anna Pelliccia
Immagine da microscopio di mitosi di cellule del meristema radicale della Vicia faba in anafase e profase. Foto di Josef Reischig (da Wikimedia Commons).
In pillole
  • Il pianeta Terra si è formato circa 4,5 miliardi di anni fa mentre le più antiche tracce di vita risalgono a 3,5 miliardi di anni fa.
  • La risposta alla domanda sull’origine della vita resta ancora sospesa, ma la scienza è oggi in grado di spiegare i meccanismi della sua evoluzione nel corso del tempo.
  • Oltre le discipline scientifiche, il dibattito sull’origine e l’evoluzione della vita coinvolge anche la filosofia, che riflette sulla natura emergente e finalistica della vita, e la teologia, che pone la domanda sul senso ultimo della vita nel cosmo.
  • Nel 1859 Charles Darwin formulò una teoria dell’evoluzione biologica secondo cui la morfologia dei viventi si trasforma e si sviluppa grazie all’azione della selezione naturale. 
  • Prendendo spunto dall’evoluzione biologica, sul piano filosofico ha preso corpo l’evoluzionismo, come visione globale del mondo che interpreta ogni nuova emergenza  in termini di selezione naturale e lotta per la sopravvivenza negando, sempre sul piano filosofico, l'esistenza di fini intenzionali.
  • Secondo la riflessione filosofica e teologica, la singolarità umana, sul piano conoscitivo e culturale, trascende il piano empirico della natura e del metodo scientifico.
  • Molti autori, moderni e contemporanei –  Henri Bergson, Pierre Teilhard de Chardin, Theodosius Dobzhansky – hanno proposto una lettura dell’evoluzione della vita in accordo con un principio di creazione. 
  • Autori come Agostino di Ippona e Tommaso d’Aquino, pur non conoscendo la biologia evolutiva, svilupparono una concezione della vita in trasformazione, compatibile con la teologia cristiana della creazione.

La domanda sull’origine della vita rappresenta una delle questioni fondamentali che ha motivato fin dagli albori il pensiero scientifico e la cultura umana in generale alla ricerca di una possibile soluzione. Una prima questione di interesse per gli studenti e la loro formazione interdisciplinare è chiedere a quale materia scolastica andrebbe assegnato lo studio di questa origine. Inizialmente si potrebbe pensare che essa riguardi essenzialmente la biologia, ma occorrerebbe subito notare che questa disciplina riceve e studia il suo oggetto, il vivente, ma non lo pone essa stessa. Le altre scienze naturali, come la fisica e la chimica, hanno certamente attinenza con il fenomeno della vita e i suoi processi, ma riscontrano subito un’eccedenza del vivente rispetto ai loro oggetti propri, come lo sono gli atomi, le molecole, i composti, ecc. La filosofia, nondimeno, si interroga sull’origine – e anche sul senso – della vita, e così la letteratura. La domanda sull’origine della vita potrebbe essere indirizzata anche all’insegnamento della religione cattolica, che indicherebbe ragionevolmente Dio come il Vivente per eccellenza, causa e fonte della vita. 

In un contesto scolastico è bene non restringere le domande che la vita suscita, per quanto ampie e profonde esse siano. Ci si potrebbe interrogare ad esempio sul rapporto fra vita e bellezza, se quest’ultima dipenda solo dalle strategie di riproduzione o se vi sia invece qualcosa di più. E ancora, il rapporto fra vita e finalismo, se sia valido e come metterlo in luce. Infine, è ormai un fatto appartenente alla nostra cultura scientifica chiedersi se la vita sia un evento limitato al nostro pianeta oppure sia presente anche in altre regioni del cosmo.

Cosa dicono le scienze naturali sull’origine e l’evoluzione della vita? Gli scienziati concordano nel dire che il pianeta Terra si è formato circa 4,5 miliardi di anni fa, le più antiche tracce di vita risalgono a circa 3,5 miliardi di anni fa. Questi primi esseri viventi avevano dimensioni microscopiche e, in quanto organismi unicellulari capaci di vita nell’ambiente, avevano già una complessità biochimica e di organizzazione interna tale da permettere le principali funzioni vitali. Pur avendo scoperto le tracce di queste primordiali forme di vita, non sappiamo però quando realmente sia iniziata la vita stessa. Nel corso del Novecento molti scienziati, a partire ognuno da una determinata e diversa definizione di vita, hanno cercato di costruire possibili modelli e ipotesi circa la sua origine, ma ad oggi nessuno di questi modelli e nessuna delle definizioni di vita formulate sono state accettate universalmente dalla comunità scientifica. 

Grazie agli esperimenti e alle teorie sviluppate dai biochimici Oparin e Miller e dal genetista Haldane, si è arrivati alla conclusione che la comparsa della vita sulla Terra fu preceduta da una serie di eventi che prendono il nome di evoluzione chimica. Attraverso particolari condizioni e interazioni chimiche tra i vari elementi che costituivano l’atmosfera terrestre di almeno 3,5 miliardi di anni fa, si sarebbero formate le molecole organiche, che rappresentano la base dei sistemi viventi. Con il passare del tempo tali molecole si sono combinate formando sistemi in grado di scambiare materia ed energia con l’ambiente e innescando un processo di “complessificazione” alla base dell’attuale biodiversità

All’evoluzione chimica è quindi seguita l’evoluzione biologica resa possibile dalla comparsa delle prime cellule (vale a dire, dei primi organismi unicellulari). Non siamo in grado di capire in dettaglio come questo sia avvenuto, né siamo in grado di generare la vita da ciò che non è vivente, ma conosciamo quali sono i mattoni indispensabili coinvolti in questi processi. 

Al concetto di origine della vita è strettamente legato il tema dell’evoluzione della vita stessa poiché nel momento della comparsa della vita sulla Terra, essa ha subito iniziato un processo di sviluppo continuo e senza interruzioni. Se la risposta alla domanda sull’origine della vita resta ancora sospesa e in parte indefinita, la scienza è però oggi in grado di spiegare i meccanismi della sua evoluzione. 

Il naturalista inglese Charles Darwin (1809-1882) è universalmente noto per aver formulato nel 1859 la teoria dell’evoluzione biologica in cui il cambiamento incessante delle specie biologiche viene spiegato con il concetto di selezione naturale. L’idea di una natura in continuo cambiamento era presente già da tempo nel panorama delle scienze naturali, in opposizione a una concezione fissista che non ammetteva dinamicità e modificazioni. Buffon e Lamarck ad esempio sottolineano il carattere di una natura mutevole dove ogni essere subisce dei cambiamenti. Lyell introdusse questa concezione dinamica in geologia. Prima di loro, anche Stenone aveva riflettuto nei termini di una “storia naturale”. L’evoluzione, per questi autori, è sempre concepita come ordinata o preordinata: per Lamarck ad esempio le specie si trasformano in virtù di un “dinamismo intrinseco” al mondo naturale. 

Darwin per primo teorizza un principio di mutamento non orientato. La natura non ha in sé nessuna spinta, nessun fine, nessuna motivazione: la vita evolve grazie all’azione della selezione naturale.  Tutte le specie sono in continua lotta per la vita, al fine di accrescere di numero e qualsiasi variazione, purché sia vantaggiosa per l’individuo, contribuisce alla sua conservazione e sarà sempre più diffusa nelle generazioni successive. A questo principio Darwin attribuisce il nome di selezione naturale, un processo di lento accumulo di modificazioni che induce alla divergenza dei caratteri e alla estinzione delle forme di vita meno adattate, destinate a diventare dei punti di passaggio nella storia evolutiva. Tale è la legge dell’evoluzione della vita che la biologia molecolare, sorta a partire dagli anni ’40 del Novecento, ha confermato, sia mostrando l’unità della vita nei mattoni biochimici fondamentali che la compongono (DNA, RNA e amminoacidi), sia ricostruendo i rapporti evolutivi tra gli organismi viventi. 

Qual è la differenza e il passaggio dall’inorganico all’organico e dall’organico all’umano? Si può dare una definizione universalmente valida di vita? Perché la vita? Qual è l’origine del codice genetico, il DNA e l’RNA, le basi informazionali degli esseri viventi? Il dibattito sull’origine e l’evoluzione della vita coinvolge inevitabilmente, oltre le discipline scientifiche – la chimica, la biologia, la paleontologia (che studia i fossili che permettono di datare e studiare i cambiamenti evolutivi) e in senso generale la geologia (l’analisi dell’evoluzione della crosta terrestre) – anche discipline quali la filosofia e la teologia.

In particolare, la visione darwiniana della vita e del suo sviluppo ha influenzato tutto il dibattito filosofico e teologico del Novecento. L’idea di una vita che si evolve, lotta, nasce da altra vita, l’idea stessa di vita, la complessità a cui è giunta tramite il percorso evolutivo, la comparsa dell’essere umano sulla Terra, che pensa e si domanda il perché delle cose: tali sono le tematiche che il darwinismo porta alla luce e che, nel momento stesso in cui cerca di spiegarle tramite una teoria scientifica, svela nuove e profonde interazioni con una riflessione umanistica e teologica sul vivente.

Dal punto di vista filosofico, interessante è il dibattito relativo al concetto di finalismo. Uno dei protagonisti di questa riflessione è Jaques Monod che nel 1970 pubblica Il caso e la necessità. La tesi principale dell’opera ruota intorno al concetto di teleonomia, ovvero la presenza di un finalismo nelle strutture degli organismi viventi dovuto all’azione della selezione naturale che, in maniera del tutto casuale favorisce le strutture adatte allo svolgimento delle funzioni vitali. Nessuna direzionalità dunque, nessuna progettualità in natura. Chiedersi il senso della vita e dell’universo è per Monod una domanda inutile in quanto la vita è prodotta dal caso. La selezione naturale, in ultima analisi è un “orologiaio cieco”, come afferma Richard Dawkins, non agisce in vista di nessun fine. L’oggetto della selezione è il gene: noi siamo dei semplici “robot programmati ciecamente” per preservare e portare al successo molecole egoiste chiamate geni. Dawkins, all’interno della sua visione riduzionista, tenta di applicare i meccanismi darwiniani dell’evoluzione anche alla cultura umana: così come i geni sono l’unità soggetta a selezione, il “meme”, ovvero qualunque elemento della cultura, diventa l’oggetto della selezione culturale. La stessa idea di Dio viene a coincidere, per Dawkins, con un meme. 

In tali riflessioni, tuttavia, l’essere umano appare sempre come un frammento irriducibile, una novità inedita; con il suo innato slancio alla contemplazione del bello e la sua ricerca del vero, con la spinta del suo mondo interiore, fatto di motivazioni e di progettualità, che tanto peso hanno avuto nel suo cammino storico, biologico e culturale, l’uomo sembra conferire egli stesso un significato e un senso alla vita e alla sua intera evoluzione. In questo orizzonte, la riflessione filosofica e teologica può lecitamente introdurre l’idea che l’eccedenza dell’essere umano sia dovuta a qualcosa che trascende il piano della natura e delle sue cause, come lo fa la cultura, la sfera dei sentimenti e dello spirito. 

Si tratta di una prospettiva semplicemente fenomenica, che alcuni filosofi, come Henri Bergson o Max Scheler, hanno cercato di esprimere in modo rigoroso. Autori come Agostino di Ippona e Tommaso d’Aquino hanno letto la storia della vita e dell’essere umano alla luce di un finalismo presente nella realtà, la cui ragione ultima risiede nella volontà di un Creatore che trascende la natura e la storia. In tempi recenti, sono interessanti le riflessioni su una lettura “teologica” dell’evoluzione della vita proposte da Teilhard de Chardin. Solo in un universo dove la natura può essere trascesa, la storia e la natura stessa acquisiscono un significato. Solo attraverso il riconoscimento del “mistero della creazione” e della relazione fondante tra Creatore e creatura, che include e trascende tutte le altre relazioni sul piano empirico e naturale, è possibile armonizzare e conciliare la lettura scientifica del mondo con la Rivelazione cristiana.

Tracce di lavoro: 

Laboratorio interdisciplinare: I docenti di materie scientifiche, di filosofia, letteratura e religione riflettano, dalle loro rispettive prospettive disciplinari, sulla singolarità e originalità del fenomeno della vita. I docenti potranno mostrare in che modo e perché ogni disciplina ha una specifica competenza per interrogarsi sull’origine della vita.

Laboratorio interdisciplinare: I docenti di fisica, chimica e geoscienze affianchino il docente di biologia nel descrivere, sulla base delle più recenti ricerche, i molti fattori che hanno portato all’emergere della vita sul nostro pianeta: parametri fisici, reazioni chimiche, contesto geologico, condizioni ambientali. 

Discutiamone insieme: I primi esperimenti volti a generare la vita in laboratorio risalgono ai lavori di Aleksandr Oparin (1924) e di Stanley Miller e Harold Urey (1952), ma al momento attuale non vi sono evidenze della possibilità di realizzare tale progetto. I docenti di biologia guidino gli studenti in una riflessione circa le difficoltà incontrate dalla scienza nella produzione di cellule vive a partire da materia inorganica.

Approfondisci e rifletti: Da Aristotele fino agli scienziati dei nostri giorni si sono avvicendate diverse definizioni di vita. Alcuni autori hanno posto in rilievo la capacità che la vita ha di riprodursi, altri quella di operare come un unico soggetto organico, altri ancora quella di entrare in rapporto interattivo con l’ambiente. Cerca alcune definizioni proposte da autori di rilievo e mettile poi a confronto fra di loro. Chiediti poi quale delle due seguenti cose sia per te primaria: definire un essere vivente oppure riconoscere un essere vivente? Quali sono, secondo te, le conseguenze derivanti dal dare priorità a una cosa o all’altra?

Per approfondire
Dal Dizionario Interdisciplinare: 
Ludovico Galleni, Evoluzione
voci tratte da DISF e INTERS
Opere influenti: 
Jean-Baptiste de Lamarck, Filosofia zoologica (1809), a cura di Paolo D’Ambrosio
Charles Darwin, L’origine delle specie (1859), a cura di Lluís Oviedo
Henri Bergson, L’evoluzione creatrice (1907), a cura di Matteo Acciari
Erwin Schrödinger, Che cos´è la vita? La cellula vivente dal punto di vista fisico (1944), a cura di Giorgio Grasselli
Jacques Monod, Il caso e la necessità. Saggio sulla filosofia naturale della biologia contemporanea (1970), a cura di Giuseppe Tanzella-Nitti
Richard Dawkins, Il gene egoista. La parte immortale di ogni essere vivente (1976), a cura di Luca Tampellini
Richard Dawkins, L’orologiaio cieco, creazione o evoluzione? (1987), a cura di Luca Tampellini
Indicazioni bibliografiche: 

Bibliografie tematiche:

Origine e natura della vita

Opere in rapporto con il Percorso:

A. La Vergata, L’Evoluzione Biologica: da Linneo a Darwin 1735-1871 (1979)

R.C. Bishop, L.J. Funck, R.J. Lewis, S.O. Moshier, J.H. Walton, Understanding Scientific Theories of Origins: Cosmology, Geology, and Biology in Christian Perspective (2018)

Special Issues: 

Teorie dell’evoluzione

L’evoluzione biologica e la teologia cristiana della creazione (dal II° Centenario darwiniano)

Altri documenti: