- Gli esseri umani sono l’unica specie biologica del pianeta capace di produrre cultura in senso pieno (letteratura, architettura, arti figurative, musica, etc.)
- Al di là delle diversità storico-geografiche, il senso religioso dell’essere umano è al centro delle espressioni culturali dei diversi popoli.
- Filosofia e religione parlano di Dio in modi distinti ma reciprocamente collegati.
- Il cristianesimo non nega l’autentico senso religioso dell’umanità ma lo assume, ne rivela il valore e ne indica il compimento.
- Un sincero dialogo fra le diverse religioni della terra dovrebbe partire dal riconoscimento del senso religioso come costante antropologica.
Oltre a manifestare pensiero razionale, libero arbitrio e progresso tecnico-scientifico, gli esseri umani sono l’unica specie biologica del pianeta capace di produrre cultura nel senso pieno del termine. Un esame delle espressioni culturali dei diversi popoli (letteratura, architettura, arti figurative, musica, etc.) mostra che esse pongono al loro centro domande di carattere religioso e si strutturano sviluppandole nel tempo: interrogativi sul senso della vita e della morte; la speranza in una vita futura oltre la morte; la domanda sull’origine di tutte le cose; la differenza fra il bene e il male, fra il merito e la colpa; lo stupore per la bellezza e l’ordine della natura e il suo rimando a un Creatore; la ricerca della felicità e il desiderio di un amore che non termini con la morte; l’aspirazione a una giustizia che si lamenta incompiuta, ma si spera possa ricevere compimento in una dimensione futura, oltre la vita presente.
Tutte queste espressioni sono fra loro legate dall’idea – affermata o comunque dibattuta – che il mondo sia retto da un Creatore e che l’essere umano dipenda da Lui in modo singolare, rispetto a quanto accada per il resto del creato.
Il senso religioso dell’essere umano è un dato di fatto. Al di là delle diversità culturali, etniche e geografiche, o delle diverse organizzazioni della società (arcaica, agricola, industriale, secolarizzata, etc.), esso è rintracciabile lungo la storia della cultura. Questo è il motivo per cui le domande religiose entrano in gioco, ad esempio, nelle grandi opere letterarie. I programmi scolastici le incrociano e talvolta le esaminano in profondità (Bibbia, Corano, Confessioni, Divina Commedia, Promessi Sposi, Paradise Lost, Faust, ma anche Shakespeare, Leopardi e Dostoevskij, per fare alcuni esempi). Sono le stesse domande che hanno generato l’architettura (templi dell’antichità, cattedrali del Medioevo cristiano, fino alla contemporanea Sagrada Familia di Antoni Gaudì) e buona parte dell’arte figurativa. Quelle domande attraversano tutta la storia della filosofia. Oggi una riflessione attenta le rintraccia anche nei dibattiti scientifici.
Un primo elemento di valore didattico è distinguere l’ambito filosofico da quello esplicitamente religioso, perché lungo la storia della cultura umana essi mantengono la loro specificità. Il modo in cui la religione parla di Dio non è lo stesso in cui ne parla la filosofia. Eppure, fra i due ambiti vi sono legami profondi; può risultare stimolante, per il dibattito in aula, metterne in luce analogie e differenze, nonché le reciproche provocazioni. Vi sono filosofi che hanno prodotto un pensiero spiccatamente religioso (Pascal, Kierkegaard) e vi sono pagine della sacra Scrittura che trattano di argomenti filosofici (Libri sapienziali dell’Antico Testamento). Il pensiero religioso tematizza la dipendenza dell’uomo da Dio e sposta sulla prospettiva personalista quanto a livello filosofico potrebbe restare solo sul piano dei concetti, delle cause e degli effetti.
La formazione scolastica dovrebbe inoltre affrontare una domanda centrale: è il senso religioso dell’essere umano un atteggiamento legato ai primi stadi della sua evoluzione biologica, qualcosa generato da un rapporto non scientifico con la natura, un insieme di credenze che hanno aiutato l’essere umano a compiere i primi passi della sua storia culturale, ma poi destinato a cedere il passo alle conoscenze recate dalla scienza e dalla tecnica? In altri termini: la religione è sempre e comunque da assimilare alla mitologia, e dunque va presentata ed esaminata come qualcosa di provvisorio, appartenente a una mentalità pre-scientifica, probabilmente destinata a scomparire in futuro senza alterare la natura dell’uomo in quanto tale, oppure il senso religioso appartiene alla struttura intima della coscienza umana, qualcosa che accompagna necessariamente la nostra specie, in tutte le epoche, perché è proprio ciò che ci rende umani?
Per sottolineare l’importanza della domanda, si potrebbe mostrare che di essa ne fu consapevole anche la Chiesa cattolica, durante il Concilio Vaticano II. Si legge infatti nella Gaudium et spes (1965) «Col suo lavoro e col suo ingegno l'uomo ha cercato sempre di sviluppare la propria vita; ma oggi, specialmente con l'aiuto della scienza e della tecnica, ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura e, grazie soprattutto alla moltiplicazione di mezzi di scambio tra le nazioni, la famiglia umana a poco a poco è venuta a riconoscersi e a costituirsi come una comunità unitaria nel mondo intero. Ne deriva che molti beni, che un tempo l'uomo si aspettava dalle forze superiori, oggi se li procura con la sua iniziativa e con le sue forze» (n. 33). È il senso religioso semplicemente l’espressione del modo con cui, in passato, l’essere umano cercava risposte, risorse e risultati, che oggi può finalmente ottenere da sé? Dalla proposizione di questo interrogativo, che può essere suscitato da varie discipline (filosofia, scienze, letteratura, etc.), possono nascere riflessioni assai significative e importanti elementi di dibattito.
Del senso religioso parla anche l’antropologia. Anche se i reperti paleoantropologici che giungono dai primi insediamenti di Homo sapiens sono limitati, sappiamo che le prime tracce di sepolture rituali risalgono al 90.000 a.C. circa. Anche l’uomo di Neanderthal mostra segni di una cultura rituale, risalenti a circa 50.000 anni fa. È comunque a partire dal Paleolitico superiore (35.000 - 10.000 a.C.) che incontriamo espressioni artistiche e organizzazione sociale che fanno pensare a un sistema di credenze o almeno di visioni del mondo consolidato, già familiare nella vita delle prime comunità umane.
Per avere dei sistemi di pensiero che assomiglino a religioni strutturate dovremo attendere il 6.000 a.C. A partire da questa epoca si svilupperanno le grandi religioni dell’area mediterranea, mesopotamica, persiana e indiana. Al di là dei contenuti diversificati e dell’arco di vita di questi sistemi, tutti essi forniscono delle “narrazioni delle origini”, finalizzate a offrire una risposta alle domande ultime che l’uomo del passato, al pari dell’umanità presente, continua a indirizzare.
Nel sorgere del senso religioso svolge un ruolo determinante il rapporto con la natura – si pensi alla volta celeste e all’osservazione del cielo stellato, ai fenomeni uranici e meteorici – ma il riferimento ultimo è sempre al Numen, a un Assoluto divino che fonda e causa tutto ciò che si osserva a livello naturale. La lettura di un classico come il De natura deorum (44 a.C.) di Cicerone potrebbe facilmente mostrarlo.
In tal senso è opportuno far cogliere la differenza fra senso religioso e superstizione, tra senso religioso e magia. Il primo punta a un rapporto di dipendenza da un Essere personale, alla venerazione di un mistero che trascende l’uomo e che si può solo contemplare e rispettare; le seconde sono finalizzate a manipolare il sacro, a piegarlo ai bisogni dell’uomo, a dispensare il mistero a proprio e altrui piacimento. Questa differenza aiuterà a capire che la superstizione e la magia non sono all’origine del fenomeno religioso, ma costituiscono piuttosto il suo degrado. Paralleli con la società contemporanea, scientifica e industrializzata, nella quale persistono forti elementi di superstizione e di occultismo, potranno essere ugualmente istruttivi per il dibattito in aula.
Alla luce dell’itinerario antropologico-culturale percorso dal genere umano, l’insegnamento della religione cattolica potrà mostrare due importanti elementi didattici. Il primo è che il cristianesimo non nega né rimuove l’autentico senso religioso dell’umanità, ma piuttosto lo assume, ne rivela il valore e ne indica il compimento. Nell’evangelizzazione della società pagana dei primi secoli dell’era cristiana, i Padri della Chiesa presentarono il cristianesimo come compimento non solo della filosofia (Giustino, Clemente di Alessandria, Origene), ma anche della religione (Lattanzio, Eusebio di Cesarea). Essi parleranno del cristianesimo come della vera religio. Combatteranno l’idolatria, ma valorizzeranno la pietas.
Il secondo elemento, guardando al presente, è che un sincero dialogo fra le diverse religioni della terra dovrebbe partire dal riconoscimento del senso religioso, e dunque dalla religione. Senza una riflessione su cosa sia una religione, non è possibile parlare fra religioni. Un dialogo interreligioso che punti a conoscere la verità e non voglia fermarsi a semplici considerazioni di ordine diplomatico, sociale o politico, dovrà necessariamente inglobare l’autentico senso religioso, ma anche la razionalità filosofica e le conoscenze scientifiche, rifiutando ciò che penalizza la dignità umana o la libertà di ogni persona, smascherando con coraggio la superstizione e l’idolatria.
Laboratorio interdisciplinare: Docenti di varie discipline guidino una discussione sull’influenza della visione religiosa personale sull’opera di artisti, musicisti, letterati, scienziati, personaggi di rilevanza sociale.
Discutiamone insieme: I docenti promuovano una discussione comune su cosa separa il senso religioso da magia e superstizione, offrendo degli elementi fondati per giustificare la loro eventuale differenza. Si suggerisce anche di esaminare contesti storico-culturali, come quello dei primi secoli dell’era cristiana in area greco-romana, per mettere in luce i caratteri assunti da tale confronto.
Approfondisci e rifletti: Rifletti sulla universalità del senso religioso nella specie umana, su scala storica e geografica, offrendone alcune ragioni ed esaminandole poi in modo critico.
- Gli esseri umani sono l’unica specie biologica del pianeta capace di produrre cultura in senso pieno (letteratura, architettura, arti figurative, musica, etc.)
- Al di là delle diversità storico-geografiche, il senso religioso dell’essere umano è al centro delle espressioni culturali dei diversi popoli.
- Filosofia e religione parlano di Dio in modi distinti ma reciprocamente collegati.
- Il cristianesimo non nega l’autentico senso religioso dell’umanità ma lo assume, ne rivela il valore e ne indica il compimento.
- Un sincero dialogo fra le diverse religioni della terra dovrebbe partire dal riconoscimento del senso religioso come costante antropologica.
Eugenio Fizzotti, Psychology of Religion
Lluís Oviedo, Religion, Scientific Study of
Bibliografie tematiche:
Storia e filosofia della religione
Opere in rapporto con il Percorso:
F. Enriques, L´anima religiosa della scienza (1911)
E. Gilson, L’ateismo difficile (1970)
J. Dougherty, La logica della religione (2003)
L’osservazione del cielo e l’esperienza religiosa (dall’Anno Internazionale dell’Astronomia)
La sacralità del cielo: una lettura dal Trattato di Storia delle religioni (1948), di M. Eliade
Dio è nei cieli? (2002), di C. Cannuyer
Fascinoso e tremendo, è il “sacro” di Rudolf Otto (2017), da una recensione di A. Aguti
Il fascino delle stelle e la religiosità (2017), intervista a M. Bersanelli