Distinguere per unire. I gradi del sapere

Siamo probabilmente di fronte alla più importante opera del filosofo francese Jacques Maritain (1882-1973). Distinguer pour unir: ou les degrés du savoir, pubblicata originalmente a Parigi nel 1932, ma successivamente ritoccata ed ampliata fino all’edizione definitiva del 1963, rappresenta un singolare itinerario dalla scienza alla saggezza, ove accanto alla metafisica trovano la loro precisa collocazione anche le scienze sperimentali e la filosofia della natura. Si tratta pertanto di un’opera la cui lettura è particolarmente indicata per coloro che vogliono dirigersi verso una sintesi del sapere. Essa mantiene il contatto con quel realismo critico tipico della conoscenza scientifica offrendo al contempo gli strumenti per aprirsi a forme di conoscenza che lo completino e lo oltrepassino. L’opera di Maritain è la viva testimonianza di come sia possibile ricondurre in un medesimo percorso filosofico, unitario e coerente, una riflessione che partendo dalla conoscenza del reale, ascende mediante diversi e progressivi gradi di astrazione alla realtà sovrasensibile, per raccordarsi infine con la conoscenza mistica e il dono della fede. L’opera consta di 9 capitoli preceduti da una prefazione: Grandezza e miseria della metafisica – Filosofia e scienza sperimentale – Il realismo critico – La conoscenza della natura sensibile – La conoscenza metafisica – Esperienza mistica e filosofia – La sapienza agostiniana – San Giovanni della Croce – Conclusione. Nella sua trattazione l’A. mantiene una forte dipendenza dalla prospettiva filosofica aristotelico-tomista, mostrandone con intelligenza le potenzialità di dialogo con il pensiero scientifico. Così, nel capitolo dedicato a “Filosofia e scienza sperimentale”, ne giustifica il ruolo: «Si è in diritto di pensare che la filosofia tomista è più di ogni altra in grado di fornire alle scienze dei quadri metafisici in cui esse dispieghino a loro agio le proprie esigenze e non soffrano violenza: non soltanto perché tale filosofia è essenzialmente realista e giustifica criticamente la realtà extramentale delle cose, nonché il valore delle facoltà conoscitive, implicitamente presupposto da ogni scienza, ma perché garantisce l’autonomia e la specificità di ciascuna scienza e perché le sue spiegazioni metafisiche del reale non hanno come conseguenza alcuna deformazione sistematica dispoticamente imposta alla esperienza». In ambito epistemologico, da segnalare le argomentazioni con cui l’A. mostra nel realismo (che non separa l’essere dal pensiero) il superamento dell’idealismo hegeliano (in cui l’essere è assorbito nel processo logico-razionale) e del fenomenismo kantiano (responsabile di separare il reale dal processo conoscitivo), il cui esito ultimo sarà lo scetticismo. I capitoli finali dell’opera ci pongono di fronte alle manifestazioni della conoscenza per connaturalità. Quest’ultima tappa non giunge forzatamente, ma è quasi una conseguenza di quella onestà dell’intelligenza che non teme di fermarsi di fronte alle domande della saggezza filosofica, ma prosegue aprendosi alle risposte della Rivelazione e al dono dell’unione mistica. Maritain conclude così una progressiva ascesa che dalla ricerca dell’Assoluto come fondamento giunge fino alla contemplazione di un Dio personale ove conoscenza e amore coincidono.