Il libro è l’auto-biografia, intellettuale e spirituale, del filosofo analitico britannico Antony Flew, scomparso nel 2010, qualche anno dopo aver annunciato pubblicamente, al termine una vita passata ad argomentare in favore dell’ateismo, di essere fermamente convinto dell’esistenza di Dio. In conclusione di un percorso razionale, alla ricerca di argomentazioni logiche che dimostrino un’Intelligenza creatrice dietro le leggi naturali e la coscienza, il filosofo anglosassone, formatosi ad Oxford durante gli anni in cui il neo-positivismo logico era l’orizzonte teorico di riferimento, comprende come la Verità che va cercando si sia comunicata in una persona fisica, e che nessuna indagine speculativa, per quanto cauta, documentata e corretta, potrà mai possedere la potenza esplicativa di un simile fatto. In breve, scopre la valenza euristica della fede. Lo scenario in cui si colloca la svolta di Flew è quello della riscoperta del teismo da parte dei filosofi analitici, soprattutto statunitensi, tra gli anni ’80 e ’90. Un rinnovato interesse per la trascendenza e i rapporti tra Dio e sfera naturale, che però si ferma al tentativo di coniare un concetto di Dio coerente rispetto ai principi della logica e alle leggi fisiche. Lo stesso autore ammette: «La mia scoperta del divino è avanzata su un livello puramente naturale, senza alcun riferimento a fenomeni soprannaturali. È stato un esercizio in ciò che è tradizionalmente chiamata teologia naturale. Non ha avuto alcun legame con nessuna delle religioni rivelate, né tantomeno affermo di aver avuto alcuna esperienza personale di Dio […] In breve, la mia scoperta del divino è stato un pellegrinaggio della ragione e non della fede» (pp. 103-104). Pellegrinaggio che si è nutrito delle recenti scoperte scientifiche nel campo della cosmologia e della biologia – come l’evidenza che l’universo si sta espandendo, o che non esiste una teoria fisica soddisfacente della coscienza – le quali, secondo Flew, allo stato attuale della ricerca, sembrano fornire fortissime argomentazioni logiche in favore di un “Progettista”. Anche su questo aspetto, Flew non arriva a dichiararsi aperto sostenitore di quel vasto e controverso movimento conosciuto come Intelligent Design, ma sembra forse condividerne in parte alcuni aspetti. Tutta la prima parte dell’opera è dedicata alla spiegazione delle argomentazioni chiave dell’ateismo di Flew, che di fatto diviene un vivido spaccato autobiografico sulla formazione umana e filosofica di uno dei massimi interpreti della filosofia analitica del secondo Novecento. Nella seconda parte il testo, ripercorre invece il “pellegrinaggio intellettuale” effettuato dall’autore alla ricerca del divino, nella fase ultima della propria vita, utilizzando un linguaggio colloquiale ed uno stile narrativo, adatto a qualsiasi lettore possa trovare interesse nella condivisione del suo percorso di vita ed intellettuale, come emblematico della questione sui rapporti tra fede e ragione, e tra fede e ateismo.
Dio esiste. Come l’ateo più famoso del mondo ha cambiato idea
Scheda del libro nella sezione Sul mio scaffale