José Ortega y Gasset (1883-1955) nasce a Madrid. Professore di metafisica all'Università di Madrid dal 1910 al 1936, si afferma rapidamente come uno dei più importanti intellettuali spagnoli del suo tempo. Nel corso della sua vita ricoprì ruoli di grande prestigio, tra cui la direzione della rivista "Revista de Occidente", che divenne un punto di riferimento per la cultura europea. Il saggio La Missione dell'Università, tradotto in italiano la prima volta dall'editore Guida a Napoli nel 1972 e ripubblicato adesso da Mimesis in nuova traduzione di Armando Savignano, nasce come sviluppo di conferenze e riflessioni tenute a partire dagli anni 30 del secolo scorso. Attraverso una prosa incisiva e ricca di spunti, ma anche di enfasi proprie della sua cultura spagnola, Ortega y Gasset sviluppa la sua proposta in 5 capitoli, seguiti da un'Appendice che reca il testo di una conferenza tenuta nel 1930 alla Federazione Universitaria studentestca di Madrid. Come si legge nell’introduzione al testo curata da Armando Savignano, «l’A. ha ben presto intuito la potenzialità dell’università e, in essa, il ruolo dell’intelligentia che, in autonomia ma non avulsa dalle problematiche concrete, ha il compito di approntare soluzioni tecnico-scientifiche per far fronte ale richieste e ai bisogni di una società di massa» (p. 8). Le riflessioni dell’A. sull’università esprimono il progetto filosofico maturato dalla "Scuola di Madrid". Elementi guida di tale progetto sono la preoccupazione di assicurare un ampio accesso all'istruzione universitaria, privilegiando la didattica sulla ricerca. Il libro si compone dell’introduzione, cinque capitoli e un’Appendice. Nel Capitolo I, intitolato "Il problema fondamentale", l’A. analizza ciò che di fatto significa l’università in Spagna e all’estero, evidenziando in primo luogo il problema di rendere universale l'accesso al sapere a all'insegnamento universitario. Analizza inoltre in cosa consista l’insegnamento offerto dalle università criticando l'eccessiva enfasi posta sull'enciclopedismo, un accumulo dispersivo di nozioni frammentarie. Egli contrappone a questa visione un ideale di sapere vivo e dinamico, incentrato su temi chiave e sulla ricerca della profondità e della comprensione. L'università, secondo il filosofo spagnolo, non deve limitarsi a trasmettere informazioni, ma deve guidare gli studenti verso una conoscenza autentica e significativa. Nel capitolo II, "Principio di economia nell’insegnamento", partendo da considerazioni pedagogiche l'A. introduce un principio che egli ritiene essere molto importante ai fine dell’istruzione ovvero il principio di economia nell’insegnamento. L’università per come si presenta è un insieme vastissimo di insegnamenti, bisogna applicare questo principio per economizzare e risparmiare nelle materie insegnate. Nell’organizzazione dell’insegnamento, nella costituzione stessa dell’università, bisogna partire non dal sapere ma dagli studenti tenendo in considerazione ciò che egli è e ciò che deve sapere per vivere. Di seguito Ortega y Gasset sottoliena nel capitolo III "Che cosa dev’essere prioritario nell’università" la centralità nell’insegnamento delle grandi discipline culturali (fisica, biologia, storia, sociologia, filosofia), approfondendo poi due importanti tematiche: a) l’università consiste anzitutto nell’insegnamento superiore deve ricevere l’uomo medio; b) Bisogna che l’uomo medio sia un uomo colto per poter essere all’altezza delle sfide della società complessa in cui vive. Nel proseguire la sua esposizione, il capitolo IV "Cultura e scienza" esplora la relazione profonda, e spesso fraintesa, tra cultura e scienza. Egli rifiuta l'idea di una scienza neutra e oggettiva, sottolineando la sua intrinseca dimensione umana e culturale. La vera conoscenza, sostiene, nasce dall'integrazione di queste due sfere, permettendo una visione completa e olistica del mondo. L'ultimo capitolo, V. "Che cosa dev’essere l’università", cuore del saggio, Ortega y Gasset delinea quale, secondo lui, deve essere la missione fondamentale dell'università: la formazione di individui critici e autonomi. Egli immagina un'università basata sulla ricerca, sul dialogo aperto e sul confronto continuo di idee. In questo ambiente stimolante, gli studenti sono chiamati a sviluppare un pensiero indipendente, a mettere in discussione le certezze e a forgiare del mondo la propria visione. Per definire ciò che l’università deve essere, avverte l’A., dobbiamo andare al di là dei suoi fini istituzionali. Fondamentale è tenere in considerazione che la cultura e la professione si nutrono di scienza, e se rimanessero isolate si irrigidirebbero in uno scolasticismo deteriore. Laboratori e seminari devono, per Ortega y Gasset, svilupparsi in sinergia con l'Università ma, sembra, fuori delle sue mura. L'università e il laboratorio sono due organi distinti, ma correlati con una fisiologia completa, egli afferma. Luogo privilegiato per la formazione didattica, l’università è per Ortega y Gasset distinta dala scienza, anche se da essa inseparabile. Nell'Appendice, che raccoglie il testo di una conferenza agli universitari spagnoli, il filosofo riassume la sua visione di un'università ideale, un luogo di apprendimento libero, aperto e in costante evoluzione. Egli richiama l'istituzione al suo alto compito: formare cittadini consapevoli, capaci di affrontare le sfide del mondo contemporaneo e di contribuire al progresso della società. Il saggio è senza dubbio interessante, ma risente del clima culturale in cui nasce, che lo distanzia dalla tradizione centroeuropea. Sensibili le differenze con l'ideale di Newman, centrato sulle virtù della persona colta, e con la visione di Jasper, fortemente interessata all'interdisicplinarità e alla tensione del sapere verso la ricerca della verità.