Elogio del libro

«Voi amate il libro? – si chiede l’A. – Dato che solamente a coloro che amano il libro è rivolto questo mio discorso, devo porre questa domanda all’inizio». Romano Guardini ci offre una breve meditazione di grande originalità nella quale espone le ragioni che muovono al rispetto e all’amore verso il libro, oggetto deputato a raccogliere le idee di chi ha desiderato farci partecipe del suo pensiero e che ci consente, a grande distanza di tempo, di dialogare con le idee e lo spirito degli autori che ci hanno preceduto, una sorta di “memoria oggettiva” senza della quale la cultura umana non potrebbe progredire.

Suddiviso in cinque paragrafi e aperto da una premessa in cui l'autore guarda all'elogio del libro come ad un vero e proprio compito, nonché un argomento in realtà inesauribile, questo breve discorso si rivolge fin dall'inizio a dei lettori che sono esortativamente chiamati e considerati amici. Guardini adotta programmaticamente quello che per lui è il cuore teoretico e pratico del libro: riaprire e permettere il rapporto interpersonale io-tu, fissando e facendo rivivere una parola altrimenti destinata a scomparire senza poter essere ascoltata. È questo il senso più essenziale del libro, di ogni libro, che l'autore ci dischiude nel penultimo paragrafo, riflettendo sul rapporto tra questo e il mistero della parola; senso che, però, non si costituisce al di fuori della dimensione fisica, corporea, del libro, che, come egli aveva mostrato precedentemente, non solo è espressione della creatività umana, ma in quanto tale merita rispetto e, per lui, persino amore. Infatti, il testo, che in previ passaggi si era soffermato sulle caratteristiche del libro come oggetto corporeo (dalla legatura alla sfogliabilità, dalle differenze dei caratteri tipografici, che come tali introducono in un'ambientazione e fanno rivivere il discorso nelle sue differenti caratteristiche, al modo di conservare e trattare un volume), è rivolto unicamente a chi ama i libri - e li ama non solo e forse non tanto per il loro contenuto, ma come "esseri viventi" che permettono di iniziare un dialogo.

L'autore, che dai libri arriva al “libro” per eccellenza, alla Sacra Scrittura, nel quale memoria e comunicazione hanno per soggetto il Dio di Israele che si è rivelato al suo popolo, non dimentica però i lati oscuri del libro, a cominciare dall'indebolimento della memoria che esso porta con sè, per culminare con la sua potenzialità mistificatoria e distruttiva; tuttavia, egli rivendica la sua scelta, che intende soffermarsi esclusivamente sui lati positivi del libro, come "figura originaria" "in cui si riassume l'esistenza" e, ricordando che il suo è un panegirico (quindi ripieno di entusiasmo), "un simbolo in assoluto della nostra esistenza".