Per la filosofia

Josef Pieper (1904-1997), filosofo tedesco e professore all’Università di Münster, è stato tra i principali autori cui si deve un ripensamento in epoca contemporanea della tematica filosofica delle virtù, di derivazione aristotelica. La sua riflessione, a partire dalla fortezza (cui dedicò un primo saggio nel 1934), prende in esame le virtù cardinali (prudenza, giustizia, temperanza) e le virtù teologali (fede, speranza e carità), elaborando una proposta di antropologia filosofica di impronta aristotelico-tomista. Pensatore di rilievo, al di là del mondo accademico tedesco, la sua influenza è stata importante per il pensiero di Joseph Ratzinger, amico e collega del filosofo all’Università di Münster negli anni Sessanta del secolo scorso. Il titolo dell’opera qui presentata, Per la filosofia, potrebbe far pensare ad una semplice difesa della validità della riflessione e della ricerca filosofica nei confronti delle altre fonti di sapere ma il suo saggio rappresenta invece un valido esempio di “educazione alla vita intellettuale”. La filosofia nasce dalle domande sulla realtà, essa implica la necessità di guardare il mondo e i suoi oggetti con la disposizione ad interrogarsi sulle loro cause, ed è un’attività che richiede silenzio, maturazione, meditazione, capacità di fare memoria. La filosofia impiega necessariamente il linguaggio, ma va oltre il linguaggio. Il volume, introdotto da una utile e ben documentata prefazione Antonio Livi, è organizzato in nove brevi capitoli ed è di facile lettura. L’ultimo di essi si occupa del rapporto fra filosofia e fede religiosa, mostrando la liceità dell’inclusione del sapere religioso nel filosofare ed offre una sintesi fra ciò che è saputo e ciò che è creduto. Il rapporto fra fede e ragione assomiglia per Pieper all’immagine musicale del contrappunto, che fa procedere la sinfonia mediante successive articolazioni; ancora, il rapporto fra fede e ragione necessita di una relazione armonica, non dialettica né alternativa, fra l’ascoltare e il vedere.