Edgar Morin è un filosofo e sociologo francese. Nel libro presentato egli propone una riforma del pensiero e dell’insegnamento realizzabile attraverso una riforma dell’organizzazione dei saperi “paradigmatica”, in quanto concernente la nostra attitudine generale a organizzare la conoscenza.
La proposta dell’A. si radica in una precisa prospettiva filosofica e antropologica (chiarita nelle due Appendici al testo). Gli esseri umani sono contemporaneamente dentro e fuori la natura, “come un punto di un ologramma, noi portiamo in seno alla nostra singolarità non solo tutta l’umanità, tutta la vita, ma anche quasi tutto il cosmo, con il suo mistero che senza dubbio giace al fondo della natura umana”. (p.38) L’uomo è il vero catalizzatore della complessità dei saperi, dal quale partire per costruire una testa ben fatta. É necessario formare le menti affinché possano disporre di: “un'attitudine generale a porre e trattare i problemi e principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e di dare loro senso” (p. 15).
Il libro, suddiviso in nove capitoli, si apre con una presentazione dello status quaestionis, dove si delineano le sfide contemporanee cui l’A. vuole dare risposta. In particolare: l'inadeguatezza dei nostri saperi, distinti e frazionati in discipline, alla realtà e ai problemi che si rivelano sempre piú polidisciplinari e globali; la separazione delle discipline che rende incapaci di cogliere ciò che è tessuto insieme, cioè, la complessità di questi stessi saperi; l'espansione incontrollata del sapere. Su quest’ultimo punto Morin scrive: "l'accrescimento ininterrotto delle conoscenze edifica una gigantesca torre di Babele, rumoreggiante di linguaggi discordanti. La torre ci domina perché noi non possiamo dominare i nostri saperi. [...] Neppure lo specialista della disciplina più circoscritta riesce a prendere conoscenza delle informazioni che riguardano il suo campo specifico. Sempre di più, la gigantesca proliferazione di conoscenza sfugge al controllo umano" (p. 9).
Il sociologo propone una profonda riforma delle modalità didattiche, basate su una metodologia capace di collegare discipline e saperi, per una visione dinamicamente unitaria del sapere stesso e dell’esperienza personale e comunitaria. Occorre evitare qualsiasi distinzione rigidamente disciplinare tra cultura scientifica e scienze umane. L’A. ha in mente un insegnamento educativo la cui missione sarebbe quella di “trasmettere non del puro sapere, ma una cultura che permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere. Ciò richiede non solo conoscenze, ma la trasformazione, nel proprio essere mentale, della conoscenza acquisita in sapienza e l'incorporazione di questa sapienza per la propria vita" (p. 45). Bisogna recuperare la complessità dell'unità della cultura, divisa incommensurabilmente fin dal XIX secolo in umanistica e scientifica e da questa recuperare il senso del globale. Morin fa più volte riferimento a una affermazione di Pascal: "poiché tutte le cose sono causate e causanti, aiutate e adiuvanti, mediate e immediate, […] ritengo che sia impossibile conoscere le parti senza conoscere il tutto, così come è impossibile conoscere il tutto senza conoscere particolarmente le parti" (p. 90).
L’opera presentata si rivolge esplicitamente “a tutti e a ciascuno” ma si propone in particolare come strumento di aiuto per insegnanti e studenti. Morin descrive le specifiche caratteristiche e i peculiari compiti che nella pratica dovrebbero riguardare i tre gradi dell’insegnamento riformati (scuola primaria, secondaria e università).