Al momento dell’entrata in Roma dei Piemontesi, Padre Angelo Secchi è ormai un astronomo di fama internazionale, conosciuto anche negli Stati Uniti [1], direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano e stimato professore. La sua notorietà è tale da indurre i Piemontesi, non appena entrati nel cuore dello Stato Pontificio, a offrirgli una cattedra all’università La Sapienza di Roma, appena passata sotto il controllo del Governo italiano. Così, mentre il potere temporale dei papi viene colpito a morte nella breccia di Porta Pia, il neonato governo italiano cerca di nominare con tutte le sue forze professore di Astronomia alla Sapienza un sacerdote. Una storia poco nota forse, che riflette però le tensioni e le implicazioni sociali, politiche e culturali di un periodo storico fondamentale e complesso dei rapporti tra la Chiesa Cattolica e il Regno d’Italia. In un contesto così delicato, la nomina di un professore quale il Secchi diviene facilmente un fatto politico le cui implicazioni arrivano fino a Pio IX. Il nuovo regno desidera annoverare tra le sue fila uno scienziato così importante, ma non vuole tollerare i Gesuiti, in particolare quelli residenti nel Collegio Romano di cui Secchi fa parte, e il clero romano, rappresentante di quello Stato Pontificio ormai conquistato.
Oggi, nel secondo centenario dalla nascita di Angelo Secchi e a 148 anni di distanza da quegli avvenimenti, possiamo ricostruire l’intera vicenda e i fatti che l’hanno composta, grazie alle lettere dei protagonisti e ai diari di Secchi [2]. Procediamo dunque dal 20 settembre 1870 avanzando fino al dicembre di quell’anno, muovendoci nel breve arco di tempo in cui si collocano i fatti della nomina, dell’accettazione e della rinuncia alla cattedra della Sapienza.
La prima offerta gli viene recapitata contestualmente alla Breccia di Porta Pia; Secchi il 2 novembre accetta verbalmente e il 4 per iscritto. Il 13 novembre la nomina viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di Roma, ma il 25 novembre avviene il ripensamento: Secchi, con una nuova lettera rifiuta, dal Governo gli recapitano nuove missive che restano infruttuose. Cosa è accaduto in quei giorni? E cosa lo ha spinto a cambiare idea? Proviamo a capirlo meglio.
L’entrata dei Piemontesi a Roma viene annotata con distacco da Secchi sul suo diario metereologico: «Bello [il tempo atmosferico]. Cannonate al mattino, furfanterie fino a sera. Nord e Sud Ovest [vento] leggero. Cresce poco il barometro. Magneti poco regolari». La sera del 20 settembre viene fatta recapitare a Secchi una lettera da parte del Segretario Generale del Ministero della Pubblica Istruzione, Giovanni Cantoni, in cui esprime il desiderio che egli resti all’Osservatorio rassicurandolo inoltre che si sarebbe provveduto alle sue necessità, compreso uno stipendio da professore. Data la gravità del momento Secchi non può fare altro che mantenersi prudente e lascia capire che preferisce continuare a lavorare in patria, senza dover espatriare come già accaduto con i moti del 1849. Annota sul suo Diario: «Mi tenni così sulle generali, benché avessi giorni prima scandagliato l’animo del Padre Provinciale che mi avea detto di fare il possibile per sostenere i miei diritti personali all’Osservatorio, e farmi ricompensare i miei capitali che avea sospeso in questo stabilimento (…) il mio credito personale era di 8 in 9 mila scudi» [3].
Il tempo per la prudenza però sembra non esserci perché due giorni dopo gli viene consegnata un’altra lettera da parte di Cantoni in cui sono ribadite le condizioni della prima missiva. In quello stesso giorno, il Senatore Francesco Brioschi, si reca in visita da Secchi chiedendo di voler osservare la specola, come già molti avevano fatto. Visita l’osservatorio, la biblioteca, gli uffici, la casa e poi consegna a Secchi una nuova lettera, questa volta da parte del Ministro delle Finanze, Quintino Sella. Dal 20 al 23 settembre il governo italiano ha proposto già tre volte la nomina allo scienziato. Il nuovo Regno si dimostra benevolo e premuroso con lui, come testimonia la lettera rivoltagli da Quintino Sella: «Ella occupa nel mondo scientifico un posto troppo eminente, e la scienza occupa nel mondo civile un posto troppo importante perché ella non si preoccupi di ciò che accade. Il Brioschi (che ha consegnato la lettera brevi manu ndr.) potrà meglio di ciò che si possa fare per lettera spiegare gli intendimenti del Governo, il quale se si eccettua la quistione del potere temporale, debbono dirsi favorevolissimi al clero».
Lo scienziato risponde al Senatore senza accennare alla cattedra e approfittando dell’occasione per esprimere la preoccupazione per lo scioglimento del corpo insegnante del Collegio Romano e per formulare la richiesta di fondi per la spedizione di osservazione dell’eclissi solare. Infatti, alcune truppe militari piemontesi si sono stabilite dal 20 settembre nel Collegio Romano, riducendo lo spazio disponibile ai Gesuiti. Inoltre Secchi è impegnato nei preparativi per una spedizione in Sicilia dedicata all’osservazione di un'eclissi solare, fenomeno che lo porterà lontano da Roma proprio nei giorni in cui le questioni circa la sua nomina si faranno più difficili.
Verso la fine di settembre, di fronte ad un altro incontro volto a un nuovo sollecito circa la nomina, lo scienziato chiede alcune garanzie: non dover prestare giuramenti al nuovo Regno, essere libero di servire e rispettare i suoi doveri verso la Compagnia di Gesù e il Papa e, infine, mantenere la libertà di scelta del personale che collaborerà con lui.
A queste richieste il 18 ottobre risponde lo stesso Cantoni rassicurandolo che non dovrà fare giuramenti e che il suo lavoro sarà retribuito: “...è inutile Vi rinnovi l’assicurazione da parte del Ministro che, senza giuramento alcuno, Voi sarete nominato di tal modo da essere pareggiato ai nostri professori d’Astronomia e Direttori di Specula di I grado”.
Un’altra questione però doveva essere risolta: il futuro del Collegio Romano e la sua rendita. Anche questa volta Secchi riceve garanzie dal sen. Brioschi, in un incontro di cui sappiamo dal suo diario: “...domandandomi esso se avessi accettato una scuola in Sapienza dissi di sì (…) Esso mi rispose non esservi nessuna difficoltà a continuare le scuole in collegio, e che i Gesuiti potevano fare una scuola privata e libera, come gli Scolopi a Firenze, perché il Governo voleva contentar tutti. Io recai a casa queste notizie che furono accolte con gioie. Ma per più sicurezza, impegnai il Rettore (Pietro Ragazzini, Rettore del Collegio Romano dal 1867 al 1872 ndr.) e il Provinciale ad andare essi stessi dal Brioschi”.
È in questo momento che la strada della benevolenza del Governo comincia a biforcarsi: il nuovo Regno, come ampiamente manifestato, è interessato alla scienza di Angelo Secchi, ma non al mantenimento del Collegio Romano o alla tutela degli ordini religiosi. Il Padre Provinciale e il Rettore del Collegio si recano in effetti dal Brioschi, ma trovano una situazione e risposte tutt’altro che rassicuranti: la speranza dei Gesuiti di poter continuare ad insegnare sembra allontanarsi.
Intanto, il 5 novembre, data della partenza della spedizione per l’osservazione dell’eclissi, si fa vicino e il 2 novembre, in un nuovo incontro con il Brioschi, Secchi accetta verbalmente la nomina di professore della Sapienza e definisce il nome dell’insegnamento: "Astronomia fisica". Contestualmente tiene presente le garanzie richieste. Il giorno dopo lo scienziato riceve la richiesta per iscritto e, a questo punto, consultato il Padre Provinciale, accetta la nomina con una lettera di risposta in cui chiede anche di modificare il nome della materia in "Astronomia Fisica e Metereologia". È il 4 novembre e l’università di Roma vanta un nuovo professore di fama internazionale. Contestualmente però, il Rettore del Collegio Romano riceve una lettera dello stesso Brioschi in cui si chiede di avvertire tutti gli studenti italiani che il titolo di studi ottenuto presso i Gesuiti non sarà più ritenuto valido per accedere nei collegi, licei, università o impieghi dello Stato: «il sottoscritto è in dovere di significare alla S. V. che la Congregazione dei P.P. Gesuiti rimane libera di dirigere secondo che le aggrada gli studi di teologia e di tutte le materie che a questa si riferiscono (…). Ma in quanto l’istruzione viene impartita ai laici, i quali sieni in pari tempo sudditi dello stato italiano, lo scrivente non può a meno di farle sapere che (…) essa non ha valore né per gli istituti, né per le carriere governative, costando a questa Luogotenenza che i suoi insegnamenti non sono consentanei ai programmi dello stato.»[4]
Secchi, come stabilito, la mattina parte per l’osservazione dell’eclissi solare del 22 dicembre. La situazione del Collegio Romano, occupato dal 20 settembre dalle truppe dell’esercito regio, si snoda parallelamente alla vicenda della nomina, fino ad intersecarla definitivamente il 7 novembre, giorno in cui il Rettore è costretto a chiudere il Collegio e a rimandare a casa gli studenti. Il Rettore e il Brioschi si scambiano diverse lettere dal 12 ottobre all’8 novembre. Intanto a fine ottobre, per ovviare al problema dell’occupazione del Collegio, i Gesuiti iniziano a dare lezioni in casa fino a quando verranno accusati di non avere avvertito gli studenti che i loro titoli non saranno riconosciuti. Al Rettore, accusato ai sensi di legge, non resta quindi che sospendere l'attività didattica.
A far deflagrare una situazione già tesa e grave contribuisce la pubblicazione della nomina di Secchi sulla Gazzetta ufficiale del 13 novembre. A questo punto, negli ambienti ecclesiastici si sfiora lo scandalo e persino Pio IX comincia a dirsi preoccupato della questione. Il diretto protagonista ne viene a conoscenza solo il 16 novembre grazie ad una lettera da un confratello e amico che gli spiega ogni cosa, compresi i malumori e il “vociare” che si è levato sulla vicenda. La storia arriva ovviamente anche oltre Tevere, in Vaticano, dove il Papa spera in una rinuncia.
Il 16 novembre anche il Padre Provinciale dei Gesuiti si fa presente a Pio IX per ragguagliarlo sui fatti, spiegargli che il suo Vicario aveva consigliato tempo prima di accettare e quindi conoscere il suo pensiero. Il Papa si dice sfavorevole, ma suggerisce di aspettare che Secchi torni a Roma. Quindi, il Padre Provinciale scrive a Secchi in Sicilia: «...nella stessa lettera di risposta si potrebbe aggiungere: Che intende di accettare unicamente sotto il punto di vista scientifico e prescindendo da ogni considerazione politica, essendo Ella uomo di studio e non di politica, e con riserva delle sue convinzioni come cattolico romano, e delle sue convenienze come religioso della Compagnia di Gesù».
Proprio mentre la tensione sulla vicenda, all’interno del panorama ecclesiastico comincia a calare, un nuovo fatto fa riaccendere gli animi. Il 19 novembre si inaugura un nuovo anno accademico nell’università La Sapienza e l’oratore tiene un discorso di stampo anticlericale e laicista, lodando il carattere ateo della scienza. Ad ascoltarlo, tra gli altri, c’è anche un professore gesuita, il Padre Bollig che, uditolo, corre dal suo superiore a chiedere il permesso di rinunciare al suo insegnamento alla Sapienza. Anche il Papa ne viene informato e suggerisce al Bollig, nominato alla Sapienza anni prima per scelta della Santa Sede, di rimanere al suo posto. Diversa è la situazione di Secchi, nominato dal nuovo governo in una università che si proclama atea e da un ministero che vuole chiudere il Collegio Romano. A questo punto, il calderone è colmo, non servono altri elementi per portare Secchi alla decisione di rinunciare. Prima di farlo, il 25 novembre invia una lettera al suo Padre Provinciale Beckx in cui spiega la sua scelta, pregandolo di informare anche il Papa. Qualche giorno dopo, il 29 novembre, Pio IX approva la bozza della lettera preparata da Secchi e benedice la sua decisione.
Secchi quindi scrive al Senatore Brioschi spiegando che il mutare della situazione, dalla sua accettazione al momento presente, lo spinge a rinunciare alla cattedra. Il Senatore risponde ancora manifestando stupore e incomprensione sia per il riferimento alla chiusura del Collegio Romano sia per gli avvenimenti accaduti all’università. Secchi, ricevuta la lettera da Brioschi in Sicilia ad Augusta, dove si trovava per attrezzare la stazione di osservazione dell’eclisse, invia una lettera lunga e articolata, un capolavoro di chiarezza e di libertà di coscienza, in cui rinfaccia al Governo italiano la feroce critica anticattolica promossa a Roma, le ingiustizie sofferte dai Gesuiti e dagli altri ordini religiosi e la condotta ambigua avuta dalle autorità dello Stato italiano nei suoi confronti.
Il 3 dicembre 1870, nella sede del Collegio Romano, viene inaugurato il liceo Ennio Quirino Visconti, che ancora oggi risiede nella piazza che prende il nome dal vecchio Collegio che ha ospitato per secoli. Solo pochi anni dopo, nel 1876, Francesco Faa’ di Bruno si troverà in una situazione simile: neo sacerdote e scienziato, dovrà sciogliere il dubbio tra il continuare o meno la sua carriera di professore all’università di Torino. Per avere consigli sul da farsi, si rivolgerà proprio ad Angelo Secchi. Il nostro astronomo avrà parole di stima e lo esorterà a continuare il suo lavoro accademico nell’università accennando anche alla diversità della situazione con la sua: «Ella è già vecchio membro dell’Università e non entra in essa in un momento di crisi e per la grazia di Dio l’Università di Torino, se non manca di qualche persona che pensa troppo liberamente, non ha però commesso quegli scandali in corpo che ha commesso l’Università di Roma, onde qui ad un cattolico e sacerdote non sarebbe decoroso starvi in mezzo come è accaduto a me, onde mi ritirai».[5]
Angelo Secchi rimane direttore dell’osservatorio del Collegio Romano fino alla morte, avvenuta nel 1878, dopo di che il Regno d’Italia lo espropria. Il nuovo Osservatorio vaticano torna ad essere la Torre dei venti sotto la direzione di Francesco Denza. Pochi anni dopo, nel 1891 con il motu proprio Ut mysticam, Leone XIII rifonda la Specola Vaticana che si sposterà poi a Castel Gandolfo.
[1] Durante l’occupazione della Repubblica Romana espatria per due anni recandosi prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove inizia a lavorare presso l’Osservatorio del Collegio di Georgetown a Washington.
[2] Archivio della Pontificia Università Gregoriana, Roma, «Mss. Secchi» Cartella n. 23, XIII, Lettere riguardanti l'accettazione e la rinunzia del P. Secchi alla Cattedra dell'Università Governativa (1870). Tutte le lettere riportate sono prese da questa cartella
[3] «Mss. Secchi» Cartella n. 23, II, (Diari) Viaggio in Sicilia per l’eclisse (ottobre 1870 – gennaio 1871) ff. 27-51. Archivio della Pontificia Università Gregoriana, Roma.
[4] Anonimo, La chiusura delle scuole del collegio romano d.C.d.G, Manuelli, Firenze 1870, pp. 7-8.
[5] Archivio della Pontificia Università Gregoriana, Roma, corrispondenza fra P. Angelo Secchi e Francesco Faa’ di Bruno, Roma, 22 ottobre 1876, cit. in: P. Palazzini, Al margine di due centenari: Pio IX e P. Angelo Secchi, «Pio IX» 9 (1980), pp. 4-25, qui p. 23.