La cultura orizzontale (Laterza 2020) di Giovanni Solimine, professore di Biblioteconomia presso l’Università La Sapienza di Roma, e Giorgio Zanchini, giornalista culturale e conduttore radiotelevisivo per la Rai, è un saggio divulgativo che indaga il panorama culturale contemporaneo. Consta di 19 capitoli cui si aggiungono una breve premessa e delle corpose considerazioni conclusive. Con l’espressione «cultura orizzontale», gli autori indicano la trasformazione del mondo culturale determinata dallo sviluppo e dalla diffusione planetari della tecnologia informatica nel corso dei primi due decenni del XXI secolo. L’onnipervasività della rete, che rappresenta «l’infrastruttura su cui poggia tutto ciò che facciamo» (p. 6), ha consentito, infatti, la nascita di un «nuovo ecosistema» informatico che ha completamente rivoluzionato la produzione, la trasmissione e la fruizione della cultura. La contrapposizione fra l’orizzontalità della cultura contemporaneae la verticalità che ha invece caratterizzato quella predominante sino al termine del Novecento si manifesta principalmente su due piani. Da una parte, l’effetto d’indistinzione fra le diverse sfere interne al mondo culturale, provocato dall’espansione della rete, ha sfumato i confini fra i saperi. Non regge più, dunque, secondo gli autori, la distinzione fra un sapere colto, uno organizzativo e uno popolare (secondo la tripartizione proposta da Guido Martinotti sul finire degli anni Ottanta in Informazione e sapere, Anabasi, Milano 1992, pp. 145-147): il mondo contemporaneo si presenta come il luogo della commistione fra cultura “alta” e cultura “bassa” ed è contraddistinto da una spiccata multimedialità e multidimensionalità delle forme culturali. Dall’altra, la progressiva «secolarizzazione della cultura» (p. 13) e il conseguente indebolimento della funzione mediatrice storicamente esercitata da alcune figure professionali (come ad es. gli insegnanti, gli editori, i giornalisti e così via) hanno profondamente modificato i requisiti di accesso alla cultura. In tal senso, sono la disponibilità di tecnologie adeguatee la capacità di utilizzarle a risultare oggi decisive. L’emergenza di questo nuovo «paradigma !”£della cultura orizzontale» è assunto come problematico dagli autori poiché «presenta varie facce e non tutte di segno positivo» (p. 30). Obiettivo del testo, infatti, è quello d’interrogare questo paradigma rilevandone aspetti positivi e negativi, senza cadere nella trappola dell’alternativa, dipinta già nel 1964 da Umberto Eco, fra apocalittici e integrati (si veda Apocalittici e integrati. Comunicazioni di massa e teorie della cultura di massa, Bompiani, Milano 1964). A tal fine, Solimine e Zanchini dedicano numerosi capitoli all’indagine delle attività e degli ambiti professionali maggiormente interessati da queste trasformazioni (come i libri e la lettura, l’intrattenimento, l’informazione e il giornalismo, l’istruzione), approfondendo ulteriormente le loro analisi, nella seconda parte, attraverso un focus su alcuni specifici media (la musica, le televisioni, la radio, il cinema, i videogiochi e i festival). Le dense considerazioni conclusive, in cui si riflette criticamente sulle analisi svolte nel resto del libro, ritornano esplicitamente su alcuni aspetti problematici dell’approccio digitale ai saperi. Il più evidente riguarda l’impressionante vastità delle informazioni disponibili e fruibili da ogni singolo individuo collegato alla rete, ch’è incommensurabilmente maggiore rispetto a quanto si sia mai verificato nell’arco della storia umana. Pertanto,la presenza di un ordine, di un orientamento, di una guida nei rapporti con il sapere appare quanto mai necessaria. Ciò significa, come suggerisce la frase conclusiva del testo, che nonostante le possibilità offerte da questo nuovo paradigma, «la cultura orizzontale […] non può fare a meno della cultura verticale» (p. 182).