Giorgio Israel, matematico italiano, storico della scienza e pubblicista affermato, è scomparso all’età di 70 anni la notte fra il 24 e il 25 settembre a Roma. Una frase di Dante Alighieri inaugurava da tempo la Home Page del suo Blog: «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza». Questo esergo può a ragione considerarsi una sintesi del suo lavoro scientifico e intellettuale, condotto con grande passione e onestà intellettuale. Sincero cercatore della verità e dell’unità del sapere, Israel aveva rivalutato le dimensioni storiche ed umanistiche della ricerca scientifica, andando spesso controcorrente, denunciando superficialità e pressapochismo. Membro di commissioni parlamentari ed autore di numerosi saggi sull’insegnamento delle scienze ed il rapporto fra scienza e società, egli richiamava con intelligenza la Scuola e l’Università alle loro responsabilità intellettuali, pedagogiche e scientifiche. Richiami accorati, sviluppati con intelligenza nei suoi libri. Dalle pagine del suo volume Chi sono i nemici della scienza? (2008), Israel metteva a fuoco ciò che egli chiamava il “disastro educativo”, ovvero l’aver ceduto ad una impostazione pragmatica ed efficientista, rinunciando a formare criticamente le menti dei giovani e dimenticando la prospettiva storica. Non mancava di avvertire anche dai rischi del riduzionismo e del meccanicismo, più insidiosi, e pericolosi, quando si ha a che fare con le scienze della vita, come messo in luce dal saggio La macchina vivente. Contro le visioni meccaniciste dell’uomo (2004).
Giorgio Israel, era stato professore ordinario di Matematiche complementari e Storia della Matematica presso l'Università di Roma La Sapienza, ma era noto anche al grande pubblico a motivo dei suoi articoli di opinione su quotidiani come il Messaggero e il Foglio. Da sempre interessato alle dinamiche educative e formative, ha avuto un ruolo attivo anche nel campo dell’impegno politico e civile. Fu infatti collaboratore di vari altri periodici e quotidiani quali: Il Mattino, Avvenire, Paese Sera, L'Unità, Il Giornale, Libero, L'Osservatore Romano, Tempi. Nato a Roma nel 1945 e laureatosi in Matematica nel 1968 si era dedicato per tutta la sua vita all’attività accademica e di ricerca. Inizialmente si era occupato di geometria algebrica, di questioni di algebra commutativa e di teoria dei campi, e in seguito di matematica applicata alla biologia e all'economia. Era stato anche membro della Academie Internationale d'Historie des Sciences. Israel era considerato tra i maggiori matematici italiani della seconda metà del XX secolo.
Dagli anni Ottanta i suoi interessi vertevano principalmente sulla storia della matematica e della scienza, con particolare riguardo alla matematizzazione delle scienze biologiche e di quelle socioeconomiche, e all'opera del matematico italiano Vito Volterra. Allievo di Ludovico Geymonat, Israel si fece protagonista, per gran parte della sua vita, di una storiografia scientifica di ispirazione marxista e, solo in un secondo tempo, in seguito al riavvicinamento ed alla riscoperta della sua fede ebraica, cominciò ad interessarsi anche alla dimensione spirituale della conoscenza; apprezzando anche i contenuti del cristianesimo. Intellettuale coraggioso e deciso, nel 2008 si schierò in difesa del diritto di papa Benedetto XVI di parlare alla Sapienza, attirandosi numerose critiche. Ricoprì numerosi incarichi accademici e scientifici, fu membro del Comitato Scientifico delle riviste: Revue d'Histoire des Mathématiques (Rivista della Société Mathématique de France), LLULL (Revista de la Sociedad Española de Historia de la Ciencia), Journal Eléctronique d’histoire des probabilités et de la statistique, Sciences et Techniques en Perspective, Alliage; fu inoltre membro del Comitato di redazione del Bollettino di Storia delle Scienze Matematiche, membro della redazione della Rivista di Storia della Scienza (dal 1984 al 1987) e direttore responsabile della Rivista di Storia della Scienza dal 1993 al 1997.
Il 16 maggio 2009 durante il Workshop del centro di ricerca DISF dedicato al tema Questioni interdisciplinari sulla natura e sulla vita Riflessioni intorno all’Anno Internazionale dell’Astronomia e al II° Centenario darwiniano, Giorgio Israel tenne la conferenza pubblica sul tema: Educare alla scienza in un contesto umanistico. In quella occasione consegnò all'ing. Marco Crescenzi il Premio DISF 2009 per l’elaborato interdisciplinare dal titolo Scienze sperimentali e scienza teologica: le strade della luce. La sua produzione bibliografica è stata grande ed estremamente variegata: più di 200 articoli scientifici e 30 volumi, nei quali ha esplorato il ruolo della scienza nella storia della cultura europea e ha condotto una critica dell'idea di razionalità matematica e del meccanicismo; a questi si aggiungono contributi per la carta stampata, i testi divulgativi, le relazioni ai convegni e le tante interviste che l’hanno visto protagonista. Tra le sue opere vogliamo ricordare ancora: La matematica e la realtà. Capire il mondo coi numeri, Roma, Carocci, 2015; La natura degli oggetti matematici alla luce del pensiero di Husserl, Milano-Genova, Marietti, 2011; Pensare in matematica (con A. Millán Gasca), Bologna, Zanichelli, 2012; Incubi postmoderni e tirannia della tecnoscienza, e-book, Amazon-Kindle; Per una medicina umanistica. Apologia di una medicina che curi i malati come persone, Torino, Lindau, 2010; La Kabbalah. Il senso nascosto delle Sacre Scritture, Bologna, Il Mulino, 2005; Il mondo come gioco matematico. John von Neumann, scienziato del Novecento, con A. Millán Gasca, La Nuova Italia Scientifica, 1995. La mano invisibile. L’equilibrio economico nella storia della scienza, Bari, Laterza, 1987.
Nel 2008, nella premessa al volume Chi sono i nemici della scienza? Israel scriveva: «Dovremmo riflettere a fondo su quale tipo di cultura scientifica stiamo diffondendo e sull'immagine della scienza che stiamo trasmettendo; chiederci se tale immagine sia corretta e interessante; avere maggior fiducia nell'intelligenza degli altri e sospettare che talora le idee interessanti sono più attraenti e gratificanti di quelle utili e che la demagogia del divertimento, del gioco e della festa è stucchevole e lascia con un sentimento di vuoto». Ci auguriamo che queste riflessioni rappresentino un'importante eredità anche per la nostra generazione e per quelle future.