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Le origini dell’uomo e l’evoluzione culturale

Fiorenzo Facchini
Città Nuova - Jaca Book, Milano 2006
pp. 239
ISBN:
8816603208

Fra le numerose opere di Fiorenzo Facchini – già professore ordinario di Antropologia e Direttore del Dipartimento di Biologia evoluzionistica dell’Università di Bologna, ora docente emerito – il volume qui presentato costituisce un’opera per certi versi particolare, suggerendoci di proporla ai nostri visitatori nella rubrica “Suo mio scaffale”, abitualmente riservata ad opere divenute in certo modo classiche. Le origini dell’uomo e l’evoluzione culturale riassume infatti, con il carattere di un’opera di prestigio editoriale in formato folio e riccamente illustrata, lo sforzo didattico e scientifico, sempre attento alla riflessione interdisciplinare, che Facchini ha profuso in quasi 50 di attività di studio e di ricerca sulle origini della specie umana e la storia appassionante che ne ha accompagnato i primi sviluppi sul nostro pianeta.

Introdotto da una prefazione di Yves Coppens, il volume si snoda attraverso 49 brevi capitoli che hanno la struttura di agili schede illustrate, il cui contenuto ripercorre il profilo storico dell’evoluzione umana, opportunamente intervallato da approfondimenti che espongono risultati e metodologia delle principali discipline che se ne occupano. Troviamo così capitoli dedicati alla spiegazione di cosa sia la Paleontologia, al contributo della biologia molecolare, ma anche alla comparsa del bipedismo, alla vita e ai luoghi dell’Homo habilis, quindi dell’Homo erectus e infine dell’Homo sapiens e delNehandertal. L’itinerario è certamente quello abituale, ma mai proposto in modo convenzionale. Le soste offerte da Facchini obbligano infatti il lettore a riflettere su cosa sta succedendo e come i risultati cui si perviene chiariscono o meno il quadro che va lentamente delineandosi. Lo mostrano capitoli dedicati a temi quali: L’evoluzione e le teorie sull’evoluzione, Il tempo dell’evoluzione e la sua misura, Il linguaggio, Il filo rosso dell’evoluzione umana, Il simbolismo e le radici dell’arte, Il senso religioso nella preistoria, Adattamento umano e cultura; questi si armonizzano con capitoli di carattere maggiormente tecnico-descrittivo, la cui finalità è spiegare quali sono i personaggi della storia, dalle Platarrine alle Catarrine, da Lucy all’Australopiteco, dall’Ergaster al Sapiens sapiens…

Nei capitoli finali, “Come se…”, e soprattutto “Dibattiti sterili e problemi importanti” che conclude il volume, la sosta di riflessione proposta dall’Autore intercetta i grandi temi del senso dell’evoluzione, della possibilità che questa vada svolgendo una sorta di progetto implicito fin dalla comparsa della vita, nonché l’ineludibile interrogativo su cosa abbia suscitato quella fenomenologia che soltanto l’Homo sapienssarà poi destinato a portare alla sua più chiara espressione, attraverso il linguaggio, l’astrazione, il simbolismo, le tracce di religiosità, la cultura. La storia della scienza, sebbene nel caso dello studio delle origini dell’uomo conti appena un secolo e mezzo, mostra che questi interrogativi sono stati suscitati dalla stessa ricerca scientifica prima ancora che da chiarimenti filosofici estrinseci alla scienza. Li troviamo espressi con naturalezza nelle opere di tutti i più grandi studiosi dell’evoluzione umana, Darwin compreso; come nel caso di Theodosius Dobzhansky, che in epoca già matura della sua carriera scientifica sentirà il bisogno di consegnare nella sua opera The Biology of Ultimate Concern (1967) la sua visione su cosa voglia in realtà dirci l’evoluzione e di come quest’ultima non appaghi, ma piuttosto faccia emergere con ancor maggior interesse e inquietudine intellettuale gli interrogativi radicali sul significato della vita umana e il ruolo che essa occupa nel cosmo.

Fiorenzo Facchini mantiene fede a questa tradizione osservando anch’egli: «Dovrà allora considerarsi l’uomo come prodotto fortuito dell’evoluzione oppure dovrà essere visto come il suo sbocco necessario? A questo proposito il paleontologo francese Jean Pivetau ha osservato: “Se non si può affermare che il suo evento era inevitabile, esso è strettamente legato al movimento evolutivo, al suo andamento, alle sue caratteristiche. Non si può dire che questo movimento sia la causa dell’uomo, ma questi appare proprio come la sua conseguenza naturale”. Tutto si svolge proprio come se l’uomo rappresentasse veramente il punto verso cui converge tutta l’evoluzione cosmica e biologica. Teilhard de Chardin, che riconosce nella cerebralizzazione un parametro indicativo della complessità crescente dei viventi nel corso evolutivo, vede nell’evoluzione umana e nella comparsa dell’uomo la freccia di tutta l’evoluzione. Frutto della causalità o di un disegno superiore?» (p. 229). A queste domande l’Autore risponde fornendo la propria visione del senso dell’evoluzione, mostrandone la compatibilità con la prospettiva biblica trasmessa dalla Rivelazione ebraico-cristiana, che comprende l’essere umano come creatura di Dio, quale Causa prima e finale del mondo e della vita. «La vera alternativa – afferma Facchini – non è tra evoluzione e creazione, ma tra visione di un mondo in evoluzione, rispondente, anche attraverso cause seconde, a un disegno superiore, e visione di un mondo autosufficiente, capace di crearsi e di trasformarsi da sé per eventi puramente causali. Dall’armonia e dall’ordine dell’universo si può risalire a Dio Creatore non in base a dimostrazioni scientifiche, ma a un retto ragionare» (p. 233).

Facciamo nostre, concludendo questa breve presentazione, le parole con cui Coppens chiude la sua prefazione: «Grazie di averci saputo raccontare, così brillantemente, così elegantemente, questa storia fantastica della nostra ascesa dal mondo animale a quello dell’Uomo, potente ma umile e degno attraverso la sua ominizzazione e la sua umanizzazione progressive e successive. Lei ha saputo mostrare che la nostra storia naturale non era affatto riduttiva, essa non faceva che preparare, prima di accompagnarla (poiché non ci ha mai lasciato), la nostra storia culturale e spirituale. Sono sicuro che lei sarà d’accordo nel dire che questa è davvero la storia più bella del mondo» (p. 7).

Giuseppe Tanzella-Nitti