A cosa pensi quando senti pronunciare la parola “libertà”? Come altre parole spesso ripetute e impiegate in contesti diversi, essa assume oggi significati diversi. È la libertà invocata dai popoli che soffrono l’oppressione di un dittatore o che vogliono resistere all’aggressione di un invasore. È la libertà che chiedono chi scrive, chi informa, chi studia o fa ricerca: libertà di stampa, libertà di ricerca, la libertà di chi sceglie cosa studiare e a cosa dedicare i suoi interessi. Libertà di voto e libertà di espressione. Hai sentito certamente parlare del libero mercato e della corrente di pensiero liberale, presente in molti parlamenti del mondo occidentale. La libertà è invocata da politici e da cittadini, da commercianti e da consumatori. La cogli a volte, perché no, come libertà di fare finalmente quello che desideri, e che reclami a chi ha nei tuoi confronti qualche forma di autorità. È la libertà che tu e io abbiamo provato la prima volta che siamo usciti in moto, potendo andare dove desideriamo. Qualcuno parla anche di libertà religiosa, ma forse questa ti suona un po’ distante, sebbene in documenti e costituzioni venga menzionata fra le principali da assicurare a ogni persona umana. In una scena del film Braveheart, William Wallace a cavallo incoraggia i suoi uomini: «Siete venuti a combattere da uomini liberi, e uomini liberi siete: senza libertà cosa farete?».
Rispondere alla domanda cosa sia la libertà ha una storia lunga quanto la storia dell’essere umano. Quando parliamo di “libertà” indichiamo una condizione essenziale della nostra esistenza. Possiamo interrogarci sull’origine e sul senso della nostra vita solo se viviamo da persone libere, e cioè da persone che possono compiere delle scelte, esprimersi, vivere la propria vita sia come singoli che in società senza che qualcuno possa impedircelo se non per un valido motivo. Questo concetto di libertà si esprime con una parola precisa: autodeterminazione. Essa comporta che, in quanto “animali razionali”, siamo anche responsabili delle scelte con cui determiniamo la nostra vita. La nostra libertà – ce ne rendiamo subito conto – non è mai assoluta, ma implica sempre dei “limiti” che in certa misura ne condizionano l’esercizio. Accettare volontariamente questi limiti, come ad esempio quelli posti dalla libertà degli altri, è, a sua volta, un importante esercizio di libertà. Puoi facilmente intuire, perciò, perché un animale o una macchina che si avvale di qualche forma di intelligenza artificiale non possono compiere scelte libere. Ma questo sarebbe un altro discorso…
Puoi immaginare la libertà come il sistema operativo della nostra vita. Riflettevo su questo paragone tempo fa, mentre aspettavo che il computer si accendesse e guardavo il logo del sistema operativo. Nel corso del tempo quel logo è cambiato (non i tempi di attesa). Nel 1994, ad esempio, il logo di una famosa impresa di software veniva accompagnato dalla frase: “Where do you want to go today?”. Dove vuoi andare oggi? La persona libera può progettare il suo futuro. Può avere dei desideri, dei sogni, e può realizzarli. Nel 2006 quel logo cambiava in questo modo: “Your potential, our passion”. Il tuo potenziale è la nostra passione. La libertà ti permette di sprigionare tutte le capacità che hai, ti permette di coltivare le tue passioni, inseguire e realizzare i tuoi sogni, così come ha permesso lo sviluppo della conoscenza e le incredibili scoperte scientifiche e geografiche che hanno portato al progresso dell’intera umanità, mettendo nelle sue mani anche la possibilità di autodistruggersi. Nel 2011, il logo cambiava ancora: “Be what’s next”. Diventa il tuo futuro. Sii oggi ciò che sarai. Vivi per uno scopo.
Tommaso d’Aquino, diceva che ogni uomo che fa qualcosa, la fa per un fine ben preciso: “ogni agente agisce in vista di un fine”, sono le sue parole. Si tratta di una grande verità: l’uomo libero sviluppa la propria esistenza nella storia perché ha un fine. Infatti, senza un fine l’uomo non può essere libero: diventa preda della storia, non protagonista. Nessuna azione è libera se non è mossa da un “perché”. “Be what’s next” è l’invito che tutti noi ci sentiamo rivolgere prima o poi nella vita: cosa vuoi fare da grande? Dove ti vedi fra cinque anni? Con chi trascorrerai il resto della tua vita?
Quando oggi apri un quotidiano, guardi un telegiornale o esci di casa, non senti parlare di altro che di libertà. L’idea che abbiamo oggi di libertà non è scontata e, purtroppo, non è vissuta nello stesso modo in tutte le parti del mondo.
Nell’antica Grecia, un uomo era libero quando non era schiavo, ed era prerogativa solo dell’uomo libero poter partecipare alla vita politica. La libertà era un privilegio che l’uomo riceveva, non qualcosa posseduto per natura, con cui si nasceva. La stessa condizione sociale dell’uomo, anche nel mondo latino, era quella di avere una libertà vincolata a un principio di autorità, di essere cioè sottomesso all’esercizio di un potere superiore, che non di rado godeva di un diritto vita e di morte. Nella mentalità dell’epoca classica la libertà aveva spesso origine con la ribellione. La libertà si sviluppava come una lotta per l’emancipazione, per l’autodeterminazione del proprio destino, idea presente già nella cosmologia greca. La mentalità classica e arcaica, che tanto ha influenzato il nostro immaginario occidentale, fa risalire la nascita dell’ordine cosmico da un atto di ribellione filiale: la libertà viene guadagnata dai figli attraverso la ribellione sanguinosa nei confronti di un padre che non li vuole in vita. L’antagonismo, la lotta con il padre è nella mentalità mitica il modo per spiegare come l’uomo può guadagnare la libertà: appropriandosi con la violenza di uno spazio che è sotto l’autorità di colui che non ti vuole al mondo. L’uomo libero, secondo questa visione, è l’esclusivo padrone di sé.
Una vera novità, sconvolgente per il mondo antico la introdusse il cristianesimo, raccogliendo l’eredità dell’ebraismo. Ogni essere umano è per natura libero come Dio è libero, perché creato da Lui a Sua immagine e somiglianza. L’essere umano è padrone delle proprie azioni e per questo di esse è responsabile. Può operare il bene e il male. Gesù Cristo, perdonando i peccati e morendo davvero per tutti, nessuno escluso, ci ha reso liberi, liberi dal male, dal peccato; anche dall’assurdo, perché ha dato finalmente un senso anche al dolore, alla sofferenza, alla morte. Nel cristianesimo anche gli schiavi sono liberi, quando si sanno liberati da Cristo dal peccato e si riconoscono sempre liberi di amare, anche i nemici, anche quando sono in prigione. Nel cristianesimo, in un certo senso, i liberi diventano schiavi, perché decidono liberamente di essere “schiavi” di Dio, in Cristo. Per uno strano e inedito gioco, la libertà è possibile nella schiavitù e la vera libertà è quella di decidere di amare, sempre e comunque. Sant’Agostino, che scrive all’inizio del V secolo, impiega un’immagine suggestiva. Dice che la libertà cristiana è la libertà del figlio, che si sente libero anche quando abita nella casa del padre, obbedendo a lui, casa dalla quale non ha bisogno di fuggire; diversa, egli dice, dalla libertà dell’evaso, da chi si sente libero solo quanto può scappare, magari tagliando le sbarre e calandosi giù dalla finestra della prigione. Con il cristianesimo la libertà non è solo liberta di autodeterminazione, ma anche libertà di donazione, libertà dell’amore, libertà di legarsi a chi si ama.
Il cristianesimo ha contribuito in modo sostanziale alla formazione dell’idea di libertà che è successivamente confluita in quasi tutte le Carte costituzionali: come caratteristica organica, essenziale, della persona umana in tutte le formazioni sociali ove si svolge la sua vita e si esplica la sua personalità. Con la cultura promossa dal cristianesimo, la libertà cessa di essere un privilegio per divenire un dono che ogni essere umano ha ricevuto da Dio, in quanto creato a immagine e somiglianza del suo Creatore. Un atto “libero” è un atto “responsabile”, un atto di risposta (da respondeo) con il quale posso accettare, accogliere, ma anche rifiutare. L’esercizio della giustizia, nei tribunali penali, civili e amministrativi, deve avere di fronte soggetti liberi, altrimenti non si potrebbe imputare loro un bel nulla.
Continuiamo a riflettere insieme sulle caratteristiche della libertà, ciò che essa suscita in noi. Possiamo facilmente capire perché essere liberi non può vuol dire poter fare sempre e comunque ciò che desideriamo o ciò che ci pare bene per noi: se la nostra libertà fosse senza limiti, la società collasserebbe. La mia libertà di autodeterminazione non può ledere la libertà di autodeterminazione di un altro essere umano. Il diritto di proprietà individuale, ad esempio, non può essere fatto valere sulle proprietà di un altro, e lo Stato ha il preciso compito di assicurare che ogni uomo possa godere appieno della propria libertà di autodeterminarsi. Questo vale per ciascuno di noi così come vale anche per i popoli: anch’essi godono della libertà di autodeterminarsi, e cioè di decidere il proprio sistema di governo e di essere liberi da ogni dominazione esterna. L’essere umano non è tanto più libero quanto più realizza ciò che vuole, ma piuttosto quanto più è in grado di rispondere delle proprie azioni. Il principio di responsabilità non esisterebbe se l’uomo non fosse libero. Non siamo solo liberi da, ma anche e soprattutto liberi per.
C’è ancora qualcosa che voglio offrire alla tua considerazione. Hai notato come per compiere scelte davvero libere è necessario conoscere le cose, conoscere la loro verità? Come potremmo scegliere se entrare o no attraverso una porta se non conoscessimo davvero cosa c’è in quella stanza? Come potremmo decidere di donarci veramente a un’altra persona se avessimo di lei solo una conoscenza superficiale, o peggio ingannevole? La libertà si nutre di verità, come i motori a scoppio di benzina. Senza verità la libertà si ferma, non va più avanti, non sa più cosa fare. Capiamo allora l’importanza della conoscenza e delle conoscenze, mature, profonde, per scegliere, per decidere, per essere liberi da, di e per. Non deve sorprenderci che nella società in cui viviamo altri vorranno scegliere per noi, decidere per noi, portarci dove essi vogliono. Lo faranno per profitto economico o per raccogliere consenso mediatico, sociale o talvolta anche politico. Lo faranno condizionando e condizionandoci. La libertà si difende e si vive nutrendola di verità, di vere conoscenze, anche se acquisirle vuol dire investire tempo, sforzo, energie. Forse uscire dalla comodità, non accontentarsi più del sentito dire, desiderare di andare davvero in profondità senza fermarci alla superficie. La posta in gioco è importante e lo sappiamo bene. Il motto di una fiera di case editrici in una importante città italiana suonava: “Più libri, più liberi”. Non credo avessero torto.