Unità del sapere e della persona fra specializzazione e transdisciplinarità

Giuseppe Tanzella-Nitti
Pierpaolo dalle Masegne, Studenti all'Università di Bologna, Frammento dell'arca di Giovanni da Legnano, 1383, Bologna, Museo civico medievale.
In pillole
  • L’espressione “unità del sapere” fa riferimento alla “unità della persona”. È giustificato pensare che, in ogni epoca, la persona umana desideri tenere insieme, in modo riflessivo e critico, le varie conoscenze di cui essa è soggetto.
  • Benché le materie di studio siano diverse fra loro, esistono grandi idee comuni che le attraversano: alcuni grandi autori ne hanno compreso la portata e le hanno messe in evidenza.
  • L’umanesimo, il razionalismo, lo storicismo, l’idealismo, l’illuminismo o il romanticismo, sono movimenti culturali che hanno proposto una visione unitaria della realtà e della vita. Anche gli ideali sociali e politici, le fedi e le religioni spingono verso forme di unità intellettuale e culturale.
  • La conoscenza umana progredisce attraverso il dialogo e il confronto fra le varie discipline. Esse sono chiamate a una fruttuosa, reciproca contaminazione, che diventa anche sana provocazione, quando ciascuna è disposta a farsi interrogare dalle altre.
  • La persona colta conosce la storia delle idee che attraversano la materia di cui è esperto, le opportunità di promozione umana che essa offre, le grandi domande filosofiche che essa suscita, non ultima la domanda su Dio.
  • L’unificazione del sapere più profonda ha un carattere sapienziale e punta a unificare le conoscenze nel soggetto, non sull’oggetto o sul metodo.
  • Riveste una notevole importanza riconoscere la differenza fra unificazioni di carattere ideologico, a priori, e unificazioni che partono dalla realtà, conosciuta a posteriori.
  • Anche la fede cristiana entra nella logica dell’unità del sapere. Il credente aspira a un’unità armonica fra fede e ragione, fra le conoscenze ricevute dalla Parola di Dio e conoscenze provenienti dalle altre forme di sapere: storia, scienze, filosofia.

“Unità del sapere” potrebbe sembrare espressione legata a epoche passate, qualcosa forse di auspicabile ma non più praticabile. È probabile che vengano alla mente personaggi dalla cultura enciclopedica, vissuti in epoca medievale o rinascimentale; oppure il pensiero vada a forme di sapere generalista, poco profonde, o comunque non più al passo con le specializzazioni dell’epoca contemporanea, soprattutto quelle indotte dal progresso scientifico e tecnologico.

In realtà l’espressione “unità del sapere” fa prima di tutto riferimento alla “unità della persona”. È giustificato pensare che, in ogni epoca, la persona umana desideri tenere insieme, in modo riflessivo e critico, le varie conoscenze di cui essa è soggetto, conoscenze che possono provenire, e di fatto provengono, da campi anche molto diversi fra loro: sapere scientifico, visione politica e sociale, riflessione filosofica ed esistenziale, pensiero etico e morale.

Ognuno di noi, poi, nutre interesse per autori diversi, siano essi scienziati o letterati, musicisti o poeti, senza che ciò sia visto in modo conflittuale. Sono queste varie fonti di sapere e questi interessi, nella vita di una persona, strati indipendenti e giustapposti, che hanno poco a che vedere l’uno con l’altro? O sono, piuttosto, conoscenze chiamate a dialogare fra loro e integrarsi, contribuendo a costituire ciò che tutti chiamiamo una “persona colta”?

A ben vedere, gli studi scolastici della media superiore, in particolare gli studi che si realizzano nei licei, hanno sullo sfondo, in modo implicito, l’idea che possedere una certa unità del sapere sia in fondo una strada percorribile. Si studiano materie diverse fra loro; al tempo stesso, però, sappiamo che esistono grandi idee comuni che le attraversano, epoche storiche che le accomunano, grandi autori che ne hanno esteso la portata, influendo in campi anche assai diversi da quello di partenza. Autori di idee innovative, talvolta anche rivoluzionarie.

L’umanesimo, il razionalismo, lo storicismo, l’idealismo, l’illuminismo o il romanticismo, solo per fare alcuni esempi, sono movimenti culturali che entrano in tutte le pieghe del sapere e le unificano con una certa visione della realtà e della vita. Anche gli ideali sociali e politici, le fedi e le religioni, rappresentano delle grandi spinte verso forme di unità intellettuale e culturale.

Ugualmente, in una formazione universitaria specializzata si parte sempre da una cultura di base, per dirigersi poi a saperi sempre più specifici; i curricula vi accederanno gradualmente, consentendo a ogni studente di porre la parte in rapporto con il tutto. La logica con cui diverse materie formano un medesimo curriculum in una scuola media superiore non è diversa dalla logica con cui diverse Facoltà sono presenti nello stesso Campus universitario.

Il loro “stare insieme” non dipende solo dalla conveniente unificazione della logistica e di alcuni servizi, ma risponde a una convinzione precisa, quella che la conoscenza umana progredisce attraverso il dialogo e il confronto fra le varie discipline. Esse sono chiamate a una fruttuosa, reciproca contaminazione, che diventa anche sana provocazione, quando ciascuna è disposta a farsi interrogare dalle altre. Il proprio oggetto di studio non è mai un ambito isolato dal monte, bensì una parte in relazione con il tutto, un aspetto della stessa realtà che è sotto gli occhi di tutti.

L’ideale “universitario” dovrebbe pertanto riflettere l’ideale di una persona colta. Essere persona colta non vuol dire rinunciare alla propria specializzazione, ma riconoscere e approfondire il significato e il valore che la propria materia ha all’interno del tutto. La persona colta è consapevole dello sviluppo storico della propria specialità di studio e di lavoro, conosce la storia delle idee che la attraversano, le opportunità di promozione umana che essa offre, le grandi domande filosofiche che essa suscita, senza trascurare la domanda sul senso ultimo delle cose, la domanda su Dio. Tutti i maggiori autori che hanno riflettuto sul senso del sapere universitario, W. von Humboldt, J.H. Newman, J. Ortega y Gasset, J. Maritain, K. Jaspers, R. Guardini, A. MacIntyre, hanno condiviso questa visione di cultura e di unità del sapere.

La storia ci ha consegnato vari tentativi filosofici di unificazione della realtà e quindi del sapere. Nel pensiero classico l'unità del sapere era costruita sostanzialmente sull'unità della “natura”, colta come un cosmos ordinato, dal quale tutto proviene e al quale tutto ritorna. I filosofi presocratici miravano all’unificazione sul piano fisico, cercata a partire da uno o più principi elementari, dai quali far derivare la pluralità degli esseri. Successivamente, si cercherà una unificazione di tipo razionale-concettuale, mediante principi matematici e geometrici e, con Platone, mediante un mondo di forme e di idee appartenenti alla sfera divina, con le quali poter costruire tutto ciò che esiste. Anche Aristotele ebbe a mente una certa unificazione del sapere, strutturando le diverse discipline secondo vari gradi di astrazione, con un modello gerarchico, la cui finalità era mantenere l'ordine e la coerenza logica del tutto.

Nel Medioevo cristiano si rilegge il concetto di natura alla luce della nozione di “creato”, recuperando l'impianto gerarchico in chiave teologica: tutto procede da Dio e a Dio tutto ritorna. Ne sono esempi Tommaso d’Aquino, Bonaventura da Bagnoregio, Dante Alighieri.

Il tentativo di unificazione del pensiero moderno, forgiatosi nelle prime forme dell’Enciclopedismo e dell’Illuminismo europeo, assunse diverse forme: in sede razionalista, mediante l'unificazione del metodo, prima con Cartesio e poi con Kant; in sede idealista, affidando allo Spirito (Hegel), alla Ragione (Kant) o alla Storia (Vico, Hegel) il compito di svelare il ruolo delle parti all'interno del tutto.

Il neopositivismo logico, con Carnap, Neurath e Russell, ha cercato, senza successo, di unificare il sapere riducendo tutta la conoscenza a logica formale. Il pensiero ermeneutico del Novecento ha ritenuto che l'unica strada per riunire le scienze fosse quella dell'interpretazione, della decodificazione o anche della decostruzione, risalendo in modo sempre più fondativo alle origini di un asserto, alle intenzioni del soggetto, alle forme di conoscenza di una tradizione.

In realtà, l’unificazione del sapere più profonda ha un carattere sapienziale e punta a unificare le conoscenze nel soggetto, non sull’oggetto o sul metodo. L’unificazione sull’oggetto potrebbe infatti limitarsi a scopi di efficienza pragmatica (discipline diverse studiano lo stesso oggetto per comprenderlo o controllarlo meglio), mentre l’unificazione del metodo (possibile al livello della logica e dei grandi principi filosofici) non darebbe ragione della legittima autonomia del metodo associato a ciascuna disciplina. L’unificazione del sapere sapienziale, invece, punta a formare lo spirito critico del soggetto, la sua capacità di giudizio prudente, la sua visione di insieme della realtà e della vita.

Si desidera conoscere di più ed essere persone colte per agire più responsabilmente, in modo profondo e non superficiale. Ciò che unifica, in fondo, sono le motivazioni, i fini. Un soggetto che si muove verso un ideale, persegue un fine e vuole conoscere la verità, unifica in sé il sapere in modo formidabile. Non è erroneo concludere che la più grande forza di unificazione è l’amore: amore alla sapienza, amore per conoscere la verità delle cose, amore al prossimo che si desidera servire con le proprie competenze.

Riveste una notevole importanza riconoscere la differenza fra unificazioni di carattere ideologico, che forzano la realtà all’interno di una idea a priori, alla luce della quale giudicare la conoscenza e la storia, e unificazioni che partono dalla realtà, a posteriori, lasciando che siano le cose a parlare e non solo le idee. Un dialogo fra i saperi illuminato dal realismo è disposto a riconoscere l’errore, ad accettare la critica e ad allargare la propria razionalità; un confronto svolto da una prospettiva ideologica impone la verità oppure la svuota, relativizzandola, non ascolta le ragioni dell’altro, non riconosce l’esistenza di una natura comune, normativa per tutti. Il realismo impiega l’analogia fra i saperi, l’ideologia li oppone fra loro ricorrendo alla dialettica. Il primo suggerisce uno sguardo umile e meravigliato sulla realtà, la seconda fa tutto rientrare entro una visione ideale, una Weltanschauung.

Il senso religioso e la fede cristiana entrano anch’essi nella logica dell’unità del sapere. Il credente dovrebbe aspirare a un’unità armonica fra fede e ragione, fra le conoscenze ricevute dalla Parola di Dio, accolte nella fede, e le conoscenze provenienti dalle altre forme di sapere: storia, scienze, filosofia. La visione teologica ereditata dal cristianesimo afferma che questo è possibile, perché il Logos creatore, per mezzo del quale e in vista del quale sono state create tutte le cose (cf. Gv 1,1-3; Col 1,15-20), è lo stesso Logos-verità presente in tutte le cose, è la verità che le scienze cercano studiando il reale e la filosofia indaga interrogandosi sulle grandi domande dell’esistenza. Questo Logos i cristiani credono essersi incarnato in Cristo, Verbo inviato dal Padre nel mondo per Amore, confessato come via, verità e vita (cf. Gv 14,6)

Il lavoro scolastico può trarre molteplici spunti da una riflessione sull’unità del sapere e diversi sono i temi che potrebbero animare interessanti gruppi di lavoro. Una pista da non trascurare è quella biografica. A partire dall’epoca moderna, e dunque in un clima culturale già progressivamente specializzato, si potrebbero accostare gli alunni a personaggi i quali, sebbene noti a scuola solo per la loro specifica disciplina, coltivarono nella vita ampi interessi. Si pensi, ad esempio, agli interessi filosofici e religiosi di uomini di scienza del Seicento e del Settecento, come furono Blaise Pascal, Robert Boyle, Nicolò Stenone, Isaac Newton, Gottfried Leibniz. O anche, ormai nell’Ottocento, a figure come Augustin Cauchy, James Clerk Maxwell, Pierre Duhem.

Individuare i loro molteplici interessi culturali e portarli alla luce potrebbe essere impresa non facile, perché spesso tacitati dalla storiografia tradizionale o non sufficientemente sviluppati nei libri di scuola, ove tali autori compaiono quasi esclusivamente associati alle scoperte realizzate o alle leggi formulate. Impegnare gli studenti in una ricerca personale finalizzata a ricostruire interessi, ambienti e competenze interdisciplinari di questi personaggi possiede uno straordinario valore didattico.

La ricerca di personaggi che incarnarono un serio desiderio di unificare le loro conoscenze sapendo cogliere i nessi fra le varie fonti di sapere potrebbe ancora dirigersi verso il passato, riconoscendo la grandiosa sintesi offerta da Dante Alighieri, o la ricchezza di pensiero di Alberto Magno, Nicolò Cusano e Leonardo da Vinci, che furono insieme attenti uomini di scienza e profondi umanisti. O potrebbe anche guardare all’epoca contemporanea, incontrando autori come Pavel Florenskij, matematico, ingegnere, filosofo, mistico e sacerdote ortodosso, martire dello stalinismo alle Isole Solovki.

Gli insegnamenti di filosofia e di religione potrebbero infine mettere in luce il ruolo che, in tale visione di unità del sapere, e nella corrispondente capacità di saperla illustrare, ebbe la fede cristiana di non pochi di questi autori. Basterà dirigere lo sguardo ancora a Dante Alighieri per l’epoca medievale, e ad Antonio Rosmini o John Henry Newman nell’epoca moderna.

Tracce di lavoro: 

Laboratorio interdisciplinare: Con l’aiuto di un esperto esterno, la scuola organizzi una tavola rotonda sull’origine e la missione dell’università. Sarà l’occasione per mettere in luce la trasformazione dell’istituzione universitaria lungo i secoli ma, al tempo stesso, per segnalare ciò che appartiene, e dovrà sempre appartenere, all’università in quanto tale. Saranno trattati i temi dell’università come comunità di studenti e docenti e come luogo di unità del sapere, del rapporto fra università e impresa e fra ricerca di base e ricerca applicata, dei titoli universitari e dell’accesso al mondo del lavoro, lasciando ampio spazio alle domande degli studenti.

Laboratorio interdisciplinare: Capita di incontrare studenti che rifiutano il percorso scolastico perché lo avvertono come “inutile” o lo vivono come mera imposizione. I docenti organizzino un dibattito interdisciplinare al fine di rilevare quelli che gli studenti ritengono essere “pregi e difetti” di ciascuna disciplina, per ascoltarne le istanze e guidarli verso una rinnovata comprensione dell’apporto fondamentale del percorso scolastico nel loro processo formativo e di preparazione alla vita. 

Discutiamone insieme: Il docente suscitati in classe le seguenti domande. Quali sono, secondo voi, le caratteristiche di una persona colta? Cosa suggerisce l’immagine della coltivazione al parlare di “cultura”? Vi è opposizione tra specializzazione e cultura? Oppure possono esserci persone colte e al tempo stesso assai specializzate in una determinata branca del sapere?

Approfondisci e rifletti: Cerca delle definizioni per le espressioni “riduzionismo metodologico” e “riduzionismo ontologico”, mettine in luce la differenza e individua cosa i due diversi tipi di riduzionismo implicano per i rapporti fra scienze naturali e filosofia.

Approfondisci e rifletti: Rintraccia tra i personaggi storici studiati nel corso dell’anno coloro che si sono dedicati ad attività di stampo diverso e che hai incontrato nello studio di materie differenti. Cerca di capire quali sono i punti di contatto tra i loro vari interessi e le motivazioni biografiche o intellettuali che li hanno indotti a dedicarsi a studi di genere diverso.

Per approfondire
Dal Dizionario Interdisciplinare: 
Giuseppe Tanzella-Nitti, Unità del sapere
Giuseppe Tanzella-Nitti, Università
voci tratte da DISF e INTERS
Pagine scelte: 
Il senso della formazione universitaria (1852), di John Henry Newman
Scienza e filosofia come gradi del sapere (1932), di Jacques Maritain
Le due culture (1959), di Charles Snow
Il gusto del sapere (1980), di Emanuele Samek Lodovici
La Carta della Transdisciplinarità (6 novembre 1994), di Basarab Nicolescu
Educazione e pensiero complesso (2014), di Edgar Morin
Opere influenti: 
John Henry Newman, Scritti sull’Università - L’idea di università (1852), a cura di Giuseppe Tanzella-Nitti
Alasdair Macintyre, Enciclopedia, Genealogia e Tradizione. Tre versioni rivali di ricerca morale (1990), a cura di Antonio Petagine
Altri documenti: