In ricordo di John C. Polkinghorne (1930-2021)

9 marzo 2021

Lo scorso 9 marzo ci ha lasciato John Polkinghorne, una delle personalità più attive, conosciute e amate, nel campo degli studi su Science and Religion. Proprio per questi studi, egli ottenne nel 2002 il Templeton Prize. Era nato a Weston-super-Mare, nel Regno Unito, il 16 ottobre 1930. Polkinghorne era un uomo di scienza. Fino all’età di 50 anni aveva lavorato nel campo delle particelle elementari come fisico teorico. Ottenne il dottorato nel 1955, sotto la guida del Nobel per la fisica Abdus Salam, collaborando con quello che era stato il gruppo creato da Paul Dirac. Una borsa post-doc presso il California Institute of Technology a Pasadena, gli consentì di lavorare per un certo tempo con un altro grande nome della fisica del Novecento, Murray Gell-Mann. Negli oltre 25 anni in cui si occupò di fisica delle particelle, Polkinghorne collaborò alla scoperta del quark svolgendo ricerche sulle proprietà analitiche degli integrali di Feynman e sui fondamenti della teoria della matrice-S, che darà più tardi luogo alla contemporanea teorie delle stringhe. Oltre a Cambridge, furono luoghi della sua attività scientifica Princeton, Berkeley, Stanford e il CERN a Ginevra.

Nel 1982 accade qualcosa di nuovo. John Polkinghorne decide di lasciare la sua attività di ricerca nella fisica delle particelle per ordinarsi sacerdote anglicano. A partire da quella data, egli si dedica al lavoro pastorale nella Chiesa anglicana, principalmente in ambiente universitario, presso il Trinity College e poi presso il Queen’s College, a Cambridge (UK), divenendo Presidente di quest’ultimo fino al 1996. Sono questi gli anni in cui approfondisce con entusiasmo e competenza i rapporti fra pensiero scientifico e fede cristiana, giungendo a pubblicare oltre 30 titoli, molti dei quali tradotti anche in altre lingue. Basterà ricordarne qualcuno. Il primo di essi One World (1987), tradotto in italiano da Mondadori con il titolo Scienza e fede, segna la convinzione di base del pensiero: viviamo in un solo mondo, il mondo oggetto delle scienze è anche lo stesso mondo che i credenti sanno creato da Dio, e questo spinge le nostre intelligenze a cercare una visione organica e unitaria della realtà. Ad esso seguiranno molteplici altri volumi, fra cui: Scienza e creazione (1988); Reason and Reality (1991); The Way the World is: the Cristian Perspective of a Scientist (1992); Scienza e Provvidenza: l’interazione di Dio con il mondo (1993); Quark, Chaos e Cristianesimo (1997); Credere in Dio nell'età della scienza (2000); The God of Hope and the End of the World (2002); Science and Religion in the Quest of Truth (2011). Due volumi hanno un particolare valore autobiografico, The Faith of a Physicist. Reflections of a bottom-up thinker (1994) e From Physicist to Priest (2007). Polkinghorne prese parte alla “Society of Ordained Scientists”, fondata nel 1986 da Arthur Peacocke, della quale facevano parte altri scienziati-sacerdoti di confessioni protestante, fra cui Robert J. Russell, fondatore a Berkeley del Center for Theology and The Natural Sciences.

La biografia di Polkinghorne ha qualcosa di unico. La serietà con cui si dedicò ai lavori interdisciplinari su scienza e teologia fu la medesima che aveva accompagnato la sua attività come ricercatore nel campo della fisica delle particelle. La sua ricerca, in un certo senso, non era stata interrotta, ma continuava adesso in un campo nuovo, altrettanto, se non ancor più ampio e profondo. Persona gioviale, ironica, disponibile, conversare con lui fu sempre un grande piacere, per tutti.

Conobbi personalmente John nel 1999, quando mi recai a trovarlo nella sua casa a Cambridge, per invitarlo a partecipare alla redazione del Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede, la cui progettazione avevo iniziato da pochi mesi con Alberto Strumia. Ascoltava con attenzione le linee guida del progetto e accettò di collaborarvi con due voci, Riduzionismo e Meccanica Quantistica. Tornammo a rivederci in diverse occasioni. Particolarmente significativo fu il Convegno Believing in God on the Paths of Science, che potei progettare nel 2004 insieme all’Associazione Oriente-Occidente ad Ancona nel 2004 ed al quale, oltre Polkinghorne, presero parte John Barrow, Bill Shea, George Coyne ed altri importanti studiosi. Nel nostro ultimo incontro, avvenuto a Cambridge nel 2011, in occasione di un Convegno al Faraday Institute, gli chiesi una dedica da apporre sul suo ultimo libro Theology in the Context of Science. Polkinghorne vi scrisse un semplice riferimento biblico del Nuovo Testamento, 1Ts 5:21, dicendomi che tutto quello che aveva da dirmi o da consigliarmi, nei miei studi su scienza e fede, era scritto lì. Aperto il Nuovo Testamento possiamo in effetti leggervi l’esortazione paolina: “Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”. Questa dedica sintetica conteneva l’idea di saper discernere fra i molti pensieri e contributi che vengono proposti in questo ambito della ricerca, ponderandoli bene, conservando ciò che davvero coopera al progresso della conoscenze, ciò che avvicina alla verità. Proprio a questo, a dirigerci verso una più armonica conoscenza della verità, John ci ha aiutato, con le sue opere e con il suo esempio di vita.

Giuseppe Tanzella-Nitti

 

© 2021 Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede

 

Rileggiamo un’intervista rilasciata da John Polkinghorne nel 2004

 

Interviste a John Polkinghorne offerte dal sito Counterbalance.org

   

 

Ancona, 2 dicembre 2004. John Polkinghorne è il terzo da sinistra, in piedi. In sequenza, prima di lui, Flavio Keller, Giuseppe Tanzella-Nitti; dopo di lui: Tullio Manzoni, George Coyne, Fiorenzo Facchini. Seduti: Juan José Sanguineti e William Shea.